Astral Weeks segna un’era nella musica folk moderna. Si può tranquillamente definire questo album lo spartiacque tra una precedente concezione della musica tradizionale (celtica e irlandese, ma non solo) e l’idea moderna di contaminazione tra generi. Negli otto brani che compongono il disco, infatti, si percepisce la volontà dell’autore di eseguire i suoi brani, ispirati alla musica della sua terra, ma con una sezione ritmica jazz e blues a cui si aggiungono strumenti più tradizionali come il flauto, il sax soprano e gli archi.
I brani contenuti sono uno ‘stream of consciousness’ musicale, come li definisce lo stesso Morrison nelle note di copertina, ovvero un flusso continuo di sensazioni ora forti ora pacate, ma mai banali. Nel disco non è presente nessuna canzone adatta a essere pubblicata come singolo e a diventare una hit, perché tutti i brani sono come legati tra loro per raggiungere un fine più elevato (solo musicale?) che effettivamente raggiungono senza fatica.
Apre la title track Astral Weeks, un mantra vanmorrisoniano di sette minuti che ci catapulta in questo mondo meraviglioso fatto di piccole pennellate sonore. La chitarra di Jay Berliner lavora divinamente.
Beside You, pur essendo perfetta, è meno immediata e abbisogna di più ascolti per essere metabolizzata. Fa capolino una caratteristica cara a Van Morrison e che sarà molto presente in futuro sui suoi dischi folk: la ripetizione ossessiva di parole o intere frasi per dare maggiore suggestione al brano.
Sweet Thing, che ricordiamo in una grande versione dei Waterboys su Fisherman’s Blues, è orecchiabile e il basso acustico di Richard Davis la guida con rigore. Direi che è tra i brani più accessibili dell’album assieme a The Way The Young Lovers Do.
Cyprus Avenue chiude il primo lato, denominato In The Beginning, e anche qui si sente quanto epocale sia il cambiamento attuato da questo lavoro di Van Morrison. C’è l’infanzia a Belfast e i suoi ricordi personali, ma se la potenza della voce del musicista è nota, è ancora una volta l’arrangiamento a stupire e sono il produttore Lewis Merenstein e l’arrangiatore Larry Fallon ad avere sicuramente parte del merito.
Il secondo lato del disco, denominato Afterwards, non è da meno. The Way The Young Lovers Do è breve ed è il brano più folk-rock con una sezione di fiati che sostiene il tutto. Anche qui non si può dimenticare la versione che farà Jeff Buckley venticinque anni dopo.
Madam Georgie è il fulcro di tutto Astral Weeks e uno dei punti più alti dell’intera poetica musicale vanmorrisoniana. Dieci minuti di quello ‘stream of consciousness’ che dicevamo sopra che non si possono assolutamente descrivere, ma si devono solo ascoltare.
Ballerina nasce da pochi cenni di chitarra, di vibrafono e poi cresce per dar sfogo alla voce possente del musicista. Altri sette minuti bellissimi.
Chiude la breve e acustica Slim Slow Slider con un gran flauto jazzato di John Payne. Se fosse su un disco qualunque la ricorderemmo a lungo per la sua bellezza, qui è solo una canzone normale (?).
Se amate il folk Astral Weeks dovete comprarlo immediatamente, punto e basta.
Warner 1768 (Celtic Folk, Irish Folk, 1968)
Fabrizio Demarie, fonte TLJ, 2006
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