Definito da Townes Van Zandt, che di cantautori se ne intende: “un grande songwriter, un eccellente chitarrista con una voce che parla da sola”. Steve Young sembra in possesso di tutte le doti richieste per essere considerato un grande, ma la sua è una figura culto soprattutto tra gli appassionati. Il recente solo-live, pubblicato in Inghilterra dalla Demon che ha ripubblicato anche il mitico Rock Salt & Nails, suo album d’esordio del ’69 per la A & M, aveva confermato la statura artistica di un entertainer di classe, capace di offrire in ogni song momenti di emozione, poesia, performance vocali di rara intensità espressiva. Un esempio da seguire per i cantautori delle nuove generazioni.
Assente dagli studi da più di un decennio, se si esclude la parentesi di Old Memories, che ci aveva lasciati parecchio perplessi per l’ispirazione new-age, Steve ritorna con una mega-produzione per la texana Watermelon.
In Switchblades Of Love è prodotto ed accompagnato da Steven Soles, strumenti a corda e voce, dal tastierista di Tom Petty Benmont Tench, Greg Leisz della band di k.d. Lang, Van Dyke Parks, David Miner, Bob Neuwirth, Katy Moffatt, J.C. Crowley, e numerosi altri musicisti in grado di esaltare una vena creativa che spazia proprio tra le radici della musica americana.
Ballads memorabili finemente arrangiate in chiave elettro-acustica si susseguono senza soluzione di continuità. La title-track su tutte, ma ognuna offre momenti di grande tensione emotiva e la ricca e pastosa voce di Young, capace di mediare elementi del country e del rock come del gospel e del soul, è supportata finalmente da eccellenti strumentisti che contribuiscono a rendere eccezionale questo ritorno.
Unico brano non originale If My Eyes Were Blind di David Olney, un altro songwnter che merita di essere ritrovato, che ben si integra con le magnifiche ballads di Young e che fanno di Switchblades Of Love qualcosa di molto simile ad un capolavoro.
Watermelon CD 1036 (Singer Songwriter, 1993)
Tommaso Demuro, fonte Out Of Time n. 1, 1993
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