Chi, pensando a John McCutcheon, pensa ancora al menestrello degli Appalachi, al polistrumentista, all’uomo dell’hammer dulcimer, giri al largo, perché questo Between The Eclipse ci presenta un altro McCutcheon, ovvero, per usare una definizione del Tribune di Oakland, lo “Springsteen del folk”. Chitarre elettriche, batteria, tastiere, fiati, sintetizzatori: le sonorità possono ricordare qua e là Springsteen, ma presumo che la definizione del Tribune volesse suggerire un parallelo fra i testi delle composizioni di McCutcheon e quelli della tipica produzione del Boss.
Una scelta musicale di questo tipo immagino sia scaturita dal desiderio del folksinger di fare il songwriter esprimendosi con un linguaggio interpretativo ‘altro’, più vicino ai gusti dominanti e quindi con maggiori possibilità di giungere ad un pubblico più vasto.
Musicalmente il disco è piacevole, le esecuzioni curate, ma niente di eccezionale; la voce di McCutcheon è a volte troppo pacata, non esce con sufficiente aggressività quando il brano stesso sembra richiederlo. Altro discorso per i contenuti: i testi sono da ascoltare e godere uno ad uno. Storie e situazioni descritte in modo molto crudo (“Thank You For My Future And A Hell Of A Past”, in Happened To Me), spaccati della società americana di provincia (Same Small Town) e critiche sottintese all’imposizione di ruoli e modelli (She, Woman Like You, S’posed To Do).
Ricordiamo che è recente la ristampa (con l’aggiunta di quattro nuove composizioni) di quel Signs Of The Times inciso nel 1985 da John McCutcheon con Si Kahn (Rounder 4017), condensato di satira sociale e cronaca politica. Un consiglio: non fidatevi della prima impressione, ascoltate questo Between The Eclipse con attenzione.
Rounder 0336 (Folk, 1994)
Mariano De Simone, fonte Out Of Time n. 7, 1994
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