Nanci Griffith è una delle figure di culto della canzone d’autore americana, con un appassionato seguito sia negli States che In Europa dove, in particolare in Irlanda e in Gran Bretagna, ha raccolto ottimi consensi. Negli States ha ricevuto riconoscimenti dalla critica culminati con l’assegnazione di un Grammy Award nel 1993 per l’album Othter Voices Other Rooms, ma il successo commerciale l’ha solo sfiorata, premiandone però la vena di autrice. Love At The Five And Dime è stato il primo hit per Kathy Mattea, mentre nel 1991 Suzy Bogguss ha portato al successo Outbound Plane, scritta da Nanci con Tom Russell. Nanci Griffith comunque rappresenta un’autrice e un’interprete che ha saputo, nel corso di una carriera che si avvicina al quarto di secolo, coniugare folk, country, rock’n’roll e pop in maniera personale, trovando spesso ispirazione nella grande tradizione letteraria del Sud degli Stati Uniti con autori quali Eudora Welty, Carson McCullers, William Faulkner, Truman Capote, Tennessee Williams e Larry McMurtry fra gli altri.
Nanci nasce a Seguin, Guadalupe County, Texas il 6 luglio 1954 e ben presto si trasferisce ad Austin, città che già all’epoca offriva una scena culturale ricca ed effervescente. Grazie ai genitori, Marlin e Ruelene, grandi appassionati di musica e possessori di una notevole collezione discografica, le si apre un ampio mondo musicale che influenzerà profondamente il suo approccio alle più svariate esperienze. Il padre è un cultore di musica tradizionale, dal folk degli Appalachi a Woody Guthrie, da Odetta a Carolyn Hester, dalla Carter Family a Pete Seeger, con un profondo amore per i cantautori folk, cosa che influenzerà notevolmente la giovane Nanci. La madre invece è affascinata dalla beat generation e il suo orientamento musicale propende verso il jazz, da Dave Brubeck a Count Basie, da Woody Herman ai grandi crooner degli anni ‘50. In questo ambiente che trasuda musica da ogni dove, è inevitabile che Nanci Griffith coltivi il suo amore per la musica già dagli anni della scuola, parallelamente agli studi che la porteranno a laurearsi in pedagogia alla University of Texas di Austin. Proprio a due passi dall’università sorgono, in Guadalupe Street, innumerevoli locali e in uno di essi, il minuscolo Hole In The Wall, viene ‘scritturata’ a 14 anni per esibirsi là dove a quell’età non avrebbe potuto nemmeno entrare.
Si susseguono da allora esperienze più o meno importanti fino al 1976 quando viene messa sotto contratto dalla B.F. Deal, etichetta indipendente di proprietà di Mike Williams, musicista culto in ambito texano, autore tra l’altro di un grosso hit su scala nazionale con Catch Another Butterfly portato al successo da John Denver. Nel 1997 la B.F. Deal stampa un sampler che comprende quattro voci nuove e promettenti del panorama cantautorale texano e Nanci fa bella mostra di se con tre composizioni interessanti: Texas Boy, If I Were A Child e Double Standard Blues.
L’anno seguente è la volta dell’esordio, grazie al supporto dell’allora marito Eric Taylor e alla produzione di Mike Williams. There’s A Light Beyond These Woods è un album essenzialmente folk con venature country, ancora acerbo in alcuni momenti ma già ricco di spunti e di citazioni. La title-track, dolce e autobiografica, sarà uno dei brani più amati da Nanci, tanto da meritarsi una riedizione qualche anno dopo, diventando anche un punto fermo nelle sue esibizioni live. Montana Backroads, con il suo intrecciarsi di banjo (Tom Pittman), mandolino (Tom Ellis) e dobro (Rick West), è uno del brani migliori, mentre I Remember Joe e Alabama Soft Spoken Blues sono da ricordare per la loro dolcezza. Dall’esordio al secondo album passano ben quattro anni, siamo nel 1982, e Nanci Griffith si affida ad un’altra minuscola label, la Featherbed Records.
