Se mi chiedete un dettagliato spaccato biografico di Billy Paul, temo di essere in netto imbarazzo, in quanto non conoscevo questo eccellente artista fino a quando l’occhio non mi è caduto sulla cover di questo grande Texas Rose, che ritrae il personaggio in questione appoggiato allo stipite di una porta, in abbigliamento decisamente western. Dapprima credevo si trattasse di un nuovo album di Ian Tyson, data l’incredibile somiglianza fisica dei due, poi ho letto il nome ed il desiderio di possederlo (il CD, che diavolo… ) è stato praticamente irrefrenabile.
Se è vero che il titolare del disco in questione è del tutto sconosciuto, così non è per i suoi collaboratori, che per l’occasione rispondono ai blasonati nomi di Junior Brown (chitarra acustica, elettrica e lap steel), Stephen Bruton e John Inmon (chitarre acustiche ed elettriche), Chris O’Connell (chitarra acustica e background vocals), Jimmy Day (pedal steel), Floyd Domino (piano), Danny Levin (piano, fiddle, cello, organo Hammond, archi) e Mary Ann Price (background vocals).
Fra i diciassette brani che compongono Texas Rose, troviamo alcune covers, quali Bottom Dollar del decano Texas singer-songwriter Billy Joe Shaver, My House Is Your Honky Tonk a firma del grande Sanger D. Shafer, Nothin’ Can Stop del maestro Roger Miller, Still Water Runs The Deepest dell’indimenticato Jesse Ashlock, Blue Water del compatriota Michael Ballew e due brani di Junior Brown: The Farm e Hillbilly Hula Gai, entrambi tratti dal 12 Shades Of Brown del 1993.
Fra i brani originali, è doveroso segnalare il title-track, fulgido esempio di Texas western-swing con grandi fiddle e piano. Analogo commento per la seguente Buckshot Back, mentre Strange Dream è firmata D. Allen Michalski e riporta la fedele cronaca di una relazione che finisce sulle note di una tristissima steel-guitar.
Grande honky-tonk invece per Little Girl e 501, composte entrambe dal nostro esordiente texano, che si diletta anche in esercizi ispirati al Bakersfield sound, come mostra Rodeo Queen.
Un esordio certamente non innovativo, ma estremamente gradevole ed importante soprattutto in quanto da una misura del fertilissimo sottobosco artistico che prolifera in quel del Lone Star State. Riferendoci alla recensione precedente [Nelson, Bush, Day & Zettner, Offenders Reunion/ Can’t Get The Hell Out Of Texas, Bear Family BCD 16124 AH], è curioso constatare come un’etichetta texana tenga a battesimo un’esordiente tedesca, mentre un’etichetta tedesca pubblica il debutto di un texano. Questo è comunque il mondo delle cosiddette ‘indies’: possano esse prosperare a lungo, poco importa il paese di provenienza.
Bear Family BCD 16155 AH (Traditional Country, 1997)
Dino Della Casa, fonte Country Store n. 43, 1998
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