Blind Luck - Ante Up cover album

Definiteli Roots-Rock, Americana, Texas Music, Alternative Country, No Depression, Y’allternative o Hick-Rock. Questi ragazzi parlano di sé come “..a country band with a rock and roll attitude” e non si sbagliano davvero.
Di base in quel di Houston, Tx, i Blind Luck rispondono ai nomi di Jason ‘J.J.’ Stolly (25 anni, batterista), Roland Perez (26 anni, bassista), Joseph Deeb (27 anni, chitarrista solista ) e Carter Pagel, 24 anni, il compositore di tutto il materiale originale della band (voci, chitarra ed armoniche).
Lo script è decisamente orientato agli stilemi del rock urbano, ma gran parte degli strumenti usati è acustica ed il suono ‘unplugged’ abbinato alla struttura rock è una delle caratteristiche tipiche del roots-rock.
E che sound sviluppano i ragazzi! Questo Ante Up è il loro album di esordio, ma le prospettive sono decisamente incoraggianti, visti i risultati e considerando la loro giovanissima età.
Grinta da vendere ed attenzione a certe lezioni importanti del rock (Bruce): ascoltate l’iniziale All I Really Want per capire cosa voglio dire.

Sweet As You sembra faticare a decollare, col sound teso e nervoso, sostenuto dalla batteria di Stolly e dal basso preciso di Perez, eccellente sezione ritmica. Deeb lavora alla grande alla chitarra elettrica solista, ma la parte del leone la fa la voce di Carter Pagel.
Immaginate poi una rilettura accelerata del ‘boom-chicka-boom sound’ di Johnny Cash, con aggiunta di fiddle (Don ‘Twelve’ Raby) ed avrete una vaga idea di The Tulip Song, veloce up-tempo con forte accento country.
Closer Look è un country-rock di bella presenza, con tanto di intro di armonica, mentre Long Distance Blues è una tipica country-song, sapidamente dissacratrice, cronaca di un lungo viaggio intrapreso per andare a trovare la propria ragazza, solo per scoprire che si era trovata un nuovo boy-friend ed era andata a vivere con lui “…that’s something you could have told me over the phone”.

Ancora country per Just A Chore, veloce up-tempo dedicato a chi beve per dimenticare (senza riuscirci). Bello il piano honky-tonk, le voci ed il fiddle. Un altro centro per i nostri esordienti.
Un po’ sulla falsariga di certe sonorità attuali ‘indie’ (vedi Billy Tulsa & the Psycho Crawdads), sfumate di rock e di country, il title-track sferraglia con decisione, ben sorretto dalla rocciosa sezione ritmica, ma l’acustica di Pagel non stona assolutamente.
Feelin’ The Way ha il calore di un vecchio amico ritrovato (bello l’uso delle tastiere e del riff chitarristico), Daddy’s Chevrolet esalta ancora la bella voce di Carter Pagel e la sua armonica brilla di luce propria.
What I’m Missing non aggiunge niente al bagaglio della band, mentre Mary Christmas è la cronaca di una Natale particolarmente movimentato, animata da uno spiritato fiddle che impazza in lungo ed in largo, laddove il basso picchia di brutto.
Boogie pianistico stile anni ’50 per la conclusiva Christine.
Un disco davvero energetico e dinamico, con tanto di testi riportati all’interno del booklet, da una band giovanissima che ha già ricevuto l’Austin Music award quale ‘Top 5 Best New Bands’ ed ha avuto la nomination come ‘Best New Act’ all’Austic American-Statesman.
Davvero non male per degli esordienti che, insieme, fanno appena un secolo.

Double Down Music (Roots Rock, Alternative Country, 1998)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 53, 2000

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