Silver Meteor è un’antologia di country progressivo cui John Delgatto andava pensando da diversi anni, da quando cioè aveva compreso che i famosi nastri incisi da Clarence White per il suo album solista mai completato, difficilmente sarebbero stati utilizzati dalla casa discografica che ne aveva la proprietà, la Warner Bros. Così grazie ad un lavoro paziente e tenace non solo è riuscito ad acquistare questi leggendari tapes ma, per presentarli in un album che ne fosse interamente all’altezza, li ha accompagnati ad altri, già editi, dimenticati o passati sotto silenzio, riuscendo a formare un insieme davvero buono.
Così accanto a Clarence ecco gli Everly Bros., i Blue Velvet Band, Casey Kelly, Barbara Keith e Levitt And Mc Clure. Dodici brani in tutto, incisi tra il ‘69 e il ‘73, ghiotta preda per i patiti dei Byrds e gli appassionati di country rock in generale. Quattro quelli di Clarence, all’epoca (‘73) già nel repertorio dei Kentucky Colonels (infatti li possiamo ascoltare dal vivo nell’eccellente LP registrato in Svezia per la Rounder): Never Ending Love di Delaney Bramlett, una gustosa e piena versione bluegrass, Last Thing On My Mind, il bellissimo motivo di Tom Paxton, una delle sue più sentite e sofferte performance vocali, Alabama Jubilee, uno strumentale dal sapore ragtime e Why You Been Gone So Long, una robusta ed accattivante interpretazione di un pezzo di Mickey Newbury.
Clarence, sia alla chitarra acustica sia a quella elettrica con lo String Bender, è un vero maestro: incantevole è l’assolo della prima nel brano di Paxton, sempre affascinante l’accompagnamento della seconda che, nel pezzo di Newbury, duetta nientemeno che con la slide di Ry Cooder. Lo aiutano in studio Herb Pedersen, il fratello Roland (ottimo il suo assolo di mandolino in Alabama Jubilee), Byron Berline, Roger Bush, Alan Munde (quest’ultimo dimenticato nelle note di copertina).
Clarence è ancora protagonista, con l’amico Gene Parsons, dei pezzi degli Everly Bros, I’m On My Way Home Again e Cuckooo Bird, apparsi nel ’69 su di un preziosissimo 45 giri della Warner, in breve tempo deleted. Il quindicinale Rolling Stone, all’epoca ancora in veste underground, lo recensì con entusiasmo ed accenti estremamente positivi, attribuendolo agli Everly Bros backed by the Byrds. Il contributo della chitarra elettrica con lo String Bender è davvero incredibile, Gene suona banjo, basso e batteria, le voci di Don e Phil sono splendide (e si capisce allora perché si diceva che avessero non poco influenzato C.S.N.&Y.).
I Blue Velvet Band sono i titolari di un album divenuti uno dei collectors item più richiesti di questo ultimo decennio, Sweet Moments (sempre etichetta Warner), tuttora valutato moltissimo. The Knight Upon The Road, vecchia ballata tradizionale arrangiata con un’intelligenza e una raffinatezza senza pari, e Hitch-Hinker, originale motivo per la voce baritonale di Eric Weissberg, sono senza dubbio i brani migliori del disco, che speriamo possa essere ripubblicato per intero al più presto, magari dalla stessa Sierra/Briar.
Casey Kelly, cantautore della Louisiana che ha suonato con Tom Rush (due album solo alle spalle, per la Elektra), presenta due canzoni piuttosto interessanti: quella che titola l’album, che si muove in uno stile che fa pensare ai Dillards più decisi e si avvale del contributo d’eccezione di Sneeky Pete alla pedal steel guitar e A Good Love Is Like A Good Song, semiacustica e tenera, immersa nella tipica atmosfera sognante di quegli anni.
Barbara Keith, cantautrice che ha fatto perdere le sue tracce dopo l’incisione di un album nel ‘72, ci canta una deliziosa ballata diventata poi il titolo di un LP di Mary McCaslin e Jim Ringer, The Bramble And The Rose, mentre Dan Levitt e Marc Mc Clure, due delicati chitarristi elettrici (insieme incisero un album nel ‘69 e poi sparirono dalla circolazione separandosi) si cimentano in Living In The Country la più melodica tra le canzoni di Pete Seeger, conferendole particolare grazia e dolcezza.
Silver Meteor, il treno diretto a nord cantato da Kelly, non viaggia più oggi, fermato dal boom dell’automobile. Ma con la crisi petrolifera che si acuisce ad ogni tornata invernale sono sempre di più quelli che con il rilancio della ferrovia ne chiedono il ripristino. La stessa cosa dovrebbe accadere per questo genere di musica che si è tentato ingiustamente di far morire troppo in fretta. Prova ne è la indubbia attualità di motivi qui raccolti.
Sierra/Briar SRS 8706 (Country Rock, 1980)
Raffaele Galli, fonte Mucchio Selvaggio n. 32, 1980
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