Herb Pedersen

Come opportunamente ha avuto modo di affermare l’autorevole Barry McCloud, Herb Pedersen per molti anni è stato considerato il ‘musician’s musician’, già molto prima che raggiungesse quell’altissimo livello di popolarità conseguente al fatto di essere stato membro fondatore (e fondamentale) della Desert Rose Band. Ma se è vero che è stata proprio la band di Chris Hillman a far conoscere il viso di Herb al grande pubblico, è altrettanto vero che quest’ultimo, cosciente o meno che lo fosse, ha avuto modo di ascoltarne la voce, il suo banjo e la sua sei corde in centinaia di incisioni, a partire dalla seconda metà degli anni ‘60.

I suoi primi contatti con la musica live li ebbe in tenerissima età, spettatore di numerosi folk festival che dalla fine degli anni ‘50, nei periodi estivi, allietavano la tranquilla Bay Area. Furono proprio quei festival ad avvicinarlo al suono acustico e tradizionale, e a lasciare un’impronta indelebile sulla sua formazione che caratterizzerà l’intera carriera di musicista, così come quelle di David Nelson (New Riders Of The Purple Sage), Chris Hillman o Jerry Garcia, anch’essi nella stessa maniera legati a quel suono. A differenza però di costoro, che amarono tornare di tanto in tanto al bluegrass per ‘disintossicarsi’, Pedersen decise di approfondire lo studio del 5-string banjo, cercando di emulare, per quanto possibile, il three-finger picking di Earl Scruggs. La sua prima esperienza di gruppo risale a quel periodo, tardi anni ‘50, quando formò i Pine Valley Boys in California, una delle tante band sorte grazie a giovani talenti che in seguito avrebbero conquistato fama internazionale: i Country Boys di Clarence e Roland White, in seguito divenuti Kentucky Colonels; i Mad Mountain Ramblers di David Lindley; gli Scottsville Squirrel Barkers di Chris Hillman; i Golden State Boys di Vern e Rex Gosdin, ecc. In seguito Herb ebbe modo di collaborare con Vern Williams, un ‘puro’ del genere bluegrass arrivato dall’est, oggi poco attivo, ma con alle spalle un paio di bellissimi dischi Rounder.

Nel 1961, a soli diciassette anni, fece le valige per Nashville, e dopo sei mesi in città già si esibiva davanti ad una telecamera per uno show locale, il Carl Tipton‘s Bluegrass TV Show. La conoscenza di David Grisman, tornato in California (suonerà nei suoi Smokey Grass Boys), e l’esperienza maturata al fianco di Vern Williams, portarono Herb ad essere riconosciuto come uno dei più promettenti giovani banjoisti, tanto da essere contattato nientemeno che da Lester Flatt in cerca di un sostituto di Earl Scruggs, temporaneamente in ospedale. Era il 1967. L’anno successivo i Dillards, lasciato alle spalle il bluegrass che li rese famosi per un suono elettrificato, invitarono Pedersen a far parte della band, e con lui registrarono un paio di dischi, Wheatsheaf Suite e Copperfield. Da quel momento tutto si fece più facile, non doveva fare altro che vedersi proporre collaborazioni, numerosissime, a partire da Evangeline e Pieces In The Sky di Emmylou Harris, e via via con i Country Gazette, Linda Ronstadt, Johnny Rivers, Rita Coolidge, Doug Dillard, Flying Burrito Brothers, Kris Kristofferson, Gram Parson, John Prine, Spanky & Our Gang, Rusty Weir, ecc.

All’attività in studio alternava lunghi tours con personaggi del calibro di Jackson Browne, prima, e John Denver più tardi. In questo periodo molto intenso registrò due album, Southwest del 1976 (ristampato dalla Lime) e Sandman del 1977 (fuori catalogo), entrambi per la Epic Records. Il secondo offriva un ottimo brano, Our Baby’s Gone, in seguito ripreso dalla Desert Rose Band, che gli fece provare l’emozione di entrare nella classifica dei dischi country più venduti.

Ma la carriera discografica a suo nome si dimostrò subito poco adatta al nostro, tant’è che tornò a guadagnarsi da vivere suonando per altri: ancora Emmylou Harris, Linda Ronstadt, Dillards, Johnny Rivers, oltre a John Stewart, Jesse Winchester, Allan Clarke, Doobie Brothers, Kim Karnes, Gordon Lightfoot, Tanya Tucker… fino al 1984, anno in cui registrò Lone­some Feelin’ per la Sugar Hill, un gran bel disco che ancora oggi lascia chiaramente intendere quale sia stato il background della Desert Rose Band. Lascio che siate voi direttamente a constatare il motivo per cui questa formazione sia in seguito stata giudicata una delle migliori realtà country rock degli anni ‘80, invitandovi ad ascoltare soprattutto i primi dischi, fondamentali per ogni collezionista di buona musica americana.

