Paul Metsa – Whistling Past The Graveyard cover album

Il sempre autorevole Relix ha raccomandato questo nuovo songwriter ai fans di cantautori come Graham Parker e Bruce Springsteen con più che convincenti motivazioni che coinvolgevano tanto le sue qualità di autore che di intreprete.
Logico che Whistling Past The Graveyard, il nuovo album di questo songwriter di Minneapolis, fosse atteso con una certa dose di curiosità. Whistling Past The Graveyard, coraggioso anche nel titolo e nella veste grafica, non tradisce attese e speranze verso questo personaggio il cui spessore artistico assicurato dalla formazione folk di matrice acustica ed irrobustita da una band e da arrangiamenti rock elettrici di grande effetto.

Paul Metsa un cantautore folk-rock di ispirazione provinciale se non rurale che potremmo accostare più ad un Cougar che ai nomi già citati, e che nell’attuale contesto musicale stupisce anche per l’impegno politico-sociale che traspare in modo più che allusivo in molti suoi brani.
Le stazioni radio americane, anche le più progressiste, avranno qualche difficoltà a trasmettre le sue songs. Il suo mondo poetico-musicale, comunque molto vario ed intrigante, la sua scrittura articolata e complessa, e le sue storie hanno il dono di catturare l’ascoltatore sostenute da adeguate e ricche melodie.

Un personaggio notevole ed un songwriters capace di muoversi nella dimensione rock con intensità e convinzione ma in grado di saper tener anche vive nelle sue songs le matrici folk con accenti autentici di musica tradizionale americana.
La sua voce. potente ed espressiva, roca e sporca quanto basta per affascinare, il suo canto grintoso ed emotivo, e la band che l’accompagna gli offre la più vasta gamma di soluzioni sonore per arrangiare le songs che dalla sua chitarra acustica sembrano involarsi verso le direzioni piu diverse.
Pregevoli anche gli arrangiamenti vocali femminili che si fanno apprezzare in molti brani.

Dire che da tempo non ascoltavamo una voce tanto autentica e convincente è quasi scontato, e, ad onor del vero le sue storie colpiscono ancor di più per i messaggi che lanciano, per la speranza e la volontà di cambiare, per il rapporto qualitativo testi-musica che lascia trasparire chiaramente da che parte è schierato Paul Metsa.
Se le sue doti musicali sono notevoli e quest’opera, encomiabile sul piano musicale, il giudizio sull uomo trascende come per l’ultimo lavoro di John Trudell.
Le voci che ci parlavano dei ‘perdenti’, delle minoranze di qualunque genere, o, più semplicemente, della gente comune, si stavano facendo sempre più rare ed inascoltate e suonavano molto spesso sospette.

In un epoca come questa, dove il personale quando non l’egoismo predominano su tutto, fa piacere ascoltare una voce come quella di Paul Metsa capace di tradurre magistralmente in musica il malessere di più generazioni che sono lungi da trovare soluzioni e risposte concrete.
Grande rock da cantautore di razza capace di coniugare eccellente musica con testi che dovrebbero arrivare diritti al cuore.
Che chiedere di più ad un personaggio semisconosciuto ma che sembra non avere uguali per sensibilità espressiva, sentimento e partecipazione? Ogni songs oltre che un rock o una toccante e maestosa ballads è un messaggio vibrante e diretto. Canzoni come Slow Justice, Judas Sang The Blues e Another Man’s Chains una volta entrate nella nostra mente non ci abbandoneranno tanto presto e ci faranno ricordare che il rock, alcune volte. non serve solo per ballare.

Alla luce di quanto ascolterete in questo lavoro vi renderete conto che, non solo in termini strettamente musicali, il paragone fatto all’inizio può sembrare irriguardoso nei riguardi di Paul Metsa che, in questo momento della sua carrier, sembra aver ben molto di più da dire dei personaggi in questione.
A volte, credendo di fare un complimento, si rischia di sminuire o di offendere il lavoro di qualcuno. Qui siamo comunque di fronte ad un capolavoro.

PST Music PST 2001-2 (Singer Songwriter, 1993)

Luigi Busato, fonte Out Of Time n. 1, 1993

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