A Fredericksburg, nella splendida regione vicino ad Austin denominata ‘Hill Country’, incide Poet In My Window. Un album che strumentalmente non si distacca molto dal precedente, quasi interamente acustico, imperniato su ballate che si fanno sempre più mature, melodicamente e stilisticamente più personali. Marylin Monroe/Neon And Waltzes è la splendida apertura. Heart Of A Miner, October Reasons, Workin’ In Corners (ricordando i giorni del Hole In The Wall) e la cover di Tonight I Think l’m Gonna Go Downtown di Jimmie Dale Gilmore sono i gioiellini che fanno di Poet In My Window un ottimo disco. Una delle svolte più importanti della carriera dl Nanci avviene quando nel 1983 incontra Jim Rooney, leggenda del folk revival negli anni sessanta nella East Coast. Jim Rooney, convinto delle qualità di Nanci Griffith, la porta a Nashville, ne impreziosisce il suono chiamando a raccolta alcuni eccellenti session men e, grazie all’ormai maturo songwriting dell’autrice texana, vengono incisi quelli che a mio parere rimangono i più freschi e godibili albums del primo periodo.
Once In A Very Blue Moon viene inciso nell’estate del 1984 ed è uno dei capolavori di Nanci. Difficile citare qualche canzone, tale è l’unitarietà della proposta, nella quale arrangiamenti elettroacustici e testi sempre più profondi ed impegnati rendono l’album a distanza di parecchi anni attuale e brillante. Ghost In The Music scritta assieme all’ex marito Eric Taylor è la degna apertura del disco, con splendide chitarre acustiche nelle mani di Pat Alger ed elettriche in quelle di Phillip Donnelly e una precisa sezione ritmica che è formata dal compianto Roy Huskey Jr. al basso e da Kenny Malone alla batteria. Love Is A Hard Waltz, Mary And Omie e I’m Not Drivin’ These Wheels (grande road song!) sono altre ottime composizioni di Nanci, mentre interessanti sono le covers, presenti in maniera più consistente rispetto al passato.
Roseville Fair di Bill Staines è contrappuntata dal banjo dl Bela Fleck e dal fiddle di Mark O’Connor. Ballad Of Robin Winter-Smith è del grande texano Richard Dobson, mentre If I Were The Woman You Wanted è dell’allora sconosciuto amico Lyle Lovett che dovrà molto a Nanci a livello di ‘promoting’. La canzone che dà il titolo all’album è una splendida composizione di Pat Alger e Eugene Levine, dalla melodia molto accattivante e diventa un piccolo classico della produzione di Nanci Griffith.
Stessa produzione di Jim Rooney, stesso ‘giro’ di musicisti, stessi studi dl registrazione a Nashville (il Jack Clement’s Cow-boy Arms Hotel and Recording Spa) per il seguente disco, The Last Of The True Believers, che esce nel 1986. Nove composizioni di Nanci più due covers, per un album se possibile ancora più ispirato del già ottimo disco precedente. The Last Of The True Believers apre alla grande l’album, trascinante canzone con l’apporto vocale di Lyle Lovett, come in quasi tutto il disco. Si prosegue con Love At The Five And Dime, una delle più belle storie raccontate da Nanci, la storia d’amore tra Eddie, musicista country e Rita, cassiera ai supermercati Woolworth. Anche in questo caso si dovrebbero citare tutti i brani dell’album, vista l’altissima qualità delle canzoni. Ricordiamo solo St. Olav’s Gate, valzerone country di Tom Russell, More Than A Whisper, Banks Of The Pontchartrain, Goin’ Gone di Pat Alger e The Wing And The Wheel, accorato brano posto alla fine del disco, spesso usato da Nanci come chiusura dei suoi concerti.
Un altro degli incontri che caratterizzeranno in positivo la carriera musicale e la maturazione artistica di Nanci Griffith avviene nel 1987 quando viene contattata da un giovane musicista (aveva suonato le tastiere con gli Oak Ridge Boys e Rodney Crowell) divenuto membro dello staff della MCA, Tony Brown. Affascinato dalla musicalità di Nanci, Tony Brown le fa firmare un contratto con la major che porterà all’incisione di ben cinque abums: i primi tre prodotti dallo stesso con la collaborazione della stessa Nanci. Lone Star State Of Mind esce nel 1987 ed è la naturale prosecuzione del discorso musicale intrapreso con i due precedenti dischi.
Arrangiamenti elettroacustici, forse più country oriented, un bilanciamento perfetto di brani scelti tra composizioni di altri autori e canzoni scritte dalla stessa Griffith. Da segnalare tra i primi la canzone che dà il titolo alla raccolta, una nostalgica composizione del trio Fred Koller, Pat Alger e Eugene Levine, From A Distance, splendida ballata di Julie Gold e buon hit in Gran Bretagna e la tradizionale Sing One For Sister composta dall’allora semisconosciuto amico di Nanci, Robert Earl Keen. Tra le composizioni di Nanci spiccano l’intensa Cold Hearts/Closed Minds, la trascinante Ford Econoline, la ripresa di There’s A Light Beyond These Woods e Trouble In The Fields divenuta una specie di inno del farmers americani e più volte suonata ai concerti di Farm Aid.