Seguendo la carriera discografica di Herb Pedersen, mi riferisco soprattutto alle collaborazioni, si scopre il miglior suono country californiano, e non solo, dell’ultimo quarto di secolo. Tutto quello che ha realizzato Herb Pedersen è frutto di un profondo amore per il proprio lavoro, di grande preparazione e professionalità. Una garanzia alla quale si è affidata l’industria discografica (ha curato gli arrangiamenti vocali di Trio con la Parton, Ronstadt e la Harris!) e cinematografica (numerose le colonne sonore per il cinema e la televisione), mai rimanendone deluse.

E una umiltà che lo ha spinto a partecipare a progetti di sconosciuti con lo stesso spirito delle grandi occasioni a fianco di nomi quali Diana Ross, Stephen Stills, Kenny Rogers, Earl Scruggs o James Taylor. E tutto questo senza mai scordare il buon vecchio bluegrass. Probabilmente uscito dagli studi di registrazione correva a casa dal suo Deering, primo vero amore di gioventù. Infatti, nonostante non avesse avuto molte occasioni di suonarlo durante le suddette sessions, la sua tecnica sullo strumento si è sempre dimostrata pari a quella di molti altri famosi banjoisti principalmente impegnati in quel ruolo. Lo ha ampiamente dimostrato con Here Today insieme a David Grisman, Vince Gill, Jim Buchanan e Emory Gordy in uno dei dischi di bluegrass tradizionale più belli degli anni ‘80. Potete quindi immaginare quanto i bluegrass fans abbiano gradito la sua scelta, una volta scioltasi nel 1993 la Desert Rose Band, di formare un gruppo bluegrass con alcuni veterani e altri giovani musicisti di talento.

Dal 1994 i suoi Laurel Canyon Ramblers hanno inciso due dischi, molto belli, per la Sugar Hill Records (non riuscendo tuttavia a dir no all’amico Chris che nel frattempo gli ha chiesto di registrare l’altrettanto valido, elettrico Bakersfield Bound, sempre su Sugar Hill), insieme a Bill Bryson, ex bassista della Desert Rose Band, Country Gazette e Bluegrass Cardinals, anch’egli già membro, solo in tour, delle bands di Doug Dillard e Dan Fogelberg, ha recitato nel film The Long Riders di Walter Hill del quale ha anche curato la colonna sonora, ha collaborato con Byron Berline, Rose Maddox e decine di altri, ed è stato nominato ‘Bass player of the year’ nel 1990 dalla Accademy Of Country Music. Poi Billy Ray Lathum, ex banjoista dei Kentucky Colonels, alla chitarra nel primo album. Kenny Blackwell, mandolinista allievo di Jethro Burns, ex membro dei Grass Is Greener di Richard Greene, affermato session man con collaborazioni di alto livello (Neil Diamond, Witcher Brothers, ecc.), autore di diverse colonne sonore televisive e cinematografiche. Infine Gabe Witcher, violinista di notevoli doti, vincitore di ogni Fiddle Contest tenuto nella West Coast da dieci anni a questa parte, anch’egli affermato session man e autore di colonne sonore, nella band dal secondo album Blue Rambler 2.

Il bluegrass dei Laurel Canyon Ramblers è molto fedele alla tradizione, influenzato dal suono, armonie vocali e repertorio di storici gruppi come Osborne Bros., Flatt & Scruggs e Red Allen & The Kentuckians, pur spesso ricordando il sound delle migliori formazioni della West Coast, e reso attuale dalla scelta di brani di derivazione country, con l’aggiunta di diversi riusciti originals.

Discografia consigliata:

Solista:
-Southwest, 1976 (Ristampa Line)
-Lonesome Feelin’, 1984 (Sugar Hill)

Con Desert Rose Band:
-Desert Rose Band, 1987 (Curb)
-Running, 1988 (Curb)
-Pages Of Life, 1990 (Curb)

Collaborazioni:
-Emmylou Harris, Elite Hotel, 1975 (Reprise)
-Emmylou Harris, Luxury Liner, 1977 (Warner Bros.)
-Gill, Grisman, Buchanan, Pedersen & Gordy, Here Today, 1982 (Rounder)
-Chris Hillman, Morning Sky, 1982 (Sugar Hill)
-Chris Hillman, Desert Rose, 1984 (Sugar Hill)
-Parton, Ronstadt, Harris, Trio, 1987 (Warner Bros.)
-David Grisman, Home Is Where The Heart Is, 1988 (Rounder)
-Dillards, Let It Fly, 1990 (Vanguard)
-Chris Hillman & Herb Pedersen, Bakersfield Bound, 1996 (Sugar Hill)
-Rice, Rice, Hillman & Pedersen, Out Of The Woodwork, 1997 (Rounder)

Con Laurel Canyon Ramblers:
-Rambler’s Blues, 1995 (Sugar Hill)
-Blue Rambler 2, 1996 (Sugar Hill)

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 36, 1997

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