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Non sono mai stato un estimatore del compact disc, che a mio modo di sentire non rappresenta un miglioramento credibile della qualità sonica ed introduce – comunque a caro prezzo – una praticità d’uso di cui avrei potuto fare tranquillamente a meno. Vi sono tuttavia casi ove il medium assume connotazioni ampiamente positive: per esempio nel riportare alla luce registrazioni che in regime vinilico sarebbero state difficilmente ristampate, oppure nel rappresentare un’alternativa a dischi notoriamente penalizzati da pessimo stampaggio.
Entrambi gli aspetti sono applicabili al caso Testament, il cui programma di ristampa in CD curato dalla californiana Hightone.

Sono previste dodici emissioni delle quali prenderemo in esame le prime quattro già disponibili, non prima però di aver ricordato che questa piccola e preziosa ‘real blues’ label – concepita da Pete Welding oltre un quarto di secolo addietro – si distinse per l’assoluta qualità dei suoi prodotti, che non esito a definire essenziali per qualsiasi appassionato anche non ‘fully committed’. Passiamo quindi alla ‘sostanza’.

Johnny Shines – “Masters Of Modern Blues” (TCD 5002)
E’ il primo dei tre dischi per la Testament che Shines avrebbe realizzato per la label. E’ moderatamente elettrico, con accompagnatori di pregio assoluto quali Walter Horton (harp), Otis Span (piano), Lee Jackson (basso), Fred Below (drums) che, come vedremo, grazieranno anche altre realizzazioni.
Il repertorio è composto da brani tutti originali, molti ispirati dalla tradizione del Delta e a Robert Johnson, di cui Shines è stato sicuramente uno dei massimi interpreti. Con questo rilievo non intendo, tuttavia, limitare il personale valore creativo e l’originalità di Shines, in realtà immensi, sia vocalmente che alla slide.

Le registrazioni sono del 1966 e non vi sono inediti rispetto all’antico LP. E’ un lavoro che ho sempre amato e che si riconferma tra i migliori della nutrita discografia di questo artista – scomparso nel 1992 all’età di 77 anni – insieme agli altri due Testament ed all’Advent, peraltro recentemente ristampato in CD proprio dalla Hightone con l’aggiunta di un brano inedito.

Johnny Young & His Friends – “J. Young & His Friends (TCD 5003)
Grande, grandissimo personaggio con pochi dischi incisi (oltre al Testament vi sono due Arhoolie, un Bluesway ed un LP ‘collector’s issue’ europeo, di incerta legalità) e tutto sommato rimasto sempre un poco in disparte rispetto al nucleo storico di Chicago.
Chitarrista, mandolinista, superbo cantante e songwriter è una vera delizia per chiunque abbia un interesse, anche marginale, in questa musica e voglia andare un poco oltre Hooker e Waters. I ‘Friends’ citati nel titolo sono musicisti di primordine: Little e Big Walter, Spann, ed il magnifico chitarrista Robert Nighthawk su tutti.

La formazione varia di brano in brano, le registrazioni dei quali – effettuate in Chicago –  coprono un arco temporale di quattro anni, dal 1962 al ’66, quando Young era già sulla cinquantina. Si tratta di materiale interamente originale, anche meno derivativo rispetto, per esempio, al disco di Shines. Per chi già possiede l’edizione in vinile, oltre alla doverosa sostituzione (non ne ho mai trovata una copia accettabilmente silenziosa) una graditissima sorpresa: quattro inediti del periodo, e cioè Blues For Big Time, Bumble Bee, Want My Lovin’ ed il meno significativo Instrumental.

Eddie Taylor & Floyd Jones – “Masters Of Modern Blues” (TCD 5001)
Un’altra gemma. Molti ricordano Eddie per il suo contributo al sound di Jimmy Reed. Vero, ma riduttivo… il musicista vale in quanto leader: bella voce medioalta, Gibson semiacustica parcamente suonata ad accordi pieni, trade-mark riconoscibilissimo. La sua prematura scomparsa (nel 1985 a soli 62 anni per polmonite) ci ha privato di un talento che avrebbe potuto darci ancora molto.

Di Floyd Jones ricordo un LP giapponese P-Vine/Chess e brani sparsi su antologie. Non è certamente un chitarrista – anche se suona lo strumento – e forse nemmeno un cantante particolarmente notabile… ma è comunque un vero bluesman, che dispensa sentimenti, emozioni. Un personaggio di secondo piano (purtropo colpito da infarto nel 1989 a 72 anni) che, tuttavia, non propone musica di seconda categoria.

Il disco presenta 16 brani registrati a Chicago nel 1966 con una backing band composta da Big Walter, Spann e Below. I due leaders sono protagonisti ciascuno in otto brani, e si supportano strumentalmente a vicenda. In particolare Jones suona il basso nella session di Taylor, il quale a sua volta contribuisce in misura ben maggiore, graziando la session di Jones con la solita ‘sobrietà’ e concretezza chitarristica che lo contraddistingue.
Ancora un must, con un inedito a testa: Bad Boy per Taylor e Dark Road per Jones.

Fred McDowell – “Amazing Grace” (TCD 5004)
Un disco particolare, sostanzialmente di gospel music, che vede McDowell accompagnato dalla moglie Annie e da altri/e tre vocalists che costituiscono il choir ensemble denominato Hunter’s Chapel Singers of Como, Mississippi.
Un disco gospel, è vero, ma caratterizzato da una peculiarità: McDowell suona la chitarra più o meno come in qualsiasi suo altro disco più marcatamente blues e canta con la medesima disposizione. Il risultato è splendido e non v’è dubbio che uno come Ry Cooder abbia ascoltato a lungo questo disco, traendone tanta ispirazione.
A proposito: Amazing Grace –  pur se ovviamente meno immediato e fruibile rispetto a dischi diversamente costruiti – è cento volte più ascoltabile ed ‘entertaining’ rispetto a certe opere proprio di Cooder stesso che, grande com’è, talvolta ci propina tediosità inenarrabili.

Bene, mi auguro di aver stimolato la curiosità di chi non era familiare con l’etichetta Testament od i musicisti e di aver fornito uno spunto ‘collezionistico’ (gli inediti, ahimé) anche agli iniziati. Questa è musica fatta per durare che ripaga, con gli interessi, l’investimento fatto.

Renato Bottani, fonte Of Time n. 6, 1994

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