Alcide Ronzani alle chitarre, Franki Paul Rubbo alla voce, Andrea Bottene al basso, Gigi Terzo alle tastiere e Germano Cecchetto alla batteria, quindi un gruppo italiano che con il nome di Blue Wind si esprime su coordinate blues rispettabilissime. Devo ammettere che non avevo mai sentito i Blue Wind dal vivo e quindi questo loro Berlin Wall è stata una sorpresa più che gradita.
In un momento in cui il blues in Italia vive una realtà delicata, strana e ‘doppia’, proprio nel senso psicanalitico del termine, i Blue Wind dimostrano come malgrado il disinteresse di manager piccoli e grandi e di gestori di club, il blues italiano sia una realtà.
Purtroppo una realtà ‘doppia’ perché da un lato ci troviamo di fronte ad un numero sempre maggiore di band che incidono album e dall’altro alla difficoltà sempre maggiore che queste band riescano a portare in giro il loro spettacolo.
Ma torniamo alla musica; le note di copertina scritte da Guido Toffoletti parlano chiaro, i Blue Wind sono musicisti che si muovono sulle coordinate classiche del blues e citano Muddy Waters, Freddie King, B.B.King, Sonny Boy Williamson per arrivare a Chuck Berry e Rufus Thomas.
Alcide Ronzani è un chitarrista dotato soprattutto di quel potere nel comunicare sensazioni, brividi e chiaramente si rifà o si esprime ad una scuola anni sessanta. Tranne Talking To Myself e My Kind Of Woman, tutti i brani sono dei classici e come giustamente sottolinea Toffoletti I Can’t Be Satisfied e Confessing The Blues sono i brani migliori di un album estremamente compatto, senza attimi di rilassamento.
Che i Blue Wind abbiano le carte in regola per imporsi come una delle più interessanti band italiane di blues non ci sono assolutamente dubbi, il problema è come stimolare un audience che sembra allontanarsi sempre più da questa stupenda espressione musicale.
White’s 1475016 (Blues, 1989)
Giuseppe Barbieri, fonte Chitarre n. 51, 1990