Blaha & Lostak – Learning From The Past cover album

Con le potenzialità pressocchè infinite che internet offre in termini di comunicazione è possibile entrare in contatto con realtà interessanti, che altrimenti ci sarebbero irrimediabilmente precluse. Learning From The Past, il CD di esordio di questo duo di cantautori texani ne è prova lampante.
Brent Blaha (di Angleton, TX) e Lane Lostak (Danbury, TX), entrambi nativi della contea di Brazoria (reminiscenze del film Alamo…), solo recentemente si sono affacciati alla country music con approccio professionale, anche se Brent ha cominciato ad ammirare i grandi nomi del country dalla tenera età di quattro anni. Quando infatti i suoi coetanei giocavano al massimo ad indiani e cowboys, lui si allacciava una bandana attorno alla fronte ed
impersonava… Willie Nelson, mentre il suo accondiscendente papá recitava il ruolo di Waylon Jennings (posso adottarti, Brent?).

Attualmente non è facile per i nostri due amici coordinare le loro attività professionali (Brent Blaha, 23 anni, è diplomato in progettazione meccanica, mentre Lane Lostak, 23 anni, è diplomato in chimica alla University of Texas) con le aspirazioni artistiche, che si sono recentemente concretizzate con la realizzazione del loro album di esordio, Learning From The Past, pubblicato dalla indie Fenceline Records, di loro proprietà.
Il prodotto finale è davvero interessante, tanto più se si considera la giovane età dei due artefici ed il fatto che i due hanno composto in coppia tutti e undici i brani qui compresi, quattro dei quali insieme all’amico Michael Cotton.
Il percorso è quello della musica country che ci ha fatto conoscere grandi nomi quali George Strait e l’Alan Jackson più melodico, ma i due compongono materiale originale eccellente seguendo semplicemente un filone ispiratore. Li aiuta in questo primo sforzo in proprio un unico nome blasonato, quello del recentemente scomparso fiddler Randy Howard, noto per aver collaborato – fra gli altri – con Garth Brooks in Seven e per il suo ruolo di fidato sideman di Kathy Chiavola.
I testi trattano di argomenti quotidiani, che appartengono (o sono appartenuti) a noi tutti e ci avvicinano così alla realtà dei due pards.

L’iniziale Texas Summers, supportata da un timido pianoforte e da una morbida chitarra acustica, ci racconta dell’impazienza del giovane innamorato, obbligato ad attendere il mese di settembre per rivedere la ragazza amata. Pregevole anche il lavoro della onnipresente steel-guitar in mano a Bobby Terry, ma soprattutto la performance vocale solista di Brent Blaha, che dimostra di avere doti non comuni per essere un esordiente. Altrettanto adeguati sono gli arrangiamenti, degni del budget di una major.
Cross The Line ci ricorda l’immensa fatica di superare l’innata timidezza e chiedere un appuntamento alla ragazza tanto desiderata, con la seguente tristezza, i dubbi ed i timori all’arrivo della chiamata alle armi. Il finale è triste, ma riflette l’ineluttabilità della vita e le implicazioni patriottiche che vivono in moltissimi texani. Neppure la puntualità della chitarra elettrica ed i gradevolissimi impasti vocali riescono a mitigare la crudezza dell’epilogo.

Helluva Note traccia i contorni della classica ‘tegola sulla testa’, che colpisce chi, rientrando a casa, trova ad aspettarlo solo il fatidico biglietto, ancora bagnato di lacrime, con un’unica parola: ARRIVEDERCI. La ballata acustica si snoda sulle riflessioni del ‘lui’ del caso, abbandonato ed in balia dei ricordi che logicamente gli affollano la mente. Struttura tipica del filone delle ‘heartbreaking songs’, ci conferma la caratura dei ragazzi, davvero invidiabile anche per molti colleghi più blasonati. Particolarmente apprezzabile l’esecuzione vocale di Brent Blaha, che ritengo un nome con un preciso futuro nel panorama country.
Il flddle di Randy Howard ci introduce a Champagne Hurricane, ballata elettroacustica piacevolmente cadenzata e condita con una steel guitar accattivante, dedicata al successo di abbandonare la bottiglia.
Sempre il flddle di Howard, stavolta in versione molto sognante, apre l’ascolto di una ballata acustica ed introspettiva, Time Machine, eseguita con convinzione dal solito Brent Blaha. Il brano è caratterizzato da un ritornello facilmente memorizzabile e dalla solita grande steel guitar. Da sottolineare anche la performance centrale del solito Howard.

Lori’s Layin’ Low è sicuramente fra le cose migliori del CD, anche se è d’altro canto difficile stabilire ciò che risulta scarso. Ballata elettroacustica ariosa e tipicamente country, si adagia sulle chitarre di Mike Noble (acustica) e Bobby Terry (elettriche), facendo perno sull’azzeccato ritornello.
E’ davvero confortante notare come un’etichetta che più ‘indie’ di così non si può, riesca a sfornare un prodotto di questo livello potendo probabilmente contare su un budget logicamente contenuto. Se tanto mi da tanto, che potenzialità offre il mercato delle indles? Come per abitudine non analizzo tutto il contenuto dell’album in questione. Gli anticipi di cui sopra ritengo siano sufficienti a stimolare le vostre curiosità ed a fornirvi gli elementi necessari per decidere se il ‘filone’ è di vostro interesse.
Personalmente mi complimento con tutti coloro che sono stati coinvolti in questo progetto che non esito a definire ‘vincente e di successo”.

Fenceline (1999)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 49, 1999

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