Un anno dopo, siamo nel 1988, esce Little Love Affairs, molto simile come ispirazione al precedente, uno dei suoi dischi più country, anche se sempre venato di folk. Di quel periodo è una delle più azzeccate definizioni della musica di Nanci Griffith, quando la rivista Rolling Stone la battezza ‘The Queen of folkabilly’. I musicisti che affiancano Nanci in questi albums sono tra i più ispirati di Nashville: Lloyd Green alla pedal steel, Roy Huskey Jr. al basso, Sam Bush al mandolino, Mark O’ Connor al fiddle e James Hooker alle tastiere, già membro degli Amazing Rhythm Aces, che diventerà un punto fisso delle formazioni che accompagneranno la cantante texana. Anche in Little Love Affairs le covers sono molto interessanti: da Roger Brown (I Knew Love) ad Harlan Howard (Never Mind), da John Stewart (Sweet Dreams Will Come) a Robert Earl Keen (I Would Change My Life). Le composizioni di Nanci sono ancora dei piccoli classici: Love Wore A Halo (Back Before The War), con un refrain molto divertente, poi So Long Ago, Gulf Coast Highway, I Wish It Would Rain e Outbound Plane scritta a quattro mani con Tom Russell.
Passano pochi mesi e, cedendo alle richieste dl molti fans, viene pubblicato un album live interamente acustico. One Fair Summer Evening viene inciso durante due concerti tenuti all’Anderson Fair Retail Restaurant di Houston, Texas nell’agosto del 1988. Il disco è uno splendido excursus tra alcuni classici della produzione di Nanci qui riproposti in versione volutamente spoglia ma intensissima. C’è la chitarra acustica di Nanci Griffith, le tastiere dl James Hooker, il basso di Denny Bixby e le armonie vocali di Denice Franke, Doug Hudson e del redivivo Eric Taylor. Ad arricchire questo album ci sono due brani
inediti, Deadwood South Dakota scritta da Eric Taylor e una composizione di Nanci dedicata al paese che più dl altri è entrato nel suo cuore, l’Irlanda. I Would Bring You Ireland è delicata e passionale allo stesso tempo.
Questa è una fase della carriera di Nanci Griffith in cui i discografici tentano dl imporla sul mercato country, inserendola nel movimento new country assieme ad altri grandi come Steve Earle, Dwight Yoakam, Randy Travis, Lyle Lovett, gli O’Kanes. Ma proprio questo suo stare sempre in bilico tra country e folk non fa sì che i suoi dischi vengano trasmessi massicciamente dalle radio country, impedendone un buon successo commerciale. Tutto questo convince la MCA a spostare la promotion di Nanci da Nashville a Los Angeles. Il cambio negli arrangiamenti è evidente e i due ultimi albums per la MCA saranno i più pop della sua produzione, pur mantenendo in molti momenti una musicalità di estrazione roots.
Nel 1989 esce Storms e la produzione è nelle mani di Glyn Johns, esperto produttore che inserisce molte più tastiere negli arrangiamenti, elettrificando di fatto il suono. La vena compositiva è comunque di buon livello ed escono fuori canzoni come It’s A Hard Life Wherever You Go, uno dei suoi brani più socialmente impegnati, Listen To The Radio dedicata a Loretta Lynn, una delle ispirazioni della giovane Nanci e la trascinante Drive In Movies And Dashboard Lights. Del 1991 è l’album forse più pop della discografia di Nanci, Late Night Grande Hotel, prodotto dalla coppia Peter Van Hooke e Rod Argent. Nonostante non sia stato molto amato dalla parte più tradizionalista dei fans di Nanci, l’album è ancora ricco di perle: The Sun, Moon And Stairs è una splendida composizione del texano Vince Bell, mentre altra riuscita cover è la San Diego Serenade di Tom Waits. Heaven è un’altra commovente composizione di Julie Gold mentre la title-track, Fields Of Summer, The Power Lines e One Blade Shy Of A Sharp Edge aiutano a comporre un puzzle comunque molto piacevole. Late Night Grande Hotel rimane l’ultimo atto per la MCA, che nel 1993 fa uscire una raccolta antologica, appetibile giusto per chi non conosce Nanci o per i collezionisti.
