Di nuovo ristampato l’album di questo violinista a cura della Sierra/Briar Records di John M. Delgatto. L’etichetta, oltre ad operare nel campo del bluegrass più o meno progressivo (Scotty Stoneman, Kentucky Colonels, Bluegrass Cardinals) e del primo country rock (Nashville West) californiani, ha intrapreso cinque anni orsono con discreto successo una ricerca sistematica di anziani musicisti tradizionali o pseudo-tradizionali provenienti da altri Stati e per diverse ragioni confluiti nell’area della West Coast.
Nato nel 1906 in Virginia, Leslie C. Keith ha alle spalle un’intensa attività, sia come fiddler in numerosi gruppi, sia in apparizioni nelle più importanti stazioni radio sudiste, culminata nella esperienza con la band degli Stanley Brothers allorché incise tra il 1947-52 le storiche matrici a Johnson City in Tennessee per la pionieristica label indipendente Rich-R-Tone di James H. Stanton (riedite nell’imperdibile LP Their Original Recordings, Melodeon MPL-7322). Da ricordare ancora le incisioni del 26 marzo 1950 con i Blue Sky Boys negli studi della RCA a Nashville (otto brani).
Dopo lunghi anni trascorsi in California risiede attualmente a Tucson nell’Arizona. L’album, il suo primo tardivo lavoro da solista, contiene tutte le varie esperienze, dal pre-bluegrass (le sue origini virginiane), al bluegrass (i gruppi suddetti), al western-swing (il periodo californiano) e, va detto con decisione, non è niente di eccezionale. Se si escludono Peacock Rag di Arthur Smith (il violinista preso a modello) ed un’illuminata interpretazione di Wild Cat Blues, il resto dell’opera mostra un musicista che per emergere dalla mediocrità ha un costante bisogno di richiamare i suoi anni migliori, le sue passate virtù, facendosi incastrare sovente da inutili modernismi.
Bound To Ride, per esempio, all’eccellente arcaico clawhammer banjo di John Hickman (Sundance), unisce contemporaneamente il contrabbasso di Roger Bush (Country Gazette) ed il basso elettrico di Bill Ronstadt. In questo contesto, a chi o a che cosa possono giovare tali obbrobri stilistici? La tecnica strumentale di Keith è lineare, piatta, monocorde, con superflue concessioni al fiddle suonato come un mandolino (Clinch Mountain Blues), al pizzicato (Stormy Water, il pessimo arrangiamento di Bonaparte’s Retreat, che addirittura sembra Train 45) e un’affettata inflessione californiana nelle parti vocali. Bisogna rilevare infine che il brano Black Mountain Blues (o Rag) è una sua composizione (lo si può leggere, infatti, ogni dieci righe nelle note di copertina!)
Briar SBR-4201 (Old Time Music, 1980)
Pierangelo Valenti, fonte Mucchio Selvaggio n. 33, 1980
Ascolta l’album ora