I Matchbox sono conosciuti in Inghilterra come la band che si è messa in testa di vendere il rockabilly al pubblico della new-wave. Il divertente è che ci riescono senza neanche molta fatica, vista la pronta ascesa nelle charts inglesi dell’album Rockabilly Rabel, del singolo Buzz Buzz A Diddle di Freddie Cannon e di questo Midnite Dynamos. Robert Gordon, Steve Nardella (USA), Hank C. Burnette (Svezia), Matchbox, Freddie Fingers Lee, Crazy Cavan, Al Roberts Jr. sono la prova vivente dell’esistenza di gente convinta in un revival del rockabilly e dei fifthies.
La storia sembra dar loro ragione visto che in Inghilterra si sta assistendo anche ad una rinascita del rhythm & blues (Feelgoods, Inmates, Nine Below Zero) e perfino del vecchio rock texano alla Doug Sahm con quel pazzo e divertente di Joe Carrasco. C’è posto per tutti dunque purché si abbia un minimo di capacità strumentale e qualche idea. A scanso di equivoci sono contrario ai critici che accettano un musicista in base alle sue idee dando relativa importanza al fatto che sappia poi metterle in musica.
Tornando al rockabilly, il genere ha sempre avuto nella vecchia Europa un suo seguito visto che ancora oggi esistono negozi specializzati in articoli anni cinquanta, locali frequentati da ragazzi con giubbotti neri, tatuaggi, pantaloni stretti e corti, ciuffi impomatati, ragazze con tacchi a spillo, gonne a ruota e giarrettiere. Una parte della critica ha giudicato i Matchbox bravissimi e in grado di fornire delle ottime covers version degli originali. Ma perché allora non preferire gli originali? Perché non andarsi a sentire Buddy Holly, Gene Vincent, Eddie Cochran, Lloyd Copas o Johnny Horton?
L’altra campana sostiene il contrario. Riconosce al leader Bloomfield di accostarsi agii originali con profondo rispetto e di rifiutare i soliti pezzi come Lucille o Hound Dog. Il problema resta insoluto. Midnite Dynamos é, a mio soggettivo parere, un buon disco, fresco e pimpante. Steve Bloomfield ha decisamente preso in mano la band e compone ben otto pezzi su tredici a dispetto di coloro che li giudicano solo buoni imitatori. C’è anche una versione di Southern Boys e Geraint Watkins come ospite.
Magnet 5036 (Rockabilly, 1980)
Max Stefani, fonte Mucchio Selvaggio n. 37, 1981