Billy Eli – Lace cover album

Billy Eli… e chi è costui? Per rispondere in modo esauriente, è necessario percorrere a ritroso il tempo, fermarsi nella cittadina texana di Livingston, dove il nostro vede la luce nel 1962. Fin verso la metà degli anni ’80 Billy lavora come operaio sui gasdotti e nei campi petroliferi, fino a quando, influenzato dai Rolling Stones, Steve Earle, Tom Petty, Guy Clark, dagli Eagles e dai Byrds, all’inizio degli anni ’90 decide di mettere in piedi il ‘suo’ gruppo e comincia anche a comporre musica originale.

Il debutto discografico con la sua band Lost In America è datato 1995 e si intitola Something’s Goin’ On (Club De Musique – MRCD 1295), cui farà seguito Trailer Park Angel (Dusty DUSTCD 4) inciso da solista nel 2000. Del 2006 è invece Amped Out (Errant – no number), accreditato alla Billy Eli Band e che vede la partecipazione del bassista Joseph Stack, il quale morirà poi suicida nel 2010 in un incidente aereo quando dirigerà il suo velivolo privato contro il palazzo sede dell’IRS (corrispondente alla nostra Agenzia delle Entrate) di Houston, TX.
Hell Yeah! vede la luce nello stesso anno ed è prodotto da Patrick Conway ancora per l’etichetta Errant. A distanza di due anni esce The Unexplicable Billy Eli, sempre su Errant ed accreditato a The Unexplicable Billy Eli & The Amazing Spooklights.

Dobbiamo quindi attendere ben undici anni per arrivare ai giorni nostri ed avere la possibilità di tenere fra le mani (in formato vinile…) questo nuovo Lace, patrocinato dalla solita Errant.
Lace si apre con la briosa Trying Not To Drown, un piacevole uptempo sottolineato dal dobro di Kevin Maul. You’re The Wine e Hey Maria mettono in evidenza la bella voce leggermente roca di Billy, creando atmosphere che ci riportano piacevolmente indietro di qualche decina di anni. La foto sul retro della copertina ci mostra infatti un personaggio che sta già affrontando se non proprio il tramonto della sua esistenza, certamente il pomeriggio inoltrato, ma questo – caso mai – migliora ulteriormente la sua performance vocale, reminiscente delle succitate influenze texane, alle quali aggiungerei Billy Joe Shaver.

Drinking To The Angels è altamente evocativa delle atmosfere care a quanti di noi hanno ascoltato i cantautori texani negli anni d’oro… tanti chili e tanti capelli fa…
Senza stare a citare tutti i nove titoli di Lace, menzionerei comunque la presenza di Dave Serby in All Day e citerei doverosamente Getting Out Of Denver e Wine In The Desert, dove aleggia dall’alto l’ombra di un sorridente Glenn Frey. La conclusiva Anejo Nights ha un passo più rock, diverso dal resto dei brani e ricorda il Lee Clayton di Border Affair.
Un piacevolissimo ritorno quindi per un musicista texano – e questo già ci affascina non poco – che forse in pochi hanno avuto la fortuna di conoscere a suo tempo, ma non tutto è perduto… visto che almeno quattro degli album suddetti sono ‘reperibili’ in rete… God bless Youtube.

Errant (Roots Rock, Country Rock, 2024)

Dino Della Casa, fonte TLJ, 2024

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