Texano di nascita, Michael Hardie ha viaggiato intensamente nel corso della sua vita, legando la propria ispirazione a svariati luoghi come Berlino (praticamente la sua seconda casa), Austin, Nashville, Los Angeles, Porto Alegre in Brasile e New York City, in un continuo cercare nuovi stimoli e illuminazioni.
Grande appassionato di blues (giovanissimo aprì i concerti di Lightning Hopkins a Houston, Texas), di rhythm & blues e di suoni legati al folk e alla canzone d’autore, Michael Hardie ha inciso relativamente poco in una carriera comunque pregna di esperienze e Real rappresenta il suo quinto sforzo solista.
Inciso a San Antonio dove attualmente risiede, Real è prodotto con estrema bravura dall’esperto Joe Trevino e vede la partecipazione di molti nomi legati a filo doppio alla scena texana roots, da Milton Hopkins (cugino di Lightning e per un certo periodo chitarrista per B.B. King) a Freddie ‘Steady’ Krc alla batteria, dal tastierista Riley Osborn alle ricche percussioni di Ernie Durawa e Eduardo Guedes.
Se la title-track Real e Please, Don’t Call It Love si ricollegano a certo songwriting folk, pur con influenze vicine al border, ben presto le inflessioni si avvicinano al soul e al blues dapprima con la ipnotica War No More e poi con le lunghe ed interessanti I Wonder What Is Waiting For Me (con forti echi ‘vanmorrisoniani’), A Love Like Mine e You Hurt Me, Baby.
Le due ottime cover di Kind Hearted Woman Blues di Robert Johnson e di Heart Of Gold di Neil Young riviste con buona personalità e feeling, il frizzante cajun di Cajun Music Saved My Life Tonight e la degna chiusura con True Love Never Dies in cui spicca ancora una slide guitar che accarezza, nelle mani dello stesso Michael Hardie, arricchiscono un disco forse minore ma genuino e vero.
Worldhaus 805829023069 (Singer Songwriter, 2014)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2014
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