Il primo nucleo degli Asleep At The Wheel nasce all’inizio degli anni ’70 in quel di Paw Paw (WV) per volontà di Ray Benson Seifert (resterà poi solo Ray Benson, chitarra e voce solista), Reuben Gosfield (ribattezzato Lucky Oceans, steel guitar) e Leroy Preston (chitarra ritmica).
Con l’aggiunta della vocalist Chris O’Connell, la band comincia a suonare musica country, ma si avvicina ben presto all’western swing, grazie soprattutto al disco di Merle Haggard A Tribute To The Best Damn Fiddle Player In The World (or My Salute To Bob Wills) ed all’ascolto dei primi album di Commander Cody & His Lost Planet Airmen.
E’ proprio grazie a George Frayne alias Commander Cody che la band firma con il manager Joe Kerr e si trasferisce a San Francisco verso la fine del 1971. Con l’aggiunta del tastierista Floyd Domino, il gruppo diventa la house-band del Longbranch Saloon di Berkley, CA.
L’apprezzamento di Van Morrison in un articolo su Rolling Stone frutta agli Asleep At The Wheel il primo contratto discografico con la United Artists ed il gruppo debutta con Comin’ Right At Ya nel 1973.
L’anno seguente si trasferisce ad Austin, TX e firma per la Epic, etichetta che tiene a battesimo il loro Asleep At The Wheel (1974), che verrà poi ripubblicato come doppio intitolato Fathers & Sons, accoppiato a performances di Bob Wills & His Texas Playboys. Il disco in questione è importante in quanto comprende il loro primo singolo di successo nelle classifiche country: Choo Choo Ch’Boogie di Louis Jordan.
Con l’allargamento dell’organico alla violinista Lisa Silver ed al trombettista Bobby Womack, la band cambia nuovamente etichetta nel 1975, accasandosi con la Capitol per il periodo 1975-1979. In questo arco di tempo il gruppo raggiunge il suo apice artistico con albums quali Texas Gold, con il singolo The Letter That Johnny Walker Read (1975), Wheelin’ And Dealin’ (1976), The Wheel (1977), Collision Course, contenente One O’Clock Jump di Count Basie, vincitore del Grammy Award (1978) e Served Live (1979).
Il passaggio alla MCA nel 1980 non risulta particolarmente felice e l’album Framed si dimostra addirittura un passo falso. Il pesante indebitamento, l’abbandono di Lucky Oceans e Chris O’Connell ed una certa crisi creativa portano il gruppo ad un periodo di crisi discografica, che comincerà a risolversi solo nel 1985, quando la indie inglese Demon pubblicherà Pasture Prime, che vede il duetto con Willie Nelson in Write Your Own Songs.
A questa meteora seguirà un nuovo contratto con la Epic, che produrrà i due ottimi 10 (contiene String Of Pars e House Of Blue Lights) (1987) e Western Standard Time (con Sugarfoot Rag) (1988), nei quali ritroviamo la ripescata Chris O’Connell, oltre ai nuovi acquisti Larry Franklin (fiddle, ex Cooder Browne), lo steel guitarist John Ely, Tim Alexander (piano ed accordion), Mike Francis (sax), Jon Mitchell (basso) e Dave Sanger (batteria); ospite per l’occasione Johnny Gimble, ex-fiddler dello stesso Bob Wills e rispettatissimo – e richiestissimo – session man.
Nel 1990 gli Asleep At The Wheel firmano per l’etichetta Arista, che pubblicherà Keepin’ Me Up Nights (contiene Dance With Who Brung You e la ballabile Boot Scootin’ Boogie) ed il secondo live ufficiale Live & Kickin’ – Greatest Hits, ma il risultato è un fiasco, se paragonato al prodotto Epic. Chris O’Connel se ne va di nuovo e Ray Benson aggiunge a Francis e Sanger il fiddler Ricky Turpin, il bassista David Miller e la pedal steeler/dobroist Cindy Cashdollar (della quale è uscito il primo solo Slide Show).
Con questa formazione la band incide nuovamente per la Capitol Tribute To The Music Of Bob Wills verso la fine del 1993, con un cast di ospiti stellari: fra i quali vale la pena di citare Willie Nelson, Chet Atkins, Garth Brooks, Merle Haggard ed alcuni membri originali dei Texas Playboys fra i quali il veterano Johnny Gimble. Nel disco compare un nuovo Grammy Award Winner: Red Wing.
All’inizio dell’anno seguente esce poi la versione ‘dance’ del disco, con missaggi leggermente diversi degli stessi brani, ma il risultato è quanto meno discutibile e comunque trascurabile.
