Lo stavo aspettando con ansia, lo stavamo aspettando tutti: finalmente è uscito il nuovo disco dei Seldom Scene.
E’ dalla prematura scomparsa di John Duffey nel dicembre del 1996, e quindi da Dream Scene sempre del ‘96, che lo storico gruppo non pubblicava un nuovo disco, e mai come questa volta la lunga attesa è stata così ben ripagata: Scene It All è un album veramente molto bello. Tutto il disco è dedicato a John Duffey, e la sua presenza ed il suo carisma continuano a sentirsi, anche se un po’ mi manca la sua imponente figura sulla copertina.
La formazione è rimasta la stessa dell’ultimo disco: Ben Eldridge, membro fondatore, al banjo, Dudley Connell alla chitarra (che in questi anni di attesa ci ha entusiasmato con i Longview), l’ottimo Ronnie Simpkins al basso, e per finire Fred Travers confermato al dobro. Non poteva essere altrimenti: la sua prova nel già citato Dream Scene era stata degna del miglior Mike ‘Mr. Clean’ Auldridge.
A completare l’organico un graditissimo ritorno, quello di Lou Reid: versatile polistrumentista, ha cominciato con i Southbound, poi è stato nei Quicksilver di Doyle Lawson, nella Ricky Skaggs Band, nei Seldom Scene dal 1986 al 1992 voce e chitarra, una parentesi nei IIIrd Tyme Out, poi con il suo gruppo dei Carolina. Ora si assume l’oneroso incarico di sostituire Duffey al mandolino, oltre naturalmente a cantare.
Veniamo però alla musica: il primo ascolto è stato frenetico, come chi da tanto aspetta e non sta più nella pelle, e mi ha lasciato senza fiato. Il miglior aggettivo da potersi usare per definire il loro suono è ‘potente’: pulito, preciso come nella migliore tradizione, ed ora ancora di più avvolgente e coinvolgente.
Scene It All è un disco eclettico, come del resto tutti quelli dei Seldom Scene. Troviamo alcuni pezzi tipicamente bluegrass, più o meno noti, tra i quali vorrei citare quello di apertura, Rollin’ And Tumblin’, maestoso per forza e immediatezza.
Da segnalare poi la riproposta di brani di Dylan, Springsteen ed una strana versione (no, non è strana, è una versione bluegrass) di un veloce R’n’R di Chuck Berry, Nadine, con l’ultimo assolo di banjo che riunisce le radici comuni del R’n’R e del bluegrass.
Un discorso a parte merita From This Moment On, un pezzo lento e dolcissimo, che il morbido impasto delle voci fa scorrere nella mente come un ruscello di miele, lasciando dietro se dolci ricordi. Una interpretazione che senz’altro rimarrà per moltissimo, nella mente e nel cuore.
Senz’altro un dischetto ampiamente consigliato, fatto ‘come dovrebbe essere’, se mi è permesso parafrasare una citazione di Duffey riportata nelle note.
Un’ultima cosa. Non abbiate fretta di far ripartire il vostro lettore appena termina l’ultimo pezzo, lasciate scorrere: vi aspettano un altro paio di minuti di dolcezza…
Sugar Hill 3899 (Bluegrass Moderno, 2000)
Claudio Pella, fonte Country Store n. 55, 2000
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