E’ un affascinante viaggio transatlantico quello proposto da Pulin & The Little Mice, quintetto ligure ugualmente attratto dalla tradizione irlandese e dai suoni roots americani tra folk e blues, proposti con una freschezza e una passione difficilmente riscontrabili alle nostre latitudini.
Antonio Capelli a mandolino, violino e banjo, Marco Crea a chitarre e organetto, Giorgio Profetto a chitarre, ukulele, banjo e whistle, Matteo Profetto ad armonica e ukulele e Marcello Scotto a bodhran e bones portano avanti questo progetto dal 2007 e alcuni anni dopo, nel 2014, hanno debuttato con un album dal significativo titolo di Hard Times Come Again No More, classico brano di Stephen Foster scritto nell’800 e ripreso negli anni da nomi come Bob Dylan, Red Clay Ramblers, Nanci Griffith, Emmylou Harris, Mavis Staples e innumerevoli altri.
A ben nove anni si distanza Pulin & The Little Mice danno seguito a quell’esordio con un lavoro condiviso con una sequenza impressionante di grandi musicisti italiani legati a vario titolo ai suoni della tradizione, da Max De Bernardi a Veronica Sbergia fino a Martino Coppo, storico membro dei genovesi Red Wine, Angelo Leadbelly Rossi e Fabio Rinaudo, già con i Birkin Tree e i Tre Martelli, dividendosi tra Irlanda e Piemonte. Ne esce conseguentemente un ‘labor of love’ corposo e stimolante dove si fondono i suoni, si intrecciano le emozioni e spesso i medley portano a compimento il loro ruolo di fusione tra America e Irlanda.
L’inizio è di quelli che lasciano stupefatti per pulizia sonora e coinvolgimento con l’unione di due brani che si combinano perfettamente, Church Street Blues di Norman Blake ripresa negli anni in maniera sontuosa da Tony Rice e Never Tire Of The Road che l’irlandese Andy Irvine scrisse in omaggio a Woody Guthrie.
Il resto non è comunque da meno con il continuo rincorrersi di accostamenti proposti con sagacia e gusto come per esempio quello che vede le reminiscenze gaeliche di Mingulay Boat Song incontrare l’indimenticabile melodia di Ashokan Farewell composta dal fiddler americano Jay Ungar oppure il tradizionale Careless Love che abbraccia blues e jazz e che sfocia nell’accoppiata di brani irlandesi come Out On The Ocean e The Blarney Pilgrim sorprendendo piacevolmente l’ascoltatore.
La waitsiana Come On Up To The House densa di umori gospel vede unirsi con la frizzante Anniversary Reel e proseguendo sono da citare gli accostamenti tra l’Irlanda di Plains Of Boyle e Kitty’s Wedding inframezzate dalla folk song statunitense Good Ole Rebel, la suggestiva Tribute To Peadar O’Donnel a cui fa seguito il capolavoro del folksinger canadese Stan Rogers con una corale e appassionante Northwest Passage e la conclusiva work song sudista Pick A Bale Of Cotton che viene accostata al classico irlandese Rocky Road To Dublin.
Naturalmente c’è molto, molto altro in un insieme coeso e duttile che mostra indubbiamente quante affinità ci siano tra questi repertori, rimarcando un lavoro che fa emergere tutta la grande cultura e passione di Pulin & The Little Mice.
Autoprodotto (Irish Folk, Folk, 2023)
Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2024