Maura O’Connell aveva lasciato dietro di sé, in Irlanda, la sua fama originaria per trasferirsi a Nashville dividendo così il suo cuore in due. Sin qui niente di nuovo, soprattutto per una irlandese, direte voi. Dopo aver ottenuto tutto quel che era possibile ottenere grazie alla sua voce, Maura, in una sorta di remake contemporaneo di ‘Un uomo tranquillo’ al femminile, riporta a casa le sue emozioni per ritrovare nuovi stimoli nella terra amata. Con lei riporta un pezzo di America, il genio del dobro Jerry Douglas, musicista e produttore del precedente Stories.
Cosa ha spinto la magnifica voce d’Irlanda a tornare a casa per cantare vecchie e nuove canzoni della sua terra? La risposta viene dalla sua stessa storia, dalle sue stesse radici cultural-musicali, dell’orgoglioso ma nostalgico carattere Irish. Cresciuta a County Clare, una piccola cittadina irlandese, appena arrivata agli apici della fama per una folk-singer, Maura si è trasferita a Nashville, città musicale per eccellenza, per prestare la sua voce a progetti sempre più ibridi ed ambiziosi. La storia musicale di questa splendida ‘voce’ si può riassumere così. Ma, come dice il fondatore della sua nuova label Joe Boyd: “Maura non è una cantante country e non è una folksinger celtica. Essa è, semplicemente, una delle più espressive, intelligenti e ricche di talento cantanti che io abbia mai ascoltato”.
Ironia della sorte la carriera musicale della O’Connell iniziata proprio come vocalist per i DeDannan nei primi anni ’80, la vede ritornare a casa per realizzare un progetto insieme con i vecchi compagni d’avventura. Molly, sì proprio quella di My Irish Molly dal celebre album Star Spangled Molly, torna a Dublino. In compagnia di Jerry Douglas, ritrova Arty McGlynn e Gerry O’Beirne, chitarre, Dave Francis, basso, Ciaran Tourish, violino, Donald Lunny, bouzouki, Liam Bradley, batteria, John Mac Sherry, uillean pipes e whistles, la voce di Aine Derrane, con i quali aveva già collaborato grazie alle antologie di voci femminili Irish dal titolo A Woman’s Heart.
Wandering Home, quale titolo più significativo per una collection di vecchie e nuove canzoni dal profumo d’Irlanda. “Ho imparato a conoscere ed amare la musica irlandese tradizionale sin da piccola ‘per osmosi’, fa parte del mio patrimonio culturale”. Maura, crescendo, ha imparato ad apprezzare altri generi: “le mie influenze musicali sono state The Band, Little Feat, Bonnie Raitt e Van Morrison”.
Entrata a far parte di quel gruppo di musicisti che faceva capo a Jerry Douglas, Mark O’Connor, Bela Fleck, Edgar Meyer, Russ Barenberg, che stavano forgiando e cesellando quello stile di fusione tra country, jazz e tradizione, che sarebbe divenuto famoso come ‘nuova musica acustica’, ne sarebbe divenuta spesso la voce. Questi stessi musicisti, una sorta di comunità strumentale, avranno un ruolo fondamentale, non meno delle canzoni, per la sua evoluzione musicale futura. Maura, negli ultimi dieci anni, ha registrato con loro Just In Time (Polygram-lrlanda Philo 1988), e tre album per la Warner, che rileverà immediatamente il suo contratto: Helpless Heart (’89), A Real Life Story (’91) e Blues Is The Color Of Hope (’92).
La reputazione della ‘singer’s singer’ è cresciuta a dismisura ma diventa un personaggio difficile da gestire ed ancor più difficile da promuovere. Separatasi consensualmente dalla Warner, contribuisce in modo significativo ai due albums A Woman’s Heart ed ai fortunati tours che ne sono seguiti. L’atteso seguito di Stories, acquistato e pubblicato dalla stessa Hannibal, viene prodotto ancora una volta da Jerry Douglas con il contributo dei musicisti irlandesi citati anziché dagli americani. Ma, differenza sostanziale in Wandering Home, è che troviamo uno spirito ed una voce tornati finalmente a casa, alla sua naturale dimensione di Irish-folk.
Una splendida voce, all’apice della maturità e al meglio delle proprie possibilità espressive, è duttile strumento al servizio del passato e del presente della Irish-music. “lo ho un mandato, quello di riportare onore all’arte del canto…” e questa volta lo adempie interpretando solo ‘stories’ della sua terra. Un repertorio eterogeneo ed infinito, come la poesia, la letteratura e la musica del suo paese natale. Parte da West Coast Of Clare, la nostalgica song di Andy Irvine, per riagganciarsi alla musica popolare irlandese, con una impressionante sequenza di traditionals riarrangiati con i suoi musicisti: I Hear You Calling Me, grandi performances di Maura tra lo splendore di bouzouki, dobro e chitarre, Down The Moor, Teddy O’Neal e Irish Blues. Rivisita un Richard Thompson d’annata, Down Where The Drunkard Roll, con ancora lo splendore dello string-sound di bouzouki, dobro, chitarra e lap-steel, a sostegno della maestosa voce della protagonista. Belle sono anche le parti corali e l’intervento delle uillean pipes.
Un’altra lunga serie di brani tradizionali, interrotta da un bel brano originale scritto per lei da Gerry O’Beirne, The Shades Of Gloria, con Paul Brady al tin whistle e Jerry Douglas alla lap-steel, chiudono l’album. La sua voce affronta, solitaria, A Stor Mo Chroi, la classica Down The Salley Garden, Dun Do Shail, ancora in gaelico, e The Singer’s House, con il solo violino di Ciaran Tourish in sottofondo a Maura che recita il poema di Seamus Heaney in chiusura. Per quanto possa essere semplificativo esaltare la sua dimensione di ‘interprete’, il concetto, autoattribuitosi, “di cantante, interprete di canzoni”, parlando di lei e di Wandering Home, non può che essere sottolineato ancora una volta.
La O’Connell unisce al dono di natura di tanta bella e pura voce classe, talento, la sensibilità espressiva e non comuni capacità di ‘impersonare’, quasi fosse un attrice, i brani che interpreta. Grazie a Wandering Home ha appagato pienamente uno dei suoi due cuori, quello irlandese.
Hannibal 1410 (Bluegrass Progressivo, Singer Songwriter, Folk, 1997)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 23, 1997
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