Lunga la storia che ha portato la nostra Claire a questo disco, iniziando dagli esordi a metà degli anni ’70, poi nella permanenza nella sua Front Porch String Band e quindi da solista, nei pezzi scritti per altri e nelle molte partecipazioni, nell’award del 1997 come miglior cantante per l’IBMA e nelle nomination ai Grammy, una storia lunga ma sempre coerente. Storia che ora si completa con questo Whatcha Gonna Do, facendocela ritrovare a tre anni dalla sua ultima prova non solo in perfetta forma ma al culmine della sua vena artistica.
Un disco questo che raccoglie le sue molte anime, a cavallo tra bluegrass contemporaneo e moderno country acustico. In evidenza la sua voce, straordinaria e dalle molte sfumature, e di tutto rispetto i suoi attuali compagni di avventura: l’impareggiabile e pluripremiato Jim Hurst alla chitarra, Jason Thomas al fiddle e mandolino ed il grande Mark Schatz (ricordiamolo solo con Tim O’Brien o con i Nickel Creek) al contrabbasso (roccioso l’inizio in Crazy Train) ed al clawhammer banjo (vedi Widow’s Weed).
Continuando con i singoli pezzi, passiamo dall’iniziale Great Day In The Mornin’ perfetta anteprima di tutto il disco, all’orecchiabile anche se cupa title-track, da A Canary’s Song vecchio, malinconico ma molto coinvolgente pezzo scritto da Garth Brooks sui ricordi dei giorni nelle miniere di carbone, fino alla nuova forza data a My Florida Sunshine, brano un po’ dimenticato di Bill Monroe. E poi la fascinosa e lenta Woods By Sipsey, ultimo dei quattro pezzi con la firma della stessa Lynch mentre That’s What Makes You Strong cantata in duetto con l’autore Jesse Winchester è forse un po’ troppo stucchevole.
Disco dal tono sempre molto personale, riconoscibile, dai suoni eleganti e raffinati, a tratti lirico, con gli arrangiamenti cuciti sulla sua voce: Claire Lynch si fa amare da tutti.
Rounder 610606 (Bluegrass Moderno, Country Acustico, 2009)
Claudio Pella, fonte TLJ, 2010