A questo punto la svolta che fa ritornare Nanci Griffith alle proprie radici. Viene nuovamente contattato Jim Rooney, il produttore degli ‘anni d’oro’ con cui Nanci lavora ad un disco che le varrà un meritatissimo Grammy Award. Other Voices Other Rooms è il titolo di un disco interamente composto da brani altrui, brani che hanno influenzato in maniera profonda la canzone di matrice folk e anche la formazione musicale di Nanci Griffith. Un viaggio attraverso diciassette gioiellini cantati e suonati con il cuore. Ad accompagnare Nanci una serie impressionante di musicisti che è praticamente impossibile citare nella sua completezza: Emmylou Harris, Arlo Guthrie, Bob Dylan, John Prine, Carolyn Hester, Guy Clark, Iris DeMent, Don Edwards, Chet Atkins, Odetta e molti, molti altri. Si susseguono melodie care a tutti coloro che hanno amato e amano certa musica americana country e folk: Across The Great Divide di Kate Wolf, Tecumseh Valley di Townes Van Zandt, Boots Of Spanish Leather di Bob Dylan, Do Re Mi di Woody Guthrie, Can’t Help But Wonder Where I’m Bound di Tom Paxton, per poi chiudere con una trascinante versione della tradizionale Wimoweh, vecchio hit dei Weavers di Pete Seeger. L’album riporta Nanci agli antichi fasti, riproponendola nella sua veste più genuina, quella folk e la critica è unanime nel tributare grandi elogi alla ormai affermata cantante texana.
La Elektra, sua nuova etichetta, ritorna anch’essa agli esordi, a quando era uno degli alfieri dei revival della canzone folk negli USA, nella quale era specializzata. A circa un anno e mezzo dall’uscita di Other Voices Other Rooms, Nanci Griffith ritorna nella sua veste di autrice. Flyer è un lungo e composito disco prodotto sapientemente da Peter Collins che avvolge la splendida voce di Nanci con arrangiamenti ricchi ma mai invadenti, in mirabile equilibrio tra elettrico ed acustico. Accanto all’ormai fisso accompagnamento strumentale della Blue Moon Orchestra, gruppo guidato dal fido James Hooker, vengono chiamati in session musicisti che per la prima volta si accostano alle sonorità di Nanci e le arricchiscono di nuovi colori. C’è Adam Duritz, voce del gruppo rock californiano Counting Crows, c’è la chitarra di Mark Knopfler, ci sono in un paio di brani Adam Clayton e Larry Mullen degli U2, ci sono i Chieftains, leggende del folk d’Irlanda e grandi amici dl Nanci e soprattutto c’è Sonny Curtis, un musicista che collaborerà parecchio con lei negli anni a venire. Sonny Curtis fu il leggendario chitarrista del Crickets, gruppo di spalla di Buddy Holly. I Crickets saranno presenti ancora nella produzione di Nanci Griffith, suonando con lei anche dal vivo. L’unica cover presente in Flyer è la pianistica Southbound Train di Julie Gold, mentre molte sono le composizioni degne di nota in un album particolarmente unitario e ricco. These Days In An Open Book, Going Back To Georgia, The Flyer, Time Of Inconvenience sono solo alcuni tra i momenti più interessanti composti da Nanci Griffith.
All’inizio del 1997 esce Blue Roses From The Moons e la produzione passa nelle mani di Don Gehman, più noto come produttore rock. Il disco, in effetti, segna un cambio di suono, aggiungendo talvolta alle sonorità più tipicamente country. folk e pop della Griffith un taglio più rockeggiante. Questo si sente in particolare nella trascinante I Fought The Law, classico di Sonny Curtis, in Battlefield della coppia britannica Nick Lowe e Paul Carrack e in Morning Train di Suzy Elkins e Robert Field. Il resto è tipicamente ‘griffithiano’: dalla eterea Saint Teresa Of Avila a Not My Way Home, più vicina alle sonorità di Storms, dalla rilettura di Gulf Coast Highway (duetto con Darius Rucker, leader del gruppo rock Hootie And The Blowfish) alla pianistica l’ll Move Along. Si distacca un po’ dagli altri la country song Maybe Tomorrow scritta in compagnia di Harlan Howard, mentre in chiusura c’è una grande versione di She Ain’t Going Nowhere dì Guy Clark.
