Blind Alfred Reed (1880-1956)
Adesso che le celebrazioni del centenario della nascita di Woody Guthrie sono in pieno svolgimento, si ascoltano duplicati all’infinito dei suoi ‘duplicati’ in musica e si leggono enormi tributi all’ignoranza riguardo alla sua importanza ed influenza sul cantautorato non solo statunitense (una delle migliori e recenti: “…padre fondatore della musica popolare americana dell’ultimo secolo e maestro conclamato di intere generazioni di songwriters… “), ne prendiamo atto e ci inchiniamo alla più completa disinformazione: anni di onesto lavoro da parte degli addetti, compreso il sottoscritto, spazzati via da una frase di uno dei tanti improvvisati ‘recensori on line’ spuntati dal nulla e venuti subito di moda.
Per fortuna in nostro soccorso e conforto ci sono i personaggi reali entrati nella storia, gli ‘alternativi’, che con le loro composizioni finite su disco, attraverso le loro canzoni di protesta, le loro denunce, il loro senso dei diritti civili, la loro consapevolezza del bene sociale, la loro militanza sindacale ante litteram, questa storia hanno scritto molto prima del menestrello di Okemah e il cui unico torto è essere vissuti forse nel periodo sbagliato.
Blind Alfred Reed (1880-1956), violinista cieco virginiano, con Jimmie Rodgers e la Carter Family, è uno dei maggiori protagonisti delle cosiddette ‘Bristol Sessions’ in Tennessee; volute da Ralph Peer, talent scout della RCA Victor nel 1927, si rivelarono una vera miniera d’oro per l’old time music. Due anni dopo, proprio all’inizio della Grande Depressione, accompagnato dal figlio Arville alla chitarra, il musicista ed autore (oggi diremmo una voce controcorrente), incise il famoso brano autografo, dal sapore tragicamente profetico e straordinariamente attuale, che consegnò Blind Alfred Reed all’immortalità.
Pierangelo Valenti, fonte Suono, 2012