Adam Steffey, dopo una lunga militanza con gli Union Station di Alison Krauss (nella copertina di So Long, So Wrong è quello con la faccia più arrabbiata), poi con The Isaacs e numerose altre partecipazioni, si presenta ora con Grateful, suo primo lavoro da solista.
A suonare con lui troviamo alcuni membri degli Isaacs (Tim Surrett, John Bowman e Ben Isaacs), il pluripremiato Ron Stewart al fiddle e l’efficacissimo e puntuale Tim Stafford (anch’esso ex Union Station ed ora nei Blue Highway) alla chitarra. Particolare menzione vorrei dare a Randy Kohrs per il suo dobro pulito, sempre al posto giusto, mai invadente.
La scelta dei pezzi è varia: l’alternanza di brani strumentali e cantati, veloci e lenti, di bluegrass tradizionale e più contemporaneo è molto equilibrata. Voglio citare il pezzo di apertura firmato dallo stesso Steffey, Pitchin’ Wedge, veloce e intrigante strumentale, e poi il fiddle tune East Tennessee Blues magistralmente adattato per il mandolino, due semisconosciuti up-tempo di Doyle Lawson e per finire in bellezza uno sfrenato Daybreak In Dixie.
Ho tralasciato di proposito i pezzi cantati: sono indubbiamente gradevoli, però sono cantati, e la voce è quella dello stesso Adam Steffey, una voce calda, profonda, ma secondo me per nulla adatta a fare da solista nel bluegrass.
Nulla da dire invece sulla sua tecnica strumentale: potenza, gusto e virtuosismo non gli mancano. Il suo mandolino a volte sa essere melodico e dolce ed a volte scatenato, gli assolo sono eleganti e creativi ed il lavoro di backup è scrupoloso e potente.
Un disco senz’altro piacevolissimo, che ci permette di conoscere meglio colui che è stato, nel periodo con Alison Krauss, uno dei mandolinisti che più hanno influenzato la scena del bluegrass contemporaneo dell’ultimo decennio. Grateful lo conferma pienamente, e per questa volta sorvoliamo sulla voce…
Mountain Home 8512 (Bluegrass Moderno, 2001)
Claudio Pella, fonte Country Store n. 62, 2002