Di segreti ben custoditi è pieno il panorama musicale americano e talvolta ci si imbatte quasi casualmente in musicisti la cui importanza fa chiedere a noi stessi come sia possibile che la loro arte debba essere apprezzata da pochi intimi e non possa essere condivisa con un più ampio numero di persone. Così capitò a me con Tim Grimm e un suo disco del 2004 intitolato Names. Da quel momento ogni suo lavoro è ritrovare un personaggio la cui coerenza, onestà intellettuale e genuinità, al di là della completa riuscita dell’album, lo rende sempre interessante.
Tim Grimm è, come dice esplicativamente il titolo di questo suo disco, il cantore dell’America rurale, di quella realtà agrodolce che sa essere al tempo stesso bucolica e spietata, di quei legami indissolubili con la propria terra, di quei personaggi che nel corso dei decenni l’hanno vissuta intensamente. Del suo Indiana, cuore del Midwest, Tim Grimm è storyteller intenso e vero, connesso profondamente con una realtà che ci ha regalato nomi come Carrie Newcomer, Krista Detor, Tom Roznowski e altri.
Farm Songs è scarno ma ricco di emozioni, registrato in due giorni con l’aiuto dello straordinario Jason Wilber chitarre, mandolino, banjo e piano, nome legato a John Prine, un riferimento per lo stesso Tim, e Jan Lucas, moglie dello stesso Grimm. Quattordici canzoni per un’ora circa di musica che non tedia ma affascina nella sua semplicità.
Voce calda, picking chitarristico sicuro, melodie che scorrono con naturalezza, dall’iniziale 80 Acres, ode alla terra in cui Tim Grimm abita e ai suoi precedenti proprietari tornando indietro nel tempo fino all’800. Di grande impatto sono poi Pray For Rain e The People’s Highway, unite in medley a completare un’efficace descrizione della dura vita del farmer ispirandosi al periodo della Grande Depressione. Altri momenti da ricordare sono poi Too Hard Drivin’, The Back Fields, Amber Waves, Autumn Garden, Down The Road, Better Days e So It Goes, titoli sintomatici delle intenzioni di un singer-songwriter la cui poetica cruda ed efficace risulta una pregevole chiave di lettura dell’America di provincia.
Vault 009 (Singer Songwriter, Folk, 2009)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2010
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