Il 1998 è l’anno in cui Nanci ritorna in studio con Jim Rooney per il proseguimento naturale dell’acclamato Other Voices, Other Rooms. Troppe canzoni erano rimaste fuori dalla precedente scelta e troppa era la voglia di farle rivivere grazie alla collaborazione di una schiera dl amici/musicisti mai così folta. Other Voices, Too (A Trip Back To Bountiful) è a detta della stessa Griffith uno del dischi più intensi della sua carriera, inciso per la maggior parte tra Nashville e Dublino. Anche in questo caso si dovrebbero citare tutti i brani presenti nel disco in quanto tutti si fanno ricordare per l’interpretazione emozionante dl Nanci. L’inizio del disco è dedicato al folk-rock di marca britannica con Wall Of Death di e con Richard Thompson e Who Knows Where The Time Goes, ballata senza tempo scritta da Sandy Denny e cantata in coppia con l’irlandese Dolores Keane. Ritornando in America possiamo ricordare Canadian Whiskey di Tom Russell e Summer Wages di lan Tyson in cui gli autori di questi brani si scambiano le armonie vocali. Desperados Waiting For A Train è uno dei classici di Guy Clark, in cui si alternano alle voci lo stesso Clark, Jerry Jeff Walker, Steve Earle, Rodney Crowell, Jimmie Dale Gilmore, Eric Taylor e Nanci (!!). Deportee di Woody Guthrie viene riletta in maniera a dir poco spettacolare con le voci di Lucinda Williams, Tish Hinojosa (che traduce alcune parti in spagnolo), Odetta, John Stewart e Steve Earle. Potremmo andare avanti ancora per molto citando Hard Times Come Again No More, Wasn’t That A Mighty Storm, Darcy Farrow, If I Had A Hammer e molte altre.
Autunno 1999, Nanci Griffith si ‘guarda indietro’ decidendo di reinterpretare alcune sue canzoni cambiandone la veste, aggiungendo un’orchestra vera (la London Symphony Orchestra!) alla ormai consueta Blue Moon Orchestra. Il risultato è The Dust Bowl Symphony, un disco nel quale risaltano le straordinarie doti vocali di Nanci, forse mai così matura dal punto di vista interpretativo. Trouble In The Fields, The Wing And The Wheel, Love At The Five And Dime (duetto con Darius Rucker), It’s A Hard Life Wherever, You Go, Late Night Grande Hotel si snodano attraverso un disco rilassato e avvolgente. Non manca qualche brano inedito: uno dei più interessanti è senz’altro 1937 Pre-War Kimball, dalla bella melodia, mentre molto particolare è la jazzata Drops From The Faucet di Frank Christian. La chiusura è affidata allo strumentale Drops Bowl Reprise, arrangiato da James Hooker. Il disco è prodotto da Peter Collins e ritengo sia qualitativamente all’altezza della produzione precedente di Nanci Griffith. The Dust Bowl Symphony è un album interpretato con rara sensibilità e l’arrangiamento orchestrale ‘colora’ molti brani aggiungendo un tocco in più a melodie già di per se eccellenti.
Il capitolo Nanci Griffith è naturalmente ancora aperto e pronto ad essere arricchito da nuove produzioni. In questi anni abbiamo assistito alla maturazione di un personaggio che ha dato molto alla musica americana, prendendo spunto da quello che di meglio il folk, il country, il rock’n’roll, il pop hanno proposto nel panorama statunitense. Personalizzando il tutto, Nanci ha contribuito in maniera importante (anche grazie alla summa del suo lavoro, il libro Other Voices scritto con il giornalista Joe Jackson) al mantenimento di una memoria storica fondamentale per apprezzare la musica che tanto amiamo.
Discografia:
– There’s A Light Beyond These Woods (B.F. Deal/Philo)
– Poet In My Window (Featherbed/Philo)
– Once In A Very Blue Moon (Philo)
– The Last Of The True Believers (Philo)
– Lone Star State Of Mind (MCA)
– Little Love Affairs (MCA)
– One Fair Summer Evening (MCA)
– Storms (MCA)
– Late Night Grande Hotel (MCA)
– Other Voices, Other Rooms (Elektra)
– The MCA Years: A Retrospective (MCA)
– Flyer (Elektra)
– Blue Roses From The Moons (Elektra)
– Other Voices, Too (A Trip Back To Bountiful) (Elektra)
– The Dust Bowl Symphony (Elektra)
Videografia:
– One Fair Summer Evening (MCA)
– Other Voices, Other Rooms (Elektra)
Bibliografia:
– Nanci Griffith, Joe Jackson: Other Voices (Three Rivers Press)
Remo Ricaldone, fonte Country Store n. 52, 2000