Con ventisei album (cinque dei quali hanno guadagnato una nomination ai Grammy) in trent’anni di carriera, John McCutcheon è tra i più rispettati e autorevoli folker americani contemporanei. Polistrumentista, maestro del dulcimer a martelletti, saggista e autore di pubblicazioni per bambini, attivo sostenitore di organizzazioni umanitarie, McCutcheon è stato definito dalla stampa americana una sorta di rustico uomo del Rinascimento.
Premessa necessaria, soprattutto dalle nostre parti, dove il nome di McCutcheon difficilmente dirà qualcosa a chi non segue da vicino le vicende del folk nordamericano. Questo The Greatest Story Never Told è il suo debutto per la Red House, dopo una quasi ventennale affiliazione alla Rounder, e visto l’attuale roster Red House, il passaggio ha quasi il valore di una promozione.
Tredici superbe e rassicuranti canzoni di impianto folk rock, di ampio respiro melodico, costruite attorno a storie di ordinaria meraviglia, talvolta orientate verso messaggi di impegno etico-civile, confortevoli veicoli per la bella voce alta dell’autore. Tra Eberhardt e Shindell per la capacità di sviluppare frasi di taglio pop rock dentro ad una gabbia tipicamente folk, ma con meno cliché rispetto al primo e meno profondità rispetto al secondo, McCutcheon aggiunge di suo una vasta conoscenza del patrimonio popolare statunitense ed una grande padronanza di stili e strumenti ad essa intimamente connessi, con i quali riveste le sue canzoni di una patina piacevolmente retro, che piacerà particolarmente ai folk lover.
Tra le canzoni di The Greatest Story Never Told, comunque tutte piacevoli e ben costruite, piace ricordare Extend A Hand, con contaminazioni aborigene australiane, Follow The Light, istant song scritta a pochi giorni dall’11 settembre 2001 assieme a Tom Chapin e Michael Mark, che qui la cantano assieme a McCutcheon, e Last First Kiss, tenera love song impreziosita dalla seconda voce di una dolcissima Maura Kennedy.
Red House 163 (Folk, 2002)
Mauro Eufrosini, fonte JAM n. 86, 2002
Ascolta l’album ora