Fino a poco tempo fa la conoscevamo come Audrey Auld, quella interessantissima interprete ed autrice australiana che aveva al suo attivo un bell’album di country tradizionale in coppia con il compatriota Bill Chambers (Looking Back To See datato 1998) ed un paio di CD davvero stimolanti, rispettivamente intitolati The Fallen (2000) e Losing Faith (2002). Ora veniamo a sapere che il suo cognome è Mezera e che ha un terzo album solista al suo attivo, questo Texas che si rivela grande a partire dal titolo.
Audrey confessa che avrebbe voluto nascere in Texas se non fosse nata in Tasmania (fin qui niente di nuovo), ma è l’approccio a questo filone cantautorale dalle sonorità particolari e sfaccettate che ci affascina. Non è un album imitativo, ma interpretativo di come la nostra rivisita il suono texano (e non) facendolo a volte proprio (si veda l’iniziale Love You Like The Earth, brano originale di Audrey che richiama i lavori di Kimmie Rhodes, che appare qui alle armonie vocali), altre volte rimettendosi alle versioni originali, come nel caso di Karla Faye, brano scritto da Mary Gauthier e dedicato ad una prigioniera di colore detenuta nel braccio della morte di un carcere texano in attesa dell’esecuzione e qui la rilettura è qui molto fedele allo stile originale e personalissimo dell’autrice.
Nell’autobiografica e delicata ballata acustica intitolata My Father Audrey rispolvera certe inflessioni vocali che richiamano Becky Hobbs, Ball & Chain fa bella mostra di riferimenti alle tematiche care a Jimmie Rodgers, noto come The Singing Brakeman, Hole In My Life è maestosa nella sua semplicità autobiografica e narra del senso di solitudine che ci assale alla perdita dei nostri cari, Missin’ Mez non si discosta dal filone della ballata acustica piena di nostalgia e comunque di grande presa.
Ci sono omaggi espliciti al Gotha di un certo cantautorato statunitense, forse non sempre nel senso più comune del termine (Harlan Howard è ancora – giustamente – un mito in quel di Nashville e Song For Harlan rilegge l’importanza di uno dei maggiori compositori di country music anni ’60 con un sapore fortemente noir), ma sicuramente universalmente riconosciuto al rango di caposcuola (Woody Guthrie è celebrato nella spigliata e gradevolissima Woody e Billy Joe Shaver con l’omonima Billy Joe).
Il disco è eccellente, si chiude con un altro paio di gioiellini acustici quali Shine e One Eye, dal tipico sapore country traditional, ma va centellinato piano piano, assaporandone ogni brano con molteplici ascolti, dopo di che sono certo che non resterete delusi.
Reckless RECK 007 (Singer Songwriter, 2005)
Dino Della Casa, fonte TLJ, 2005