Recensire i dischi della Wild Bunch Records (la nostra etichetta autogestita) è per me motivo d’orgoglio. Da buoni seguaci della west-coast abbiamo scelto due musicisti, John Cipollina & Friends e Chris Darrow che sono particolarmente significativi. Se da una parte dicevo ci tengo a recensire Chris Darrow dall’altra mi rendo perfettamente conto che è un compito arduo anche perché si potrebbe non essere imparziali, mentre invece cercherò di essere il più obiettivo possibile! Dopo questa doverosa premessa entriamo subito nella autostrada della California del Sud!
A Southern California Drive ecco il titolo dell’album, è un chiaro e giusto omaggio alla terra che ha dato i natali a Darrow. California è sinonimo di una nuova e precisa era musicale. Southern California Drive è il concetto base che Darrow vuole rendere dell’epopea californiana. Questo nuovo album di Darrow esce proprio a cavallo degli anni 70/80 ma è anche un richiamo, un ritorno ed un doveroso omaggio agli inizi, agli albori della musica rock.
La terra della California è stata teatro nei primi anni ‘60 di un nuovo fenomeno e fermento musicale. Nei primi sixties, la California ha rappresentato il surf, i Beach Boys, le sue spiagge, le corse in macchina, i suoi colori, il sole, il divertimento (sun & fun) e poi via via gli hippies, l’acid-rock, la scena underground, la contestazione giovanile.
La California è divenuta punto catalizzatore dell’intero panorama americano e Chris Darrow ha vissuto in prima persona questi momenti. Trascorsi più che brillantemente gli anni ‘60 e gli anni ‘70, ora Darrow si è destato in un nuovo decennio in cui siamo sicuri ci darà ancora delle pregevoli opere musicali. Chris Darrow spero lo ricorderete nei passi più importanti e significativi della sua carriera.
Dopo aver fatto parte di mitici gruppi californiani quali la Nitty Gritty Dirt Band ed i Kaleidoscope si è dedicato alla sua carriera solistica arrivando con Southern California Drive al suo quinto LP solo (cinque dischi nell’arco di dieci anni!). Lo si capisce subito che Darrow non ha alcuna fretta ed i suoi dischi sono molto ragionati.
Tradito come molti altri artisti dalle grosse labels americane (i suoi primi tre LP per la Fantasy e per la United Artists hanno venduto poco ma sono stati anche poco pubblicizzati) ora Darrow si affida solamente a piccole etichette amatoriali.
Lo noterete subito dai dischi che lo hanno visto produttore per la Briar Records, la Cur-non o la Pacific Arts di Michael Nesmith con cui ha anche inciso con la formazione dei Rank Strangers. È stato possibile realizzare questo A Southern California Drive grazie agli ideatori e finanziatori del progetto, Paolo Carù e Fabio Nosotti due collaboratori del selvaggissimo Mucchio che hanno fatto firmare un contratto al grande Chris Darrow.
Una autostrada che scorre lineare, una macchina che la percorre veloce, ecco la perfetta immagine di A Southern California Drive, la song che apre il nuovo album di Chris Darrow. Il disco giunge non molto tempo dopo l’ottimo Fretless, ma rispetto a quell’album il suono si è fatto più elettrico, le atmosfere meno sognanti ma più reali ed attuali.
Questo cambiamento nelle direttive sonore del leader sta a testimoniare la crisi di certa musica pseudo-melodica stile Asylum, che ha portato via via all’annientamento del mito del classico suono sud californiano.
Darrow ha da tempo capito il momento ed il suo mutamento di suono è dovuto ad un avvicinamento sempre maggiore alle nuove linfe rock, che da tempo albergano a Los Angeles; infatti il nostro ha fatto parecchie sessions, con musicisti new-wave e non, recependo molto del nuovo suono.
E difatti A Southern California Drive risente in modo macroscopico di questo cambiamento: dalla title track a Small Plane In A Big Sky, da Don’t You Lie To Me a Stateline il suono di Darrow si è fatto più duro e reale, con la voce espressiva in grande evidenza e con graffianti assoli di lead guitar.
A Southern California Drive è un riuscito compendio di emozioni e musica, è uno stato di fatto di quello che può dare l’attuale California scene, e l’intelligente musicalità del leader riesce a trasmettere sempre un discorso decisamente lucido.
Darrow ha giustamente affidato la produzione a degli amatori, anche se dal punto di vista economico il fatto non è certamente conveniente, ma così può con sicurezza affrontare il suo pubblico, ben tranquillo del fatto di aver lavorato seriamente, senza compromessi musicali e senza che alcuno gli muti gli arrangiamenti.
