E’ grazie alla Country Music Hall Of Fame che abbiamo tra le mani questa preziosa doppia compilation dedicata alle produzioni di gruppi e artisti di colore di Nashville da sempre considerata la capitale della musica country. Nonostante molti pensino che nella città del Tennessee abbiano avuto successo solo artisti bianchi dediti al suono del country & western, la scena black era molto attiva e fiorente fin dalla fine della seconda guerra mondiale passando dall’epoca d’oro del rock’n’roll fino agli sessanta.
Ad onor del vero una ricerca di questo tipo, in un certo senso, era stata già fatta dalla Bear Family Records con il mastodontico box A Shot In The Dark rassegna delle produzioni indipendenti di però un solo decennio dal 1945 al 1955. Questo lavoro lo si può definire a più ampio respiro in quanto viene dato spazio ad un periodo temporale di ben 25 anni mettendoci nella condizione di poter meglio capire l’evoluzione della musica nera.
Nel primo CD spiccano alcuni brani come Nashville Jumps di Cecil Gant, la celeberrima Baby’s Let’s Play House di Arthur Gunter, Rock The Joint di Esquerita e la strumentale Pipe Dreams di Jimmy Beck & His Orchestra del 1959 in piena era rock’n’roll.
Con il secondo CD si entra negli anni sessanta ed ecco che le sonorità cominciano a cambiare come testimonia Really Part 1 di Johnny Jones & The Imperial 7 uno strumentale dalle atmosfere blues dove emergono i virtuosismi chitarristici di Johnny Jones seguita da una delle più belle interpretazioni di Arthur Alexander, la splendida Anna tra l’altro una delle prime canzoni dai Beatles. Da menzionare le ballate Somethings Tells Me di Sam Baker e Sunny di Bobby Hebb tra le più belle canzoni dell’epoca soul a cui fanno seguito I Want To di Joe Tex, Bigger And Better degli Hytones brano che farà impazzire gli appassionati del northern soul e Soul Shake di Peggy Scott e Jo Jo Benson ormai alla fine dei sessanta.
Ottima produzione molto raffinata, una ricerca oculata del fenomeno musicale nero di Nashville fatto con criterio e competenza.
CMF B0002100 (2004)
Roberto Arioli, fonte Jamboree n. 46, 2005