Roguie Ray ha passato gran parte della sua vita cantando, suonando e vivendo il blues. Le parole introduttive alle consuete note di copertina non fanno una piega. Così su due piedi eccovi svelata l’identità e l’indole di questo energico cantante, armonicista.
Assiduo frequentatore dei club del New England alla testa di numerose formazioni, nel 1986 raggiunse una certa notorietà con i Blue Monday autori di un doppio album pubblicato dalla Kent Records.
Il tempo scorre inesorabile, sono spuntati i primi capelli bianchi ma la voglia di suonare è rimasta quella di una volta. Sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda di Ray non è poi così difficile. Avrete capito che la dimensione più vera per apprezzare la vena musicale di questo personaggio è quella tipica dei fumosi locali americani.
A mio avviso il pregio maggiore di questo disco è quello di restituire proprio quell’atmosfera. Pur essendo registrati in studio, i nove pezzi di Born With The Blues, assomigliano tanto ad un repertorio da eseguirsi in una fredda serata invernale. Per scaldare il pubblico non chiede poi molto. Ha solo bisogno di una buona chitarra consegnata nelle mani esperte di Fred James e di una valida sezione ritmica formata dal bassista Bob Kommersmith e dal batterista Bill Swartz.
Il gioco è fatto, dopo aver aperto la breccia con She’s Gone, shuffle tutto ritmo e armonica, si prosegue con il coinvolgente Murdered By Love, immancabile nella sua consueta scaletta. Finalmente, giunge il momento di respirare con il lungo slow Old Fashioned Funny Feeling. Jump Start My Heart fa capire che è tempo di ripartire per l’ultima cavalcata finale. Quando ormai le birre si fanno sentire inchioda tutti alla sedia con le lunghe ballate What’s A Man To Do e Please Mr. King.
Blues, sweat & tears.
Appaloosa AP 108 (Blues, 1994)
Fabrizio Berti, fonte Out Of Time n. 7, 1994