Il 1995 vede un’altra meteora a livello di etichetta, nella carriera degli Asleep AT The Wheel e The Wheel Keeps On Rolling (nuovamente su Capitol) non aggiunge niente al passato.
Nel 1997 Ray Benson ci riprova con la Lucky Dog Records, sottoetichetta della Epic, per un nuovo live intitolato Back To The Future Now, che contiene remakes di vecchi classici: il disco è dignitoso, ma non aggiunge nuovi fans allo ‘zoccolo duro’ già assodato.
Alla fine dello stesso anno, stavolta per la High Street Records, esce il disco natalizio, tappa imprescindibile nella carriera di qualsiasi artista e che ancora mancava agli Asleep At The Wheel. Merry Texas Christmas Y’All è gradevole, vede la partecipazione di Willie Nelson, Tish Hinojosa e Don Winters, ma il tutto finisce lì.
Il 1999 chiude il millennio del gruppo con un contratto per la Dream Works, per la quale esce il nuovo progetto-tributo a Bob Wills Ride With Bob, ancora una volta impreziosito da un cast eccellente di ospiti fra i quali Willie Nelson, Clint Black, Tracy Byrd, Mark Chesnutt, Merle Haggard, Vince Gill, the Dixie Chicks, Dwight Yoakam ed i non-country acts Manhattan Transfer e Squirrel Nut Zippers.
I brani comprendono alcuni fra i più noti pezzi del repertorio di Bob Wills, fa eccezione Bob Wills Is Still The King, composizione/tributo di Waylon Jennings qui resa in chiave western-swing da Clint Black.
Il 2001 vede ancora la band alle prese con un clichè rodato: il greatest hits abbinato ad ospiti importanti. Nasce così The Very Best Of Asleep At The Wheel Since 1970 su Madacy Records, con i brani più noti della band ed ospiti di una certa rilevanza: Huey Lewis, Brad Paisley, Mandy Barnett, Johnny Gimble, Lloyd Maines ed i ritrovati Cindy Cashdollar e Lucky Oceans: disco per collezionisti e fans incalliti.
La moda del disco live registrato al locale Billy Bob’s Texas non fallisce neppure con la band di Ray Benson, che registra e pubblica nel 2003 Live At Billy Bob’s Texas, documento dal vivo della serata in questione, che sarà anche oggetto dell’omonimo prodotto in DVD. Da segnalare alcuni brani mai registrati dalla band: dal classico di Hank Thompson One Six Pack To Go alla celebre western-song Don’t Fence Me In (Cole Porter), Before The Next Teardrop Falls (successo di Freddy Fender, all’anagrafe Baldemar Huerta), Amarillo By Morning (portata al successo da un George Strait allora esordiente) ed addirittura una delicata versione della ballata di Townes Van Zandt If I Needed You. Non mancano poi i classici della band e diversi omaggi al grande Bob Wills.
A fine anno esce un nuovo CD, il primo concept-album (se si escludono i tributi) del gruppo, dedicato ad un soggetto che ogni buon texano (di nascita o naturalizzato) rispetta almeno al pari di sua madre: Alamo. Diciotto brani legati al sanguinoso assedio che ebbe luogo nel 1836 alla missione di San Antonio de Bejar ad opera dei 5000 soldati del Generalissimo messicano Santa Ana contro i 185 texani che difesero fino alla morte il presidio, rappresentando così la miccia per la sollevazione popolare che, al grido di “Ricordatevi di Alamo!”, riuscì a liberare il territorio della neonata Repubblica del Texas dal giogo messicano, fino a votarne l’annessione ai nascenti Stati Uniti d’America.
Remember The Alamo, Letter From Col. Travis (conosciuta anche come Travis Last Letter) e The Yellow Rose Of Texas fanno parte dell’ABC di qualsiasi Texano, Green Leaves Of Summer, Ballad Of The Alamo (scritta da Marty Robbins) e Deguello sono recuperate e reinterpretate dalla colonna sonora del film prodotto e diretto da John Wayne degli anni ’60 con John Wayne stesso (Davy Crockett), Richard Widmark (Col. Jim Bowie) e Laurence Harvey (Col. William Barrett Travis). Non poteva mancare l’aggancio a Bob Wills (New San Antonio Rose) e va segnalata la presenza di un brano dedicato alle mura della fortezza-missione di Alamo, quella Stout And High che appariva nell’album di esordio del 1988 dei Wagoneers, band-meteora con due albums all’attivo del folto panorama country texano.
1970
Western Swing
Dino Della Casa, fonte TLJ, 2004