North Mississippi Allstars

“Quando un ragazzo bianco fa della black music, questa diventa sempre rock’n’roll. Che siano Elvis, i Rolling Stones o i Beastie Boys. Ecco cos’è il rock’n’roll.” Così dice Luther Dickinson, figlio d’arte (il padre è il leggendario produttore Jim Dickinson) che insieme al fratello Cody e al corpulento bassista Chris Chew è uno dei North Mississippi Allstars, un prodigioso trio che sta rinnovando i fasti di leggende come Allman Brothers Band, ZZ Top e Cream, ma con una attitudine downhome che li avvicina a gente come R.L. Burnside o Jon Spencer Blues Explosion. Tenetevi forte, perché un ‘mondo di boogie’ sta arrivando…

Che cosa fa dire a un ragazzo (bianco) di neanche trent’anni che un vecchietto (di colore) di novant’anni è il suo miglior amico? Non c’è da meravigliarsi di questa e di altre (apparenti) stranezze se si entra nell’incredibile mondo dei North Mississippi Allstars. Il ragazzo bianco, per la cronaca, è Luther Dickinson, fantastico chitarrista dei NMA; il vecchietto è il maestro di fife-and-drum (flauto di canna di bamboo e percussioni, derivati dalla tradizione africana, suonati dai maestri del blues alla fine dell’Ottocento) Othar Turner: “Ha 92 anni ed è il mio miglior amico, là nella hill country. Porta ancora avanti la sua fattoria e continua a suonare il ‘cane fife’. È un esperto di donne, whisky clandestino e musica blues”.

Per chi (come il sottoscritto) non lo avesse mai sentito nominare prima, Othar Turner è considerato l’uomo che ha insegnato il blues a gente come Mississippi Fred McDowell e, sembra, la stessa persona che ha scritto il ‘superclassico’ del blues Sitting On Top Of The World. Nel 1998 ha finalmente pubblicato un disco, Everybody Hollerin’ Goat, prodotto naturalmente da Luther Dickinson.

La ‘hill country’ è un territorio che fa parte dello Stato del Mississippi, dove da sempre il blues è di casa e dove i Dickinson sono cresciuti: “Non c’è nulla come lo stile musicale della hill country”, dice Luther. “Come dice R.L. Burnside, non è niente altro che musica per ballare. È un tipo di musica vagamente da trance, piuttosto ipnotica, senza molti cambiamenti di accordi, si basa essenzialmente sul groove, sulla melodia e il ritmo. Personalmente mi piace un casino. Ti fa venir voglia di fare del boogie!”.

Già: boogie è la parola chiave per questi ragazzi, quel ‘passo’ reso celebre da uno come John Lee Hooker. Come strilla il padre, Jim Dickinson, produttore del nuovo album del trio 51 Phantom all’interno del booklet del disco stesso, “World boogie is coming!” (“Un mondo di boogie sta arrivando”). Cioè ‘good time music’ per ballare e stare bene (“This is hip, pretty baby”, come avrebbe detto John Lee…), lontana anni luce da ciò che resta del nichilismo degli anni Novanta, dalle menate elettroniche più o meno intellettualoidi che si sentono in giro oggigiorno, per non parlare del finto pop noiosissimo che arriva dall’Inghilterra. Perché nella musica dei North Mississippi Allstars c’è soprattutto gioia, un senso di pienezza e di voglia di divertirsi come non si ascoltava da anni (con l’eccezione di gente come Black Crowes o Gov’t Mule, probabilmente), una gioia che risalta ad esempio nella spettacolare resa di un classico di black gospel come Freedom Highway, il brano migliore del nuovo 51 Phantom, firmato dal grande Pops Staples negli anni Sessanta.

Forse è la presenza di Chris Chew, un gigantesco ex giocatore di football, che la domenica suona ogni volta che può nella sua locale chiesa battista, a dare questo senso di gioia gospel alla musica dei NMA: “La dicotomia che esisteva tra chiesa e blues è ancora presente”, spiega lo stesso Chris. “Chris dice sempre: è il sacerdozio”, aggiunge Luther. “La gente trova questo sentimento spirituale nella nostra musica. È tutta energia positiva.”

