A.A.V.V. - The Young Fogies cover album

‘Fogy’ è un termine simpaticamente dispregiativo che significa, più o meno, ‘persona all’antica, con idee antiquate, matusa’. Nel nostro caso specifico, sotto l’appellativo The Young Fogies sono stati raggruppati i più importanti musicisti e gruppi che hanno dato vita al colorato e poliedrico mondo dell’old time music revival dagli inizi degli anni Settanta ad oggi.
Tutti i protagonisti del fenomeno sono idealmente accomunati dal fatto di subire il fascino delle cose d’epoca e da quello di voler riproporre con autentica passione un genere musicale, l’old time appunto, che ebbe il suo periodo di maggior splendore negli anni Venti e Trenta.
Per non dare adito a malintesi vorremmo puntualizzare che questa non è stata un’operazione nostalgica ma piuttosto una documentazione concreta di una realtà musicale viva, interessante e, ciò che più conta, quanto mai attuale.

Il merito di aver tradotto in vinile le elucubrazioni musicali degli Young Fogies spetta a Ray Alden, nostro amato collaboratore, forse il più attivo promotore di iniziative tese ad incrementare la diffusione e lo sviluppo della musica old time. Insegnante di matematica e collezionista di banjos, musicista e produttore discografico, scopritore di nuovi talenti e di vecchi maestri, organizzatore di concerti e festival, Ray è un autentico vulcano di idee ed iniziative. Spinto da un cieco amore e da una passione totale verso questa musica, Ray Alden investe tutto il suo tempo libero e i suoi risparmi per spargere il seme dell’otm su tutto il pianeta. La sua ultima pazzia è stata la produzione di questo maxi-progetto discografico che è una diretta conseguenza di un’altra operazione da lui stesso condotta un paio d’anni fa (il doppio LP Visits, che presentava da un lato i vecchi maestri dell’otm e dall’altro i giovani epigoni).

Per meglio comprendere il lavoro che è alla base di questo nuovo progetto è sufficiente analizzare un paio di cifre: in 41 tracce dei due album sono presenti ben 34 string bands e 9 solisti per un totale di 144 musicisti che il più delle volte sono stati inseguiti e registrati da un capo all’altro degli Stati Uniti. Al di là di ogni giudizio musicale ci troviamo di fronte ad un lavoro encomiabile, probabilmente il più importante e completo mai realizzato sull’otm revival, una vera e propria Bibbia per tutti gli appassionati reali o potenziali.
E’ perciò difficile dare un obiettivo giudizio critico sulla musica contenuta o fare delle classifiche di merito. Forse la cosa migliore è segnalare quelli che, secondo noi, sono gli episodi più significativi ed i brani più gustosi.

Senza voler far torto a nessuno citiamo:
Sheep Shell Corn By The Rattling Of His Horn, ottimo pezzo che scaturisce dalla vena di uno dei gruppi più genuini, più compatti e di maggior successo dell’otm revival: la Highwoods String Band.
Take Me Back To My Old North Carolina Home con le stupende voci della mai abbastanza rimpianta Hotmud Family.
Dubuque, originale versione del famoso fiddle-tune, ad opera di un supergruppo californiano tra le cui file spiccano Mac Benford, Jody Stecher ed Eric Thompson.
The Shopping Song, ironico brano sul consumismo a stelle e strisce nella versione della eccezionale Arm & Hammer String Band di Pete Sutherland.
Boys, Them Buzzards Are Flying, un trascinante strumentale di una band tanto sconosciuta quanto potente, la Fly By Night Stringband.
Raincrow Bill, magnifico duetto di ‘hambone rythms’ (cioè percussioni di varie parti del corpo…) ed armonica ad opera di David Holt, la star televisiva dello show nashvilliano Fire On The Mountain, e Doc Watson.
Drunken Hickups, con il perfetto fiddlin’ di Brad Leftwich a rendere omaggio al grande Tommy Jarrell.
Sail Away/George Booker, per noi il miglior pezzo dell’intero lavoro, grazie all’esplosivo trio formato da Michael J. Kott, James Leva e Al Tharpe con il nome di PlankRoad.
Who Throwed Lye On My Dog?, dei Tompkins County Horseflies, e Every Breath You Take (si, il pezzo dei Police!!), degli Agents Of Terra, sono le punte più progressive dell’attuale scena old time.

Non è da dimenticare la presenza di ‘mostri sacri’ come New Lost City Ramblers, Hollow Rock String Band, Tracy’s Family Band e quella di nostre vecchie conoscenze come Bob Carlin, Bruce Molsky, Double Decker Stringband e Raffaello Stefanini, ormai cittadino statunitense da quasi tre anni.
Il disco contiene una spiritosa The Young Fogies Gazette (cioè pettegolezzi old time e qualcosa di più…) che espone le biografie degli artisti presenti e alcune vignette che mettono alla berlina alcuni dei principali protagonisti della scena old time.
The Young Fogies è una concreta dimostrazione di quanto varia, valida, fresca e soprattutto vitale sia la musica old time e quanto eccezionale sia l’entusiasmo dei suoi protagonisti.
Il disco è da acquistare ad occhi chiusi.

Heritage 056 (Old Time Music, 1985)

Ezio Guaitamacchi, fonte Old Time Music n. 15, 1986

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