Hogshead - Rockin' In The Country cover album

Date uno sguardo al manifesto, non agitatevi e non fatevi ingannare dalle apparenze. Gli Hogshead sono londinesi, suonano del genuino rockabilly, cantano con la voce rauca e grintosa di vecchi consumati rockers e potrebbero diventare i diretti eredi dei Lost Planet Airmen di Comm. Cody in versione inglese ed in veste leggermente più acustica.
La loro strumentazione ed il loro suono già dalle prime battute risultano un’azzeccatissima formula che comprende una buona dose di skiffle catalizzata da ottimo e stagionato rock & roll in un crogiolo di country. I nostri non disdegnano infatti di inserire all’occorrenza il fiddle, il mandolino e persino un dobro in una sezione ritmica dove sguazzano (è il caso di dirlo) due o tre chitarre acustiche o elettriche, un pianoforte, un contrabbasso ed un’armonica a bocca indiavolata.
Il repertorio, facilmente rilevabile dallo stesso titolo che appare di per sé tutto un programma, si basa quasi esclusivamente su loro composizioni originali pervase di spirito americano fino all’ultima nota: sei brani firmati dal chitarrista e mente della band David G. Elvin, uno dell’armonicista David Vaughan ed uno della voce solista Colin Davidson.

Con motivi a rapida presa quali l’iniziale Slap Bass Boogie, in cui una semplice ma efficace progressione di accordi (ricordate Kick In The Head dei New Riders?) introduce le scale del contrabbasso eseguite con la tecnica dello slappin’, o Feed The Hogs in tutto somigliante ad una Hot Rod Lincoln di Cody cantata in falsetto, o ancora l’eccellente Big Willy & Ramona, una storia di donne e motori in un’America degli ultimi anni cinquanta (“get back, hey Willy, get back”), troviamo dei tentativi, peraltro riusciti, di atmosfere country nella migliore tradizione (Lola’s Lightn’, Eastbound And Down) che non stonano affatto con in resto del materiale.
Tra l’altro Dave Hatfield, il bassista, accompagna stabilmente il gruppo country bluegrass britannico di Peter Stanley e Brian Golbey e la coppia di chitarristi Orrin Star e Gary Mehalick. Bring Morning Light di Larry Kingston è una stupenda ballata ad ampio respiro dal sapore texano che ricorda ancora molto da vicino certi titoli particolarmente felici di Commander Cody come Seeds & Stems Again o Kentucky Hills Of Tennessee con diverse soluzioni prese in prestito da Lubbock di Terry Allen (ascoltare per credere!).

Per l’intera durata dell’album non si avvertono né sintomi di scadimento né momenti di noia; tutto procede sul filo di un ritmo trascinante all’insegna della sorpresa e della scoperta da parte dell’ascoltatore. Qualcuno più smaliziato potrebbe provare la sensazione di avere già sentito tutto quanto da qualche altra parte. Il fatto non è escluso a priori, ma il deja vu per gli Hogshead non rappresenta un punto d’arrivo, bensì di partenza. L’album in questione si trova in circolazione ormai da parecchi mesi, distribuito dall’etichetta inglese Waterfront (c/o Dave Peabody, Stanley & Golbey etc.). Teneteli d’occhio: si rifaranno vivi ed in forze fra non molto, con nostro grande piacere.

Rollercoaster 2003 (Rockabilly, 1980)

Paolo Carù, fonte Mucchio Selvaggio n. 36, 1980

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