Bill Staines - Journey Home cover album

Bill Staines fa capolino dalle pagine dell’elegante booklet di questo intrigante CD e si presenta come un canuto signore dallo sguardo perso lontano, sull’onda dei pensieri o dei ricordi. Chissà…
Il fatto è che questo Journey Home è il ventiquattresimo episodio della sua saga discografica e tanta acqua è passata sotto i ponti da quando Bill ha esordito con Miles nel lontano 1975. Cresciuto nella folk music dell’area del New England, Bill ha sempre apprezzato e condiviso la visione artistica del classico cantautore, meglio ancora se d’ispirazione folk e questo disco è un’occasione ghiotta per riproporre alcune delle perle che la canzone d’autore statunitense ancora oggi propone come attuali ed immarcescibili. E’ così che risorgono a novella giovinezza brani quali l’iniziale Rompin’ Rovin’ Days, scritta dall’oscuro Bruce Murdoch del quale – forse – alcuni di voi ricorderanno l’altrettanto oscuro LP intitolato 33 1/3 Revolutions Per Minute, del lontanissimo 1970. Classica folk song della fine degli anni ’60, si sviluppa in modo dolce e lineare sulla chitarra acustica e sulla morbida voce di Bill Staines, calda e confidenziale come un bicchiere di vino rosso servito alla giusta temperatura.

Se Stewball è uno dei brani più conosciuti della tradizione popolare americana (lo ricordiamo eseguito da tantissimi interpreti, fra i quali Peter Paul & Mary), Hobo’s Lullaby non può mancare di suscitare sentimenti di dolcezza e tenerezza nei confronti del povero vagabondo senza casa (hobo, appunto) protagonista di questa grande folk song opera di Goebel Reeves con musica di Woody Guthrie (ma il suo nome non compare in questa sede). Meritevoli di menzione rispettivamente le versioni che Arlo Guthrie ne diede nel suo omonimo LP del 1972 e che Pete Seeger incluse nel suo doppio The World Of Pete Seeger. Stuart Schulman (violino) e John Curtis (mandolino) rendono giustizia ad una grande canzone. Devo ammettere di non conoscere Bound For The Promised Land, anche se la melodia tradisce un’origine remota (pare risalga al 1787), mentre più recente e proveniente dalla penna della cantautrice pellerossa Buffy Sainte-Marie (quella di Universal Soldier) risulta The Piney Wood Hills, ballata dall’andatura ariosa e solare. Anche Love Was Easy risale agli anni ’70, nasce dalla penna di Paul MacNeil e sembra creata appositamente per le caratteristiche vocali, pacate e sobrie, di Bill Staines. Tell Ol’ Bill (This Mornin’, This Evenin’, So Soon) è – se possibile – ancora più raccolta e sommessa, quasi sussurrata sui pochi accordi di una chitarra acustica sapientemente arpeggiata.

Prairie In The Sky ci riporta al 1975 ed all’omonimo album della sua autrice, Mary McCaslin; si tratta di una ballata austera ed estremamente sobria, quasi inadatta alla voce sottile della sua autrice e molto più adatta al nostro canuto folksinger. Per Pretty Saro valgono le stesse parole già spese per Stewball, tanta è la notorietà di questa delicata ballata resa da innumerevoli performers, mentre l’album si chiude con il traditional How Can I Keep From Singing, anch’esso oggetto di ripetute riscoperte. Al fianco di tanti brani opera di altri autori, Bill Staines ha voluto presentare anche tre sue composizioni originali datate 2004, che si inseriscono perfettamente nella trama del tessuto di questo album. Journey Home, che da il nome all’album, ci propone un Bill pianista (cosa quanto mai inusuale, vista la sua naturale propensione chitarristica), A Rancher Turns 80/The Years è uno dei gioielli dell’intero album ed è il tributo alla storia di John Bishop, un rancher dell’Oregon che tira le somme della sua vita al compimento del suo ottantesimo anno, mentre The Philosopher’s Song ci ripropone Bill nella molteplice veste di cantante, chitarrista e pianista a rivolgersi ad un attempato menestrello sempre in movimento, quasi parlasse a se stesso allo specchio. Bill Staines non è certo un ragazzino e non fa niente per nasconderlo, ma la sua musica è fresca e sincera come non mai, caratteristiche quanto mai rare nel mondo della musica di plastica che gira oggi tramite i media e la grande distribuzione. Viva le indies!

Red House RHR 176 (Singer Songwriter, Folk, 2004)

Dino Della Casa, fonte TLJ, 2005

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