Iris DeMent è stata senz’altro il fenomeno musicale degli anni Novanta nel settore della musica tradizionale americana. Nel giro di due anni (dal ’92 al ’94) ha prodotto due album che, oltre a riscuotere un grande e inaspettato successo sia di pubblico che di critica, hanno anticipato quello che sarebbe stato il revival della musica country pre-anni Quaranta, caratterizzata da una strumentazione scarna e per lo più costituita da strumenti a corda, e da tematiche più intimiste, legate alle vicissitudini di tutti i giorni e ai sentimenti che vi ruotano attorno.
Iris Luella DeMent nasce il 5 gennaio 1961 a Paragould in Arkansas da Patric Shaw DeMent e Flora Mae Cupp, l’ultima degli otto figli avuti dalla coppia. Nel 1964, i DeMent si trasferiscono in California, prima a Long Beach e poi a Buena Park, vicino ad Anaheim. Sono una famiglia di agricoltori molto devota e molto legata alla terra d’origine in Arkansas.
In casa di Iris la musica è di casa: la madre ama cantare mentre fa le pulizie; i fratelli suonano il piano; il padre, che da giovane suonava il violino, fa la voce guida durante i canti liturgici della domenica e le sue sorelle maggiori hanno formato un gruppo, le DeMent Sisters, specializzato in canti gospel. Il gospel è il genere musicale più ascoltato in famiglia. Non a caso un disco di canti gospel di Loretta Lynn è uno dei primi ricordi musicali di Iris. Altre influenze musicali sono Johnny Cash, Bob Dylan, Jimmie Rodgers, la famiglia Carter e Joni Mitchell.
Anche se cresciuta in mezzo alla musica, e pur sapendo strimpellare il pianoforte, è solo a venticinque anni che Iris DeMent scrive la sua prima, `vera’ canzone. Nello stesso periodo si mette a studiare la chitarra e, dopo circa un anno, si sente abbastanza pronta e capace con la chitarra per esibirsi di fronte a un pubblico, in una serata a microfoni aperti per debuttanti. In una di queste serate conosce Jeff Black che la incoraggia a continuare la sua carriera musicale. Iris fa diversi lavori occasionali, finché, messo da parte un certo gruzzolo, si trasferisce a Nashville, dove, con l’aiuto di Jim Rooney, riesce ad ottenere un contratto discografico.
L’album d’esordio, Infamous Angel (1992), è un disco acustico, con la presenza di chitarre, mandolino, violino, piano e dobro – e la cospicua assenza della batteria – ad accompagnare una voce nasale e ruvida come la terra evocata nelle canzoni. I testi, dai gospel (Fifty Miles Of Elbow Room, Higher Ground), a quelle che parlano di separazione dalla terra di origine (These Hills, Our Town) o dal padre morente (After You Are Gone) sembrano appartenere a un’epoca passata che si credeva perduta.
Sono proprio questa semplicità e schiettezza il successo dell’album: pubblicato in sordina da una casa discografica indipendente (Philo, etichetta folk della Rounder Records) e pur senza trovar spazio nella programmazione radiofonica, grazie al passaparola della gente l’album arriva alla conoscenza della Warner Bros, che ingaggia Iris e ripubblica Infamous Angel l’anno successivo.
John Prine e Merle Haggard, due ‘pesi massimi’ nel panorama cantautorale americano, sono tra i primi (e più ferventi) ammiratori di Iris. Il primo invita nel libretto di Infamous Angel ad “ascoltare questa musica, questa lris DeMent. Vi fa bene (it’s good for you)”, mentre il secondo arriva a paragonarla a un Jimmie Rodgers o a un Lefty Frizzell al femminile. Finita la lavorazione del disco, iniziano, e andranno avanti per tutti gli anni Novanta, le sue partecipazioni alle tournée di famosi cantanti quali i suddetti John Prine e Merle Haggard, Nancy Griffith, Emmylou Harris, Shawn Colvin e Tom Petty.
