Archie Fisher - A Silent Song cover album

La figura di Archie Fisher, scozzese di Glasgow dove nacque nell’ottobre del 1939, rappresenta la coerenza, il profondo amore e la genuina poetica legata alla Scozia ma anche all’intero movimento del folk revival (da entrambi i lati dell’Atlantico) dagli anni sessanta ad oggi. La lunga, articolata e rigorosa carriera di Archie Fisher lo ha sempre proposto come interprete serio e a volte altero ma al tempo stesso ispirato ed intimamente coinvolto. Archie ha più volte attraversato l’Atlantico collaborando in particolare con il canadese Garnet Rogers (da ricordare il bellissimo Off The Map, fulgido esempio della loro partnership) e con Tom Paxton, suggellando una carriera nobile e preziosa seppur mai al di fuori dalla limitata notorietà degli ambienti folk.

A Silent Song è il prototipo della proposta del troubadour scozzese, interamente acustico, melodicamente sensibile alla grande tradizione della propria terra, anche dal punto di vista letterario, interpretato con una voce ancora piena, sicura e potente nonostante le tante primavere. Inciso negli States, a Minneapolis e New York, l’album scorre con facilità attraverso ballate di grande presa, arrangiate attraverso buoni intrecci chitarristici ai quali si aggiungono via via un cello (la brava Luna Sky), un flauto (Isaac Alderson che aggiunge un tocco bucolico quando viene chiamato in causa) e un basso (sono due a dividersi il compito, Rob Norris e Joel Sayles) a rafforzare ritmicamente le canzoni, spesso riflessive e accorate.
A Silent Song deve la propria riuscita alle notevoli A River Like You, Waltz Into Winter, Lass From The Low Country, Song For A Friend e The Parting Glass, brani che riescono ad unire dolcezza e profondità, calore umano e uno sguardo inevitabilmente disincantato ma coinvolgente sulla vita e sui rapporti che la caratterizzano.
Da conoscere per apprezzare un talento schivo ed introverso ma degno di rappresentare la storia del folk contemporaneo.

Greentrax (Celtic Folk, Folk Revival, 2015)

Remo Ricaldone, fonte TLJ, 2016

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