Dopo un ottimo debutto, Shake Hands With Shorty, che aveva un approccio più blues ed era composto interamente di riprese di classici del bluesman che loro amano di più, il leggendario Mississippi Fred McDowell, più qualche brano di R.L. Burnside e la classica Station Blues (conosciuta anche come Sitting On Top Of The World del loro buon amico Othar Turner), i NMA sono passati attraverso un’evoluzione del loro sound che è stata dapprima il mini CD Shimmy She Wobble (che suonava come un tuffo profondissimo – ed eccitante – nel sound della Allman Brothers Band, e cioè lunghe jam impostate sulla slide stratosferica di Luther e sul drive della sezione ritmica pulsante come un treno merci) per giungere a 51 Phantom, un disco di purissimo rock’n’roll stile anni Settanta (ancora ABB ma soprattutto dosi massicce di ZZ Top, Cream e anche Led Zeppelin, questa volta, più l’inserimento di beats e samples elettronici che ricordano le sferzate punk della Jon Spencer Blues Explosion) che adesso li fa suonare niente di meno e niente di più che come una perfetta rock’n’roll band.

Senza dimenticare le radici blues, certo, ma è di rock’n’roll vero che abbiamo bisogno di questi tempi, quando le rock band quasi si vergognano di avere un chitarrista al loro interno. I North Mississippi Allstars lasciano urlare forte le loro chitarre, invece, come deve essere in questa musica, e Luther, insieme a gente come Jonny Lang e Kenny Wayne Shepherd, è sicuramente il miglior chitarrista giovane bianco che ci sia oggi in America, con un approccio sicuramente più tradizionale (e meno commerciale) dei due white kids citati poc’anzi.

“È Chris Chew che fa venire fuori il loro ritmo”, dice Jim Dickinson, papà di Luther e Cody e leggenda di oltre trent’anni di grande musica, “grazie al suo walking gospel bass. Per Chris, solo salire sul palco è un momento di grande espressione: due ragazzi bianchi e un nero, una specie di iconografia dal profondo significato; anche il modo come lui e Luther suonano, puntando gli strumenti verso Cody, il batterista, fa parte di una simbologia molto significativa.”
Ed è con Chris che abbiamo cercato di addentrarci nel misterioso mondo (almeno qui in Italia, visto che Shake Hands With Shorty in America ha ricevuto una nomination al Grammy come miglior disco di blues contemporaneo) dei North Mississippi Allstars.

D: Come è nata l’idea di mettere su un gruppo come i North Mississippi Allstars?
R: Luther e Cody avevano un gruppo punk che si chiamava DDT. Quando Luther scoprì la musica di R.L. Burnside e di Mississippi Fred McDowell decise di cambiare completamente genere e coniò il nome North Mississippi Allstars. Prima dei NMA, però, Luther e Cody avevano formato anche i Gutbucket, un duo nella tradizione delle Memphis Jug Band, quei gruppi con basso tuba, tavolette washboard, chitarre e kazoo. Ogni anno i due fratelli presero l’abitudine di esibirsi al Southern Folklore’s Heritage Festival di Memphis, dove conobbero gente come Othar Turner, il leggendario leader della Rising Star Fife And Drum Band, e R.L. Burnside.
È da queste frequentazioni che nacque tutto. Paul Taylor, il loro bassista al tempo, non si adattava al nuovo corso, non gli piaceva il blues, così Luther mi chiamò. Avevamo frequentato insieme il liceo e, personalmente, ero più interessato allo sport che alla musica. Giocavo professionalmente a football e suonavo unicamente in chiesa. Sono direttore musicale della comunità battista che frequento.
Ma dopo un po’ la musica dei NMA è diventata la cosa principale anche per me.

D: Che cosa significa il titolo del vostro primo album, Shake Hands With Shorty?
R: È stata un’idea di R.L. Burnisde, che vuol dire, nel suo modo di parlare, “andare al gabinetto”.

D: In quel vostro primo disco c’è una bella serie di ospiti, in cui spicca l’ottimo chitarrista Alvin Youngblood Heart…
R: Nel primo disco c’è una grossa diversità di stili musicali. Alvin è un fantastico chitarrista, è stato un piacere averlo in studio, il suo ‘duello’ di chitarra con Luther in Drop Down Mama è davvero grande…

D: Il vostro è un suono tradizionale ma allo stesso tempo ricco di sorprese, come samples e beat elettronici…
R: A tutti e tre piace l’hip-hop. Ma è Cody il ‘re’ dei samples. È un piccolo mago dell’elettronica. Quando è a casa inventa stili incredibilmente diversi grazie ai suoi samples. Per quanto riguarda le nostre radici… be’, il nostro scopo è essenzialmente mostrare al mondo quali musicisti fantastici provengano dalla hill country, da quel mondo blues.

D: Avete inciso brani di R.L. Burnside e suonato spesso con lui: pensate anche voi, come sostengono in molti, che Burnside rappresenti l’ultimo esponente del blues più autentico?
R: No. R.L. ha dei figli che sono anch’essi degli ottimi musicisti, per cui credo che la sua eredità proseguirà e sopravviverà nei prossimi anni.

