II timore si trattasse di un disco di musica sperimentale – conoscendo i gusti della minuta Alison – con l’ingrediente jazz in maggiore evidenza rispetto ai vari stili che compongono il cocktail di suoni, insieme denominati ‘new acoustic’ (o se preferite ‘dawg’ o ‘space grass’…) si è dissolto in un battibaleno, già nei primissimi secondi d’apertura dello strumentale Late On Arrival: un proiettile bluegrass tutto ritmo e grinta registrato col vecchio amico Stuart Duncan al flddle (nella Nashvllle Bluegrass Band sin dall’inizio), che ascoltandolo in questo disco si dimostra persino più bravo del solito; con Sam Bush, che nonostante il suo comprovato amore verso old time music e bluegrass, continua ad essere il più rocker dei mandolinisti in circolazione, e col pulsante contrabbasso di Todd Phillips, al servizio, negli anni, di musicisti sperimentali (Grisman e Rice), tradizionali (Bluegrass Album Band) e moderni (Laurie Lewis. con la quale l’abbiamo ascoltato dal vivo lo scorso anno a Settimo Milanese) oltre che, naturalmente, dalla stessa Alison Brown, banjoista di primisslmo livello – ancora l’unica donna ad aver ricevuto l’award di ‘Banjo Player Of The Year’ dalla International Bluegrass Music Association – con alcuni dischi Vanguard alle spalle e una breve permanenza nella band dell’altra Alison del bluegrass.
Quand’era giovanissima, a partire dalla metà degli anni ’70, collaborò con Stuart Duncan per parecchio tempo, e con lui incise un buon LP, Pre-Sequel, per la Ridge Runner Records nel 1981.
In quel periodo i due ragazzi giravano la California e gli Stati limitrofi a caccia di premi che nei contest di banjo e flddle vincevano con una certa regolarità. In uno di questi raduni una volta ci andarono per caso con un trio formato da altri amici, i fratelli Gene e Steve Libbea e Vince Gill.
Per l’occasione si esibirono come band, anche se di formazione stabile non si poteva certo parlare, la cosa venne improvvistata quasi per scherzo… naturalmente vinsero anche quel contest.
Oggi Vince è ricco e famoso nella Nashvllle del new country. Gene è nella Nashvllle Bluegrass Band da quando Stuart lo chiamò per sostituire Mark Hembree.
Steve diversi anni fa morì in un incidente stradale.
Fair Weather è una composizione di quest’ultimo, è il secondo pezzo e la title track del disco, Alison ha chiamato questi suoi amici per registrarla, e nessun altro: è bellissima, e possiamo immaginare quali emozioni, suonandola, abbia provocato in loro.
Mi rendo conto della stranezza, eppure devo confessarvi di ammirare Vince Gill, lead vocalist del brano, molto di più quando si esprime in versione acustica piuttosto che in ambito new country. Pur trattandosi della stessa persona, apprezzo la sua voce esclusivamente in un contesto bluegrass, quando invece è alle prese con canzoni concepite per la sua MCA Records, troppo spesso troppo vicine al pop, la trovo meno interessante di tante altre di Nashvllle.
Voce a parte, il suo assolo di chitarra è così ben pensato ed eseguito che fa immaginare un musicista impegnato full time nel bluegrass, anziché a farsi fotografare per rotocalchi più ‘rosa’ che country.
La successiva Poe’s Picking Party è un’adorabile flddle tune, apparentemente un ‘traditional’ ma in realtà scritta da Alison, ed è uno degli otto pezzi di sua produzione presenti in Fair Weather.
Buona l’idea dell’inizio col double mandolin nelle mani di Sam Bush e Mike Marshall. Il resto degli strumenti è suonato da Todd, Stuart e Tony Rice.
Altra bella idea di Alison è stata quella di voler inserire la piacevole Everyday I Write The Book di Elvis Costello proponendo a Sam Bush la voce lead. Ne è uscita una versione spassosa, calda ma al contempo decisamente ritmata, quasi ballabile (!).
