Il gatto selvaggio è tornato a soffiare, graffiare, ma anche ad accarezzare la sua armonica innamorata del blues.
“La mia grande passione”, dichiara Andy, “perché raccoglie l’improvvisazione del jazz e la forza ipnotica del rock’n’roll”. E il titolo stile `supercalifragilistichespiralidoso’ la dice lunga sul contenuto di questi solchi, prodotti e incisi dalla Andy J. Forest Band.
Undici brani rigorosamente `live’, ben registrati e incisivamente suonati dalla formazione che vede Andy, oltre naturalmente all’armonica e voce, anche alla slide guitar su I’m Not Free, “la mia sola canzone politica”, com’è detto alla fine del brano.
Lo accompagna Roby Zonca (già con Ginger Baker) al basso, voce e chitarra acustica; Vince Valley (Nannini, Bartoli, Finardi, H. Gualdi) alle percussioni, e Joe Guarnera (ex Napoli Centrale) alle tastiere.
Questo sesto LP di Andy, passato nel frattempo attraverso l’avventura cinematografica (Miranda, Capriccio), è fatto di brani freschi come Lazy (Zonca, Forest) e classici come Halleluja (Charles), percorsi dalle fiammate della diabolica armonica di questo fuoriclasse di uno dei più piccoli strumenti musicali esistenti.
Oltre ad essere un session man che sa dosarsi con molto equilibrio, Andy è anche un equilibrista nel vero senso della parola, infatti non è raro vederlo (come quest’anno al ‘Pistoia Blues Festival’ in veste di presentatore/entertainer) in bilico sulla testa, magari mentre suona l’assolo di Rock With Me, spaziando fra le timbriche del gatto innamorato che cerca la sua stella, fino ad arrivare a quelle più consone al violino country.
Un lavoro di buon livello per bluesomani inveterati, chiuso da My Baby’s Crazy (incomplete) (Forest, Kappa), un blues più blu del blues dove l’armonica sembra parlare, introdotto dalla voce di Andy che intona le fatidiche parole: “Stranger, stranger in the night…”.
Ma… rimane un piccolo dubbio. E’ poi così straniero mr. Forest in Italia?
Appaloosa AP 066-1 (Blues, 1989)
Francesco Rampichini, fonte Chitarre n. 43, 1989