Vengono dall’Arizona e sono una band cosmopolita che ospita nelle loro fila musicisti provenienti dalle culture più disparate. E’ così che nei Mollys, troviamo un’irlandese dal nome Nancy McCallion, una ragazza messicana, ovvero Catherine Zavala ed un musicista dalle origini norvegesi, tal Dan Sorensen, tra gli altri. Mischiando i Los Lobos a Casadei, ed i Pogues alle polke romagnole, i Mollys sono giunti al loro sesto album, proponendoci un’interessante miscela fra folk e tex-mex, che si sviluppa attraverso polke e mazurke dal sapore campagnolo.
Intendiamoci, talvolta si esagera esaltando bands del genere solo perché provengono da oltre oceano, dimenticando che il liscio nostrano di Casadei, Castellano e Pasa, non si discosta poi di tanto da questo tipo di folk. Comunque i Mollys ci mettono del loro, e sono una banda piacevole, che attinge molto dalla musica irlandese e da quella texana-messicana.
Fisarmoniche a tempo di walzer, deliziosi duetti vocali e accordion spumeggianti si sprecano in questo Moon Over The Interstate, The Sierra Madre, Up Spoke The Baby o Dance With Me Johnny, sono ballate divertenti e piene di brio, ideali da ascoltare mentre si mangia un panino al prosciutto con un buon bicchiere di vino rosso. La celebrazione del liscio romagnolo made in Usa si ha nel lungo medley (nove minuti), comprendente Holding On/l Want To Polka/Skoda Lasky/Beer Barrel Polka/Carnival Mundo, all’ascolto del quale nessuno riuscirebbe a stare fermo sulla sedia.
E’ ovvio che nel vasto panorama americano delle indies c’è di meglio, anche se i Mollys si ritagliano degnamente il loro spazio; attenzione, però, a non farsi abbagliare dalle bands che sembrano originali solo perché escono dai canoni tradizionali del rock.
Apolkalips APN 9801 (Conjunto, 1998)
Fabio Nosotti, fonte Out Of Time n. 29, 1998
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