Sì, vediamo di chiudere il capitolo banjo, almeno per il momento, dato che un’agenzia A.N.S.I.A. pervenutami recentemente, mi ha informato che nelle 299 bluegrass band in attività in Italia (erano 300, cifra tonda e storica, ma i Blue Ice si sono sciolti a fine marzo… brutta questa!) i banjoisti ormai hanno tutti il suono di Sonny Osborne o Jim Mills o addirittura Dario Lantero, mentre i vari chitarristi, mandolinisti, dobroisti e assimilati schiumano di rabbia per il non-suono dei loro strumenti. Finiamo così di parlare delle ‘padelle musicali’, poi passeremo ad altro. Ultimo (per ora) argomento: pelli!
Credo di non avere mai parlato in dettaglio della pelle, non per quel che concerne i diversi tipi esistenti in commercio, per cui eseguo un rapido ‘Banjo Head Round Up’ con annesso commento. Per anni e anni la pelle da banjo si scriveva Remo Weatherking, la prima ‘pelle di plastica’ esistente. Poi sono arrivati diversi altri nomi, come Ludwig, Tennessee, 5-Star (della Stewart-MacDonald), e più recentemente Saga, Deering e Showcase (fabbricata peraltro dalla Ludwig).
Quasi ognuna di queste marche offre diversi modelli, per suoni diversi, ed esistono comunque differenze spesso marcate fra le diverse marche. Entriamo in dettaglio. La classica Weatherking è disponibile in due spessori diversi, ma nessuno lo sa perché i signori della Remo non lo dicono: ci si accorge della differenza, vedendole, ma non è quasi mai possibile ordinare una pelle più o meno sottile dai diversi fornitori, e al prezzo usuale, dovendo pagare un prezzo ben più alto per averla dalla stessa Remo. La regola generale è che una pelle più spessa dà un suono più pieno, a parità di tensione, ma la Weatherking ‘frosted’ (cioè con la classica vernice bianca ruvida sull’esterno) dà comunque un suono pieno e ricco, ed è per questo la preferita della maggior parte dei professionisti e non. Il suo difetto è (o era) quello di rompersi sotto tensioni anche non eccessive, ma devo dire che a me è capitato una volta sola in quasi 20 anni, quindi non drammatizzerei.
Se però volete una pelle dal suono più acuto, secco e netto, potete provare, sempre Weatherking, la versione liscia (‘smooth’), odiononvoglia anche la versione trasparente (‘clear’), che farà assomigliare il vostro banjo ad un acquario, e gli donerà uno splendido suono da vetri rotti, senza bassi nemmeno per errore.
Considerandovi ormai banjoisti seri mi permetto di pensare che non vogliate farlo, e che alla peggio possiate ‘acutizzare’ un pó il vostro banjo come faceva Larry McNeely, cioè carteggiando lievemente la vernice per ridurre lo spessore della pelle senza comprometterne la resa sui bassi. Poniamo però che il vostro banjo sia come quello di Bela Fleck, cioè un pó cupo: potrete provare la 5-Star, più sottile della Weatherking (.007 pollici) e decisamente più resistente alla tensione anche brutale. Bela usa una 5-Star da secoli, e ne è contento, io non ne ho mai tenuta una su un mio banjo per più del tempo necessaria ad accordarla. Voi sperimentatela, e poi mi direte. Molto (o tutto) dipende dal banjo che avete e dal tipo di suono che preferite, come sempre.
Simile alla 5-Star è la Saga Superior, ma ad un prezzo più basso. Sempre della Saga esiste una Superior Head in versione Heavy, studiata per ridurre le armoniche acute esasperate (ed esasperanti) di alcuni banjos. Molto simile invece alla Weatherking versione spessa (.010) era la Tennessee, ora non più in commercio: è quella che vedete da circa 13 anni sul banjo di Alan O’Bryant, e se vi piace il suono ‘grasso’ non lasciatevi scappare eventuali fondi di magazzino che potrete incontrare sulla vostra strada.
Non so dirvi molto sulle pelli prodotte dalla Ludwig per diverse marche (come vi ho detto prima Showcase, Stelling e altre), ma direi che siano simili alla Weatherking, quindi buone.
Buone e ‘tradizionali’ anche se sul versante sottilino mi sono sembrate anche le Deering ‘normali’ che ho visto. Dico normali perché i signori Deering offrono una varietà di pelli ‘strane’, ad esempio nere, metallizzate con effetti speciali e così via, con suoni diversi e soprattutto diversi look… Earl non le userebbe mai, quindi lasciamo stare!
E ora qualcosa di completamente diverso (come direbbero quelli di Monty Python): le Fyberskyn, prodotte dalla Remo originariamente, e più recentemente anche dalla Stewart-MacDonaId o Waverly che sia. Nate per ricreare il suono della pelle vera, queste pelli totalmente di plastica sembrano costituite di fibre distese su un supporto di plastica trasparente, quindi nell’insieme sono un pó opalescenti, e sono disponibili in un paio di diversi spessori. Il suono, inutile dirlo, non è quello della pelle vera, ma è in qualche modo più caldo di quello delle altre pelli, più pieno e grasso, ma sicuramente (come conseguenza della minore prontezza di risposta di ogni parte spessa) meno schioccante. Ottime quindi per un suono da old-time music, e per banjos molto brillanti come alcuni Stelling, le Fyberskyn trovano utilizzo limitato nei classici Gibson Mastertone e modelli simili, a menoche non piaccia un suono sedato e a volte lievemente opaco. Una curiosità: ho visti diverse Fyberskyn acquistare, col tempo, una colorazione giallastra simile a quella della pelle vera, ma non chiedetemi perché ciò accada, e in ogni caso non ha nulla a che fare col suono. Per la scelta del quale fate voi, come sempre, e sappiate che se volete provare tutte le possibilità offertevi dal mercato delle pelli (brutta anche questa) vi converrà chiedere un leasing.
Il mio consiglio, in questo caso, è diverso dal solito: sul vostro banjo piantateci una bella Weatherking normale, con la tensione giusta (già discussa), e una volta trovato un suono buono (non dico favoloso, cominciamo da buono) evitate ulteriori sperimentazioni e LASCIATELA STARE!!! Dopo alcune settimane, o meglio alcuni mesi, se proprio siete sicuri che sia la pelle la responsabile della vostra insoddisfazione timbrica, vedete cosa non vi piace, e provate una 5-Star, o una Superior, o una Ludwig, o una Fyberskyn a seconda di quali frequenze vi sembrano molto penalizzate.
Soprattutto ricordate due cose:
1) ogni pelle nuova, in particolare la Weatherking o la 5-Star, dà un suono che possiede inevitabilmente un fastidioso ‘sibilo’ (‘hiss’ degli Autori anglosassoni, N.d.A.) che scompare in alcune settimane, e
2) scordatevi che una pelle invecchi o perda timbro col passare degli anni. C’è chi lo sostiene, ma mi sembrano palle, e conosco gente (Tom McKinney, me stesso) che rimpiange di avere cambiato per banali ragioni estetiche pelli in uso da 10 o 12 anni, riconoscendo che passano secoli prima che il banjo torni a suonare come prima del cambio di pelle.
E’ tutto: la prossima volta chitarre, o vostre lettere…
Silvio Ferretti, fonte Country Store n. 32, 1996