Se sentite la nostalgia di personaggi come Micky Jupp, o altri revivalisti inglesi del r&b, avvicinatevi senza paura a questo personaggio. Richie Milton vi farà rivivere la fase più evoluta del pub-soul-blues che purtroppo è andata smarrita completamente durante gli anni Ottanta.
Raffinato ed elegante autore, cantante-chitarrista, Milton con i suoi Lowdown è da molti anni attivo sulle scene inglesi, ma esordisce solo ora con questo godibilissimo Straight Ahead, No Stoppin‘.
Dotato di un incredibile soul-feeling, direttamente mediato — nel più classico ‘fuori dal tempo e dalle mode’ — dai Sixties, Richie Milton interpreta se stesso con grande gusto e misura.
Unite all’onestà di intenti, alla passione, alla convinzione assoluta, queste sono infatti le armi migliori per un bianco nell’affrontare la musica dei propri eroi neri.
Se non ci si può confrontare vocalmente con Bobby Bland, Otis, Solomon, Fats Domino o altri grandi del New Orleans soul, tutto possono le doti citate unite al buon gusto unito alla creatività, alla bella scrittura. Richie possiede detti requisiti morali e temperamentali, oltre al supporto di una collaudata band che comprende i migliori elementi della London-scene: Ed Deane, chitarra, Steve King, tastiere, Phil Lucas, basso, Paul Atkinson, batteria, Steve King, Pete Thomas e Dick Hanson, fiati, e le Lowlettes, esuberanti coriste.
Vanno comunque sottolineate le doti vocali di questo ottimo front-man, duttile interprete capace di trovare i registri, a volte con un abile uso del falsetto, di molti giganti del soul-blues. Echi dei nomi già citati ma anche grandi performances vocali in grado di ricordare personaggi che vanno da Dr. John a Screamin’ Jay Hawkins.
Non è poco, soprattutto se unito ad un eccellente lavoro degli strumentisti, molto bravi anche negli arrangiamenti, ed a momenti molto belli ed intensi di marca strettamente Miltoniana.
Lo avevo già ascoltato in alcune cassette autoprodotte, di cui fortunatamente sono stati riproposti i momenti più riusciti ed interessanti, ed ho condiviso i giudizi lusinghieri della critica e di molti addetti ai lavori inglesi ed americani.
Straight Ahead, No Stoppin’ va però oltre le attese. Pochi, al di qua ed al di là dell’Atlantico, sono in grado di mettere in fila, firmandole, soul ballads del calibro di Messed Up In Your Love, Forever In Mind, e Prisoner Of Love, che hanno il passo di soul-hits dei Sixties.
Ma Milton è bravo e convincente anche quando si avvicina al funk, Love City, al blues, Bluest Man Alive con uno strepitoso e tormentato sax di Pete Thomas, al r&b più trascinante, Straight Ahead, No Stoppin’, a quello elegante e degno del miglior Mayfield, Wasn’t That Love?.
Sicuramente uno dei migliori cantanti e autori inglesi in questo ambito, Richie Milton ha avuto la (s)fortuna di esordire tardi, con un repertorio, levigato, perfetto, ricco di canzoni di qualità decisamente superiori alla media.
Un CD autoprodotto di un musicista che il nostro giornale è orgoglioso di sponsorizzare anche se stenta ad uscire dal competitivo circuito dei clubs londinesi. Ma se ascoltate la sua musica senza prevenzioni verso un nome nuovo od un personaggio poco conosciuto, che non ascolterete mai alla radio e di cui non vedrete mai un video, lasciandovi catturare dall’intensità delle sue performances, dalla qualità della sua musica, sono sicuro che ne capirete lo spirito, il soul-blues feeling che lo distingue.
Se poi amate i soul-men dagli occhi azzurri, Richie Milton è per voi, della qualità bianca più nera che esista.
Right Track RTCD 017 (Soul, Blues, 1994)
Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 6, 1994