Un disco ‘live’ per John McCutcheon e Tom Chapin, risultato di registrazioni effettuate nel corso di due concerti tenuti nel dicembre del 96. Il sodalizio tra di due nacque circa dieci anni fa per iniziativa del produttore di McCutcheon; bisogna dire che aveva visto giusto sulla loro affinità, perché i due sembrano avere in comune interessi, background e modo di esprimersi.
Il lavoro è basato soprattutto su canzoni composte dai due. Le atmosfere ed i testi ricalcano un pò la produzione di McCutcheon più recente, quella che con una certa cattiveria ebbi ad etichettare “Un buon prodotto pop, certamente se McCutcheon mirava a questo direi che può essere soddisfatto del risultato del proprio lavoro”.
Il disco ha un inizio più tradizionale, con John che si cimenta con banjo ed hammer dulcimer e presenta i brani in uno stile che ricorda il migliore Seeger dei dischi dal vivo; anche la sua voce somiglia in modo impressionante a quella del vecchio Pete. Chapin sembra in secondo piano, sia come autore che come interprete.
Molti dei brani composti dai due musicisti scorrono senza lasciare grosse impressioni. Gli arrangiamenti sono semplici, a volte ripetitivi, a volte volutamente ‘diversi’ per staccare rispetto agli altri (sax, clarinetto, tastiere, concertina).
Dei due brani di altri autori presenti, Pastures Of Plenty di Guthrie è eseguito con uno stravolgimento della melodia che non ho apprezzato.
In conclusione, la cosa più interessante del disco sono alcuni testi, quelli meno retorici e non infarciti di luoghi comuni (purtroppo presenti qua e là): quindi I Don’t Care, che esprime disinteresse nei confronti dei fatti di cronaca: Hard Cider, che smitizza alcuni luoghi comuni del ‘pensiero’ americano; Heaven Help, sull’invecchiamento di una coppia.
Rounder CD 0411 (Folk, 1997)
Mariano De Simone, fonte Country Store n. 40, 1997
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