A dispetto di una età discografica ancora giovane (sette dischi a partire dalla seconda metà degli anni ’90), Ronny Elliott è in giro da oltre trent’anni e ha fatto parte di una mezza dozzina di formazioni, con alcune delle quali si è trovato, ad esempio, ad aprire per Hendrix o a fare la backing band di Chuck Berry. Da quando si è messo in proprio, alla guida dei Nationals, Elliott ha messo a frutto quanto imparato lungo la strada, realizzando una serie di album che hanno riscosso il plauso della critica, sia americana che inglese. Tutti album di pura ed eccellente Americana, tra Cash e Elvis, autori ai quali Elliott guarda con trasparente sincerità, sia musicalmente, sia per le liriche.
Scrittore dotato di una divertente vena polemica, Ronny Elliott non ha risparmiato sin qui eleganti prese in giro del sistema americano, del music biz, ed anche dei suoi eroi preferiti (Elvis Presley Didn’t Like Tampa, proprio su Hep), alternando ad esse istantanee e riflessioni di viaggio, messe in musica scegliendo tra ariose ballate country rock, folk song gotiche e drammatiche, rock and roll nervosi.
Non fa eccezione Hep, bella raccolta di road song, animate dalle gesta di personaggi di umana grandezza, e di riflessioni a cuore aperto sul rock and roll e sulla vita. Sono canzoni semplici, come semplice è il country, che vivono della sincerità di Elliott, come autore e come interprete, e di suoni netti e precisi. Una bella voce profonda, capace di roccare e di rollare, una manciata di strumenti a corda (perlopiù nelle mani di Steve Connelly) puntuali ed essenziali, una pedal steel usata con parsimonia e una solida sezione ritmica: tutto senza trucchi, come se fossero ancora gli anni ’70.
Blue Heart 13 (Alternative Country, Country Rock, Folk, Rock & Roll, 1993)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 96, 2003
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