Abbie Gardner - Honey On My Grave cover album

Il 2006 è stato un anno importante per Abbie Gardner, dato che ha visto alla luce due album: uno da solista, Honey On My Grave, di cui ora diremo, e uno col trio folk femminile di cui fa parte, le Red Molly, oggetto di un’altra recensione. Entrambi gli album hanno avuto una buona accoglienza da parte di critici e fan. In particolare, con il suo lavoro da solista, Abbie è stata finalista all’Independent Music World Series e si è classificata terza al Rocky Mountain Folk Festival Song Contest. Un anno importante, come detto.
Abbie Gardner è figlia di un pianista jazz dal quale eredita la passione per la musica e col quale incide nel 2004 un album di classici di questo genere musicale. Nello stesso anno inizia a suonare il dobro (detto anche chitarra risonante o resofonica), di cui acquista una grande padronanza nell’arco di breve tempo, tanto da apparire nel giro di due anni in una dozzina di album di altri musicisti. (A onor del vero, e a rischio di sembrare cattivi, bisogna dire che Abbie è molto richiesta in sala d’incisione, oltre che per la sua bravura, anche per il fatto che a New York, dove vive, non c’è una grande offerta di suonatori di dobro e quindi la concorrenza è per forza di cose limitata).

Honey On My Grave nasce dunque dalla passione per la chitarra risonante, come per altro si può subito capire dalla copertina dell’album, in cui spicca una ridente Abbie col suo fedele dobro in grembo. La Gardner canta e suona questo strumento in tutte le undici tracce del disco, un lavoro completamente acustico, per la maggior parte registrato dal vivo in studio – a parte alcuni brani in cui la Gardner suona sia il dobro che la chitarra contemporaneamente – con Matt Munisteri alla chitarra, Benny Rietveld al basso e Peter Carr al banjo.
Si tratta di un album dalle sonorità molto varie: grazie al dobro, Abbie ha ampliato i suoi orizzonti musicali e si è avvicinata al bluegrass, al country e all’old-time music, ma non ha scordato le sue vecchie passioni, il jazz e il blues. Figurano infatti tra le tre cover dell’album Ain’t Misbehavin’, un classico del jazz anni Trenta portato al successo da Fats Waller, e Hit The Road Jack, un brano reso celebre da Ray Charles negli anni Sessanta. In entrambi i brani Abbie si rivela un’ottima interprete dalla sicura padronanza vocale. La terza cover è You Got To Move, un canto tradizionale cantato in duetto con Pat Wictor. I due duettano anche strumentalmente: lei al dobro (ovviamente) e lui alla lap slide.

Per quanto riguarda gli originali, la traccia che dà il titolo all’album è quella con le sonorità più country, anche se occorre dire che un certo feeling ‘western’ si avverte in tutte le tracce dell’album, grazie alla costante presenza della chitarra risonante. Ma la Gardner non è un’interprete monocorde e sa ‘domare’ il dobro quando pezzi più intimisti lo richiedono: penso ad esempio alle struggenti love songs I’m A Fool e One Love e alla divertente ode alla droga più consumata, Caffeine. Altre canzoni degne di nota sono Sweet Georgia Pines, il pezzo più bluegrass, con un bel accompagnamento del banjo, e Ohio, dal ritornello orecchiabile che resta subito impresso in mente.
Questo è un album consigliabile agli amanti della chitarra resofonica, a chi ama il country con influssi jazz e blues, a chi è un patito delle (belle) voci femminili e a chi piace la musica folk cantautoriale. Un album dalle molte anime, come si vede, ben amalgamate assieme da Abbie Gardner e dal suo inseparabile dobro.

Autoprodotto (Country Acustico, Country Blues, Country Folk, Country Jazz, 2006)

Vito Minerva, fonte TLJ, 2007

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