Il caso del recente album di Steve Gillette A Little Warmth rovinato in parte dagli esosi arrangiamenti del produttore Graham Nash, sta un po’ a testimoniare una tipica situazione attuale americana: se non sei una star, se non vendi, rischi di vedere il tuo prodotto completamente mutato da una produzione prepotente ed invadente. Ho citato proprio Steve Gillette perché è un amico di Chris Darrow ed inoltre va precisato che Darrow ha suonato nel disco di Gillette ma nelle note di copertina non viene menzionato il suo nome.
Ad una approfondita analisi dei brani che compongono questo A Southern California Drive vi accorgerete che ogni song è particolarmente orecchiabile, godibile, molto musicale, scorre via facilmente ed ogni brano è veramente degno di essere menzionato.
Cominciando dalla più volte citata Southern California Drive che dà il titolo all’album e che è una autentica gemma si prosegue con Small Plane In A Big Sky un brano ritmato sulla falsariga del precedente anche se più rockeggiante. Power Of Love è una ballata di soft-rock piuttosto riflessiva, d’atmosfera con le voci di Chris ed Elizabeth Darrow che duettano in modo piacevolissimo.
In My Baby’s Eyes ricordiamo subito la presenza di Max Buda (ex Kaleidoscope) scatenato con un particolare tono del sintetizzatore-arp tanto da farlo sembrare un organo. I Saw You vede Darrow accompagnato da una autentica band: Templeton Parcely al violino non è altro che quel mattacchione di Max Buda che quando suona il violino si fa chiamare per l’appunto Templeton Parcely.
Jerry Waller al piano elettrico, Ed Black alla chitarra solista e Loren Newkirk all’arp completano la formazione. Scritta da Elizabeth Darrow con David Jones I Saw You chiude la facciata. La seconda parte presenta Chris Darrow alla slide guitar in una sua composizione Paradise For A Fool un brano piuttosto bluesistico. Don’t You Lie To Me invece ricorda Small Plane In A Big Sky o comunque le composizioni del Darrow più rockeggiante.
Analizzando i vari brani che compaiono su questo LP non posso fare a meno di ricordare che in ogni momento Chris Darrow riesce a penetrarvi ed a trasmettervi delle non comuni emozioni sonore, in special modo con la sua voce molto calda, emotiva ed elettrizzante.
Fly Away è il brano più melodico e rilassato di quest’opera con la pedal steel guitar di Ed Black in primo piano e Loren Newkirk che ha aggiunto delle orchestrazioni giustamente adatte al tono di questa song. Robb Strandlund autore di Fly Away risente di certe atmosfere tipiche dei Flying Burrito Brothers.
Stateline ha un sound piuttosto marcato, con una graffiante lead guitar di Chris Darrow in una composizione di Earl Shackelford. We Two composta da Chuck Berry giustifica la dedica all’autore: è la canzone più inusuale dell’album, partendo dal presupposto che si tratta di un rock & roll che viene qui rivisitato piacevolmente in stile western-swing.
Southern California Drive, Power Of Love, My Baby’s Eyes e Stateline a parer mio sono gli episodi migliori. La copertina centrale è stata disegnata per sua volontà dallo stesso Darrow, mentre la busta interna ricorda volutamente quella di Terry & The Pirates ed ancora una volta il nostro grafico Valerio Marini si è superato proponendo una copertina scritta completamente a mano e dalle esaurienti note.
L’album contiene i testi che completano una lussuosa ma laboriosa confezione. Molto probabilmente verrà messo in circolazione anche un 45 giri a carattere promozionale contenente il brano A Southern California Drive. Complimenti Mr. Darrow, un gran bel disco!!! Voglio puntualizzare che questa recensione, come la precedente di Terry & The Pirates è stata fatta con una cassetta e non con l’album in versione definitiva.
Ma se la qualità d’incisione di Terry & The Pirates si è poi rivelata non perfetta fin d’ora vi posso assicurare e garantire che quest’album di Chris Darrow esce con una superba incisione e pulizia di suono. La Wild Bunch Records, la neonata e terribile etichetta italiana che si dedica al rock ed ai suoi più oscuri validi protagonisti ha molte sorprese in serbo per il futuro, anche se per scaramanzia non ci vogliamo sbilanciare.
Wild Bunch 5060 (Country Rock, 1979)
Aldo Pedron, fonte Mucchio Selvaggio n. 28, 1980