Superbo ritorno di Bill Morrissey in veste di cantautore dopo la parentesi disimpegnata in compagnia di Greg Brown alle prese, in Friend Of Mine, con canzoni generazionali o classici.
La vena poetico-musicale dolce-amara, l’immortale folk-feeling di un songwriter capace di condensare una storia, una vita, la condizione umana, i problemi di una generazione, nello spazio di una canzone, sono ancora una volta magistralmente espressi in Night Train. Memorabili ritratti sonori in cui tutti ci ritroviamo un po’.
Con una strumentazione tanto essenziale da apparire spartana, fondata su un delicato equilibrio tra acustico ed elettrico, Bill racconta le sue storie che arrivano diritte al cuore, che ci toccano nel profondo dell’animo. Una voce delicata, ma profonda ed espressiva, si fa sentire ancora una volta in una dozzina di folk-songs che portano la sua firma ed il suo marchio di qualità.
Atmosfere sognanti, dolci ed intimistiche si alternano a momenti più elettrici sino a sfiorare il rock, Love Arrives, in duetto con David Johansen. Anche se spesso appare una sezione ritmica, Morrissey mantiene strutture sonore care alla più pura tradizione folk con uno spirito ancora una volta cosi gradevolmente vicino al Cohen degli esordi. E la sua voce, spesso sospesa sul filo di impalpabili ma ben definite melodie, affascina ancora una volta per grazia e sensibilità espressiva.
Folk-singer di razza, Bill Morrissey mantiene la sua voce e la sua chitarra costantemente in primo piano.
Lascia però pochi ma significativi spazi per i solisti: le chitarre di Peter Keane e Duke Levine, il toccante violino di Johnny Cunningham che ben sottolinea i momenti elegiaci o malinconici delle sue composizioni.
Night Train, che prende il nome dalla bella ed ispirata folk-ballad d’apertura, è un compact intenso e crepuscolare di un Bill Morrissey al meglio delle sue possibilità di autore ed interprete.
Philo PH 1154 (Singer Songwriter, 1993)
Tommaso Demuro, fonte Out Of Time n. 1, 1993
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