A.A.V.V. – Gambler's Lament

Gambler’s Lament di Zack Hurt, brano molto più conosciuto col titolo di Po’ Boy e variante americana dell’anglo-irlandese The Boston Burglar, apre l’omonima antologia contenente incisioni d’epoca realizzate tra il 1925 ed il 1930: tredici motivi eseguiti coi moduli della ballata da artisti per la maggior parte poco noti, ma non per questo meno degni di interesse. Con una sola eccezione si tratta di ballate cosiddette native, concepite e scritte cioè non in Europa ma nel nuovo continente, anche se presentano e mantengono, riguardo alla metrica ed all’andamento narrativo, tutte le qualità delle forme più arcaiche importate.

Gli argomenti, americani quindi e di vario genere, rievocano episodi storici o fatti di cronaca quali incidenti di miniera (Shut Up In Coal Creek Mine), avvenimenti locali che colpirono l’opinione pubblica e l’immaginazione dell’autore (Tim Brooks, Mystery Of Dunbar’s Child), personaggi leggendari o criminali altrettanto popolari (Jim Blake, The Engineer, Frank Dupree), gli onnipresenti disastri ferroviari (Wreck Of The Number Four) e gli incerti del mestiere di giocatore d’azzardo in un mondo dove ogni passo costituiva già di per sé un’avventura.
Dal punto di vista strumentale due titoli riservano qualche piacevole sorpresa. In Sweet William & Fair Ellen, un complicato rimaneggiamento della ballad Child 74 o Fair Margaret & Sweet William, il dulcimer nelle mani di una non meglio identificata signora Greer è il solo pervenutoci in tutta la storia dell’otm incisa su disco a 78 giri; lo stesso vale per il coro femminile accompagnato da un banjo in I Truly Undestand, You Love, Another Man di George Roark.

Tra i musicisti di Gambler’s Lament a noi più familiari spiccano Posey Rorer, già violinista nel gruppo di Charlie Poole, e Bascod Lamar Lunsford, un avvocato di campagna e collezionista di folklore, con un’originale versione di Italy al fretless banjo. Nonostante una pessima trasposizione su LP e benché la sua presenza in una raccolta dedicata a musicisti bianchi sia assai poco giustificabile, il cantautore e chitarrista di colore Richard Rabbit Brown esegue infine una fantastica sua composizione (11 marzo 1927) incentrata su una misteriosa vicenda che più di mezzo secolo fa appassionò e divise tutta la nazione: il rapimento di un bimbo di sei anni ai suoi genitori adottivi da parte del vero o presunto padre.

 ‘Avvenne nel mese di agosto dell’anno 1912.
Il rapimento del bimbo dei Dunbars, un mistero, triste da raccontare.
Presso il lago Swazier in un’infocata giornata di sole.
Mentre tutti erano felici durante un picnic.

Si sa che due bambini, Bobby e Conrad, si allontanarono soli.
Quando uno dei due ritornò disse: “Oh, Bobby é sparito”.
Ma dove andò il piccolo Bobby? Ognuno se lo domandava.
Tutti cominciarono a cercare ad Opelousa e lungo le sponde del lago Swazier.

Sapete, cercarono e ricercarono per miglia intorno fino a notte inoltrata.
Nessuno poteva immaginare dove fosse andato il povero Bobby Dunbar.
Il giorno dopo scandagliarono il lago, anche con cariche di dinamite.
Finché qualcuno ebbe il sospetto: un rapitore aveva portato via Bobby.

Venne offerta una ricompensa a chi avesse fornito notizie di Bobby.
Tutti si unirono nella ricerca, dentro e fuori la cittadina.
Ma nessuno trovò nulla riguardo al bimbo disperso.
Il padre e la madre di Bobby divennero quasi pazzi.

Per mesi e mesi indagarono per sapere qualcosa del loro piccolo.
Finalmente udirono del bimbo di un certo Walter, vanto e gioia di suo padre.
Si precipitarono a Hub, Mississippi, sapete, in quel villaggio.
E tutti gridarono di gioia, felici, perché Bobby era stato trovato.
Bobby venne preso in custodia e ridato ai Dunbars, bravi ed onesti.
Dunbar disse: “Possa essere dannato se non e stato Walter a rapire mio figlio”.
Il povero Walter venne arrestato e messo in prigione ad Opelousa.
Sotto l’accusa di rapimento senza ottenere la libertà provvisoria.

Disse. “Sono innocente, ma qualcuno vuol far credere il contrario.
Se potessi parlare a quattr’occhi col governatore, sono certo che mi libererebbe.

Julie Anderson é la vera madre di Bobby e prego solo che non sia morta.
Potreste costatare la loro somiglianza dai piedi alla testa”.

Oh, i giurati lo dichiararono colpevole, il cancelliere lo mise per iscritto.
Il giudice confermò la sentenza e così venne mandato al penitenziario.
Per maggiore sicurezza fu trasferito nella vecchia New Orleans.
Ed in seguito ricorse in appello presso la Corte Suprema.

Disse: “So che Dio non può punirmi per un crimine che non ho commesso.
Spero ed ho fiducia che qualcuno un giorno proverà la mia innocenza.
Auguro prosperità per New Orleans ed invoco la giustizia divina”.
Sono felice di dire a tutti quanti voi che adesso Walter e di nuovo un uomo libero.’

Nel complesso Gambler’s Lament non ci fa gridare al prodigio, ma in compenso gli si deve riconoscere un notevole valore collezionistico sia per il fatto di contenere dei chiari esempi di scambi reciproci tra vecchia e nuova ballata (o tra ballata di derivazione bianca e nera nel caso di Richard Brown) in un periodo di affermazione e di consolidamento della tradizione musicale nordamericana, sia (come si è detto) per il carattere esclusivo di alcune matrici, sia infine perché quasi tutti i brani selezionati per Gambler’s Lament si possono ascoltare per la prima volta solo oggi su long-playing.

Country Turtle 6001 (Old Time Music, 1980)

Pierangelo Valenti, fonte Mucchio Selvaggio n. 38, 1981

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