Amazing Rhythm Aces - How The Hell Do You Spell Rhythm cover album

Una delle band più longeve e tranquille per il panorama musicale degli stati del sud in America, Amazing Rhythm Aces, è purtroppo destinata a fare ottimi dischi senza che nessuno se ne accorga. Che forse vogliano lasciare a pochi il piacere delle loro melodiose armonie e quel sapore di R&B che, non mi stancherò mai di ripeterlo, è il segreto a Memphis, la vibrante freschezza di mezze ballads, e quelle cadenze waltz o up-tempo mai invadenti e il gioco, così sofisticato, dell’incrociarsi il piano e l’organo, come la vecchia Band sapeva fare?
La verità è che ARA sono un gruppo di professionisti che si vuoi divertire e vuoi fare divertire; un gruppo che non vuole gloria o fama, che ama la musica gioiosa e vorrebbe solo che nessuno se lo dimenticasse. La voce di Russell Smith, a volte dalle inflessioni i nasali, ben si erge dalle armonie vocali provviste del resto della band.

Prendi la prima side del disco: dopo il brano di apertura dell’album What Kind Of Love Is This di Duncan Cameron, la band provvede due cover version, che non esito a definire le migliori che ho avuto modo di sentire per i due brani. La prima è di Object My Affection del texano e veterano Delbert Mc Clinton e l’altra di You Left The Water Running di Hall & Penn, famosa fra l’altro per l’interpretazione di Wilson Pickett (The Wicked Pickett 1965 – stessi studi di registrazione di ARA) dove Russell Smith, senza sforzare la propria tonalità si rende negro per l’occasione.
Qualcuno, a torto, ha malignato sul fatto che i dischi di questa band paiono troppo simili; ed anche lui quest’oggi ha trovato il suo posto in paradiso con questo album, nel quale la fusione del R&B con temi di classiche ballate country decide la sorte della band. All’ascolto di questo disco capirete perché tanti altri gruppi di country rock passino presto nel dimenticatoio e perché dopo poco rimanga solo noia.

Un album anche affascinante, con il suono dell’accordion di Billy Earheart, che non fa rimpiangere Garth Hudson, con una versione di Wild Night di Van Morrison che non si dimentica. A ciò si aggiunge che per questo loro sesto album la band abbia chiesto l’aiuto fiatistico di Al Garth (Loggins & Messina, Poco) che provenendo da esperienze musicali geograficamente diverse da quelle di ARA aggiunge un pizzico di genialità alle intenzioni originali del gruppo. Provate ad ascoltare Further On Down The Road di Taj Mahal, qui in una versione ricca di alti e bassi, con una serie di duetti sax-slide solo di Dan Cameron, questo sempre con molta misura.
L’album, forse, può annoiare coloro che cercano sensazioni forti, colpi di scena, shock e bombe al magnesio, ma coloro che preferiscono ascoltare la musica, sentire un bel cantare (con Otis Redding a spargere acquasanta sulla testa di Russell Smith – leggi I Got The Feeling), e poi al termine dell’album ricominciare da capo, perché la musica è bella anche assaporarla un poco per volta, hanno trovato un disco valido, una band, prodotta da Jimmy Johnson, (suonava la chitarra per Aretha Franklin nei suoi primi tre album) che non solo guarda al passato con riverenza, ma cerca una strada intorno a sé, un suo spazio per poter restituire agli altri un poco di quel piacere che a loro, e a molti altri, la musica dà. In caso contrario, non cercheranno nessuna uscita di testa e continueranno a divertirsi e a stare bene per chi vorrà.

Warner Brothers BSK 3476 (Country Rock, 1980)

Ernesto De Pascale, fonte Mucchio Selvaggio n. 37, 1981

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