A parte il famoso produttore di Nashville Garth Fundis, qui ai cori, la banda è composta da nomi già citati precedentemente.
The Devil Went Down To Berkeley non ha niente a che fare con Charlie Daniels. Con questo strumentale i cinque Brown, Rice, Marshall, Todd e Darol Anger hanno voluto appagare la loro esigenza di suonare insieme musica dalle mille influenze e con un approccio molto vicino all’improvvisazione. E’ una musica che fa felici i musicisti e che aluta gli ascoltatori a rendersi conto del livello tecnico e creativo di questi artisti.
Personalmente la new acoustlc music, o come la si vuol definire, mi ha lasciato sempre piuttosto freddo, da qui il timore che il CD fosse quasi tutto dedicato al genere. E invece no, The Devil Went Down To Berkeley è l’unico brano di questo tipo, il resto ha a che fare con il folk, il country, il country rock, la canzone d’autore, il blues e il newgrass.
Hummingbird, a conferma, è un bel pezzo country cantato dalla deliziosa Claire Lynch in cui al fianco di costei appaiono alcune figure che tanto apprezziamo, Tim O’Brien, il chitarrista David Grier, il mandolinista Matt Flinner e la contrabbassista Missy Raines.
Ancora uno strumentale con Girl’s Breakdown, un rilassato bluegrass up-tempo che ci ricorda quanto importante è la figura di Earl Scruggs, non solo per i banjoisti più vicini al traditional bluegrass ma, evidentemente, anche per i progressisti che amano spingersi ben oltre i confini dell’erbablu.
Ogni musicista del super gruppo si ritaglia il suo spazio, da Sam Bush a Tony Rlce, da Stuart Duncan a Jerry Douglas, che non poteva certo mancare alla festa.
Uno dei momenti più alti del disco ha inizio a questo punto, con una Everybody’s Talkin’ che fu colonna sonora di Un Uomo Da Marciapiede con John Voight e Dustin Hoffman. canzone che abbiamo sentito trasmettere dalla radio per almeno un decennio tutti i giorni e che oggi nessuno ci fa più ascoltare. Alla voce, ladies & gentlemen, Tim O’Brien, uno che può cantare cose irlandesi, blues, old time e Jimi Hendrix sempre in maniera convinta e convincente, sempre in maniera personalissima. Ed è centro anche questa volta.
In Deep Gap Alison ci dimostra di essere brava anche con la chitarra, tanto da poter duettare con David Grier. Al mandolino Matt Flinner e Todd Phillips al contrabbasso ancora sono la sezione ritmica di un altro brano che profuma di tradizione, anche se al confine con lo swing.
Verso la fine dell’ascolto, ci si imbatte in una scarna Shake And Howdy di solo fiddle (Darol Anger), mandolino (Mike Marshall) e banjo. L’ennesimo cocktail fatto di suoni tradizionali, old tlme ma anche irlandesi, con improvvisazioni di stampo jazzistico e passaggi che ricordano certa musica da camera.
Prima di chiudere, con un solo di banjo intitolato Sweet Thing, si ricompone ancora una volta una super formazione che vede la presenza anche dell’asso Bela Fleck. E’ il bluegrass strumentale Leaving Cottondale, già ascoltato in passato ma che si apprezza ancora di più in questo contesto. Un pezzo ricco di passaggi virtuosistici e assoli mozzafiato che, come nel resto del disco, sono parte integrante di un lavoro di gruppo svolto dai musicisti con armonia e rispetto reciproco, con evidente felicità di esserci e di voler lasciare il segno, tutti coscienti di far parte di un lavoro importante.
Questo è Falr Weather, signori. Grande musica, suonata pensando al passato ma con gli occhi rivolti verso il futuro. Il più bel lavoro di Alison Brown ad oggi, uno dei dischi più belli ascoltati da molto tempo a questa parte.
Compass 7 4292 2 (Country Acustico, Bluegrass Moderno, 2000)
Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 54, 2000
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