La Round Tower da tempo mostra sensibile attenzione verso nuovi nomi e nuove forme cantautorali. La presentazione di Suzanne Chawner va quindi accolta con interesse per la fiducia da accordare alla label in questione. Va detto subito che tale credito, ancora una volta, è stato speso bene: l’esordiente cantautrice si rivela una piacevole scoperta ed andrà seguita con attenzione. L’avvertenza iniziale è di non farsi influenzare troppo dalla voce della Chawner che richiama il timbro di Suzanne Vega. L’accostamento, naturale ed immediato, rischierebbe di compromettere la corretta comprensione del lavoro in esame, a discapito dell’onestà compositiva della nostra. On Primrose Hill è opera di grande sensibilità ed equilibrio. Solo dopo diversi ascolti si riesce a penetrare nel delizioso affresco posto in essere dalla cantautrice.
I brani, tutti a firma della Chawner, si susseguono intensi, senza rivelare, di primo acchito particolari differenze tra loro. Solo con pazienza è possibile afferrare appieno la delicatezza e la piena individualità di Let Him Go, John Delaney e Mean Mandolin, i brani che più di tutti hanno toccato le corde sentimentali di chi scrive. L’atmosfera dominante è quella, sospesa e sognante, e per questo malinconica, di chi si trova turbato dalle inquietudini della vita e sceglie, quasi per difesa, di ripiegarsi su se stesso, abbandonato alla riflessione paesaggistica.
Eccellente è il lavoro degli archi e particolarmente riuscito è il lavoro di Chris Haigh al violino e di Julia Palmer al cello. Su questo raffinato tappeto sonoro domina Suzanne Chawner che, accanto ad una notevole padronanza vocale, offre un assaggio di cosa voglia dire accarezzare le corde di una chitarra.
On Primrose Hill, consigliato a chi intenda disintossicarsi dalle miserie giornaliere.
Round Tower Music RTM CD 67 (Folk, 1994)
Luca Marconi, fonte Out Of Time n. 7, 1994
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