Nel 1994 esce il secondo album, My Life, dedicato al padre scomparso due anni prima. Il disco è ancora più intimo e raccolto del precedente e stupisce nuovamente i fan per la sua capacità di parlare di argomenti molto personali, come la morte del padre (No Time To Cry), i ricordi dell’infanzia (Childhood Memories), le difficoltà quotidiane di una moglie e madre (Easy’s Gettin’ Harder Every Day) e le proprie riflessioni esistenziali (My Life), in un tono semplice e diretto, senza affettazioni. Musicalmente, My Life non si discosta dal primo album, anche se è un po’ più cupo e manca di brani che possano avere un immediato impatto sul grande pubblico.
The Way I Should (1996) presenta un netto cambiamento rispetto ai due dischi precedenti: la strumentazione è più ricca e fa uso abbondante di chitarre elettriche e percussioni; lo si potrebbe definire un album country-rock, abbastanza lontano dal country tradizionale e prevalentemente acustico dei suoi esordi. Ma il cambiamento maggiore è nei testi: anche se sono ancora presenti brani esistenziali (When My Mornin’ Comes Around) e religiosi (Keep Me God), prevalgono però quelli di denuncia sociale.
L’esempio più lampante è Wasteland Of The Free, che in cinque minuti elenca tutti i mali dell’American way of life nella politica, nella religione, nell’economia, nell’educazione e nella cultura. Si parla anche della prima guerra in Iraq (“Uccidiamo per il petrolio e facciamo festa quando vinciamo”) e, quando ci sono problemi, si dà la colpa ai più poveri, come farebbe Hitler (“Let’s blame our troubles on the weak ones/ Sounds like some kind of Hitler remedy”). Bisogna anche aggiungere che nel disco c’è una traccia (Letter To Mom), in cui la DeMent immagina di scrivere a sua madre raccontandole come sia stata violentata a dieci anni dal patrigno. Fortunatamente, Iris ci fa sapere nelle note dell’album, la storia è del tutto immaginaria e lei non ha dovuto subire nulla di simile.
Ad ogni modo, è naturale che un disco con simili contenuti causasse delle reazioni molto forti. Molti suoi fan, profondamente religiosi e patriottici, si sono sentiti traditi da questo album e lo hanno boicottato. Altri, pur non condividendo, hanno apprezzato il suo coraggio di denuncia, mentre altri ancora, ovviamente, si sono trovati in perfetto accordo con le sue opinioni. Quello che conta è che i contenuti dell’album sono ancora molto attuali e che Iris, pur con un album profondamente diverso dai primi due, si sia ancora una volta dimostrata cantautrice non banale.
Negli anni successivi, nonostante il clamore, la DeMent non si ferma: è in tour come pianista e backing vocalist di Merle Haggard ed è spesso in tournée per conto proprio. Anche le sue collaborazioni sono molto richieste, tanto che appare in numerosi album di altri cantanti, in album di tributo e nelle colonne sonore di alcuni film. Da segnalare sono i duetti con Tom Russell in The Man From God Knows Where (1999), quelli con John Prine in In Spite Of Ourselves (1999) e quelli con Ralph Stanley in Clinch Mountain Sweethearts (2003). Tra i tributi, meritano una menzione quello a Jimmie Rodgers, del 1997, e quello a Tom T. Hall, del 1998, mentre tra le colonne sonore bisogna ricordare L’uomo Che Sussurrava Ai Cavalli (1998) e Songcatcher (2001).
Lifeline (Flariella Records, 2004) è al momento l’ultimo album della DeMent e giunge dopo otto anni da The Way I Should. E’ una raccolta di canti gospel di pubblico dominio, alcuni cantati da più di centocinquanta anni. Molti di questi sono noti a Iris dalla sua infanzia, da quando li cantava in chiesa la domenica con i suoi familiari. Un solo brano è stato scritto da lei, He Reached Down, che è una trascrizione fedele della parabola evangelica del Buon Samaritano. La strumentazione è scarna e acustica come nei primi due album e le interpretazioni, anche se la voce è diventata un po’ più ruvida, sono intense e toccanti come sempre.
DISCOGRAFIA
Infamous Angel – (Philo, 1992, ripubblicato da Warner nel 1993)
My Life – (Warner 1994)
The Way I Should – (Warner 1996)
Lifeline – (Flariella 2004)
Vito Minerva, fonte Jamboree n. 52, 2006