D: In brani come Drop Down Mama o Lord Have Mercy lo stile di Luther richiama le cose migliori di Duane Allman e Dickey Betts…
R: Luther è cresciuto ascoltando la Allman Brothers Band, per cui è chiaro che il loro stile sia evidente nel suo modo di suonare la slide o in certi assolo senza slide.

D: 51 Phantom è prodotto da Jim Dickinson. Come mai non è successo anche per il primo disco e come è stato lavorare con lui?
R: Be’, per il primo disco Luther e Cody avevano delle idee che a Dickinson padre non piacevano. Penso che sia stata una cosa positiva, però, che i due fratelli siano andati avanti da soli, senza cambiare le loro idee. Lavorare con Jim Dickinson è stato molto bello: ha un approccio molto semplice e diretto, in studio. Ha delle grandi idee e una grande immaginazione. A lui non interessa registrare brani che siano già stati suonati a lungo, magari dal vivo. Lord Have Mercy, ad esempio, è la prima take in assoluto, ed è quella che si sente nel disco.
Così come molti altri brani, ad esempio la title-track, un brano che a Luther fu ispirato da un sinistro canto blues che sentì una sera giungere dai boschi mentre stava guidando sull’autostrada. Mud, l’ultimo brano di 51 Phantom, è stato addirittura registrato nella camera da letto di Cody e contiene il latrare di alcuni cani che abbaiano: pensa che quei cani furono registrati da Dickinson padre quando Cody era appena nato e Luther aveva quattro anni…

D: Rispetto al primo disco che aveva un’attitudine più roots e a volte jam, 51 Phantom è un grande disco di rock diretto e tirato. Snakes In My Bushes sembra un pezzo degli ZZ Top…
R: Abbiamo sempre voluto fare un disco essenzialmente rock e finalmente ce l’abbiamo fatta. Abbiamo sempre sostenuto che non siamo una blues band ma un gruppo rock. I nostri approcci alla musica sono diversi e uguali allo stesso tempo, ecco cosa ci rende così vitali.

D: Nel primo disco ci sono la bellezza di quattro brani di Mississippi Fred McDowell. Mi sembra di capire che sia il vostro bluesman preferito o sbaglio?
R: No, non sbagli. E stato il più grande bluesman di tutti i tempi.

D: Penso però che Freedom Highway di Pops Staples sia una delle vostre cover più riuscite…
R: Luther insiste sempre perché io canti di più, nei nostri dischi. Prima di registrare quel brano abbiamo ascoltato l’originale almeno un centinaio di volte per essere sicuri di farlo bene. Penso che l’idea di due voci, la mia e quella di Luther, che intervengono a botta e risposta sia stata una grande idea. Quel brano ha dei versi molto belli e significativi e chiunque lo ascolta non può non rimanerne colpito.

D: È uscito in questo periodo anche un altro CD, The Word, dove figurate voi e John Medeski (del trio Medeski Martin & Wood). E’ una lunga jam strumentale: come è nata questa idea?
R: Luther e John avevano in mente di incidere un disco del genere da molti anni, e finalmente il progetto è diventato realtà. Abbiamo preso un antico inno religioso, I’ll FIy Away, e alcuni brani scritti per l’occasione e abbiamo fatto questa lunga jam. Oltre a noi e a John c’è anche Robert Randolph, un giovane e talentuoso musicista di pedal steel del New Jersey. Sai, in tempi come questi, tutti noi abbiamo bisogno di una ‘parola’ (“word”) una parola che guarisca!!

D: È la prima volta, dopo la tragedia dell’11 settembre, che ho occasione di parlare con un musicista americano. Cosa vuol dire per te convivere con questa perdita terribile di vite umane e lo scenario di guerra i cui tutti adesso siamo coinvolti?
R: Ciò che è successo e ancora sta succedendo è terribile per la nostra nazione. Ma è confortante come gli americani stanno reagendo a tutto ciò. Devo dire, però, che è triste che abbiamo avuto bisogno di una tale tragedia per riscoprire il nostro essere uniti come popolo. Noi, i NMA, siamo stati l’unico gruppo musicale americano a non cancellare il nostro tour europeo. Per noi ha voluto dire che non esiste nessuna guerra o paese nemico capace di fermare la grande musica…

D: Ma… il ‘mondo boogie’ sta arrivando?
R: Il mondo boogie sta tornando! Noi combattiamo per il boogie! Come dice Cody in Mud: “lo sono il fango e il fango è me”. Il mondo boogie sta arrivando così faresti meglio a unirti a lui o ad allontanarti per sempre.

Paolo Vites, fonte JAM n. 77, 2001

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