In dieci anni, 3 album per la Rebel, uno per la Ceili e 3 per la Rounder. Non un cedimento, non un passo falso. Anzi, una continua evoluzione, che ha portato la band ad un livello tale da far scrivere a John Hartley Fox (uno che la sa lunga, ma che in preda ad eccessivo entusiasmo riesce a scomodare addirittura i Beatles!) di aver raggiunto, con Marbletown, l’apice della loro carriera discografica. Sono d’accordo. Credo che in quest’album siano concentrati tutti gli elementi che hanno contribuito a far diventare i Blue Highway una delle migliori (la migliore?) bluegrass band del mondo. E’ un po’ la summa dei precedenti lavori Marbletown. La loro musica è moderna e tradizionale al contempo, ha una personalità forte e seria, che non dà modo di essere giudicata provinciale, espressione artistica di un determinato e circoscritto gruppo di persone dalle simili caratteristiche culturali perché provenienti da una certa zona geografica. Faranno fatica stavolta ad attribuirgli una delle solite immagini stereotipate. E’ musica d’alto profilo, tecnicamente sbalorditiva, che presuppone gran coesione d’intenti, duro lavoro d’insieme, affiatamento, complicità, e, soprattutto, un profondo amore per essa.
Ci avevano già abituato ad attenderci ottime canzoni, a volte perfette, sotto il profilo dell’arrangiamento, rispetto al tema trattato. Break misurati o pazzeschi a tal punto da far cadere la mascella all’ascoltatore. Armonizzazioni vocali di rara bellezza. Brani dal taglio cantautorale, oltre ai soliti bellissimi pezzi in chiave tradizionale. Mancava forse qualche cover di brano famoso per varcare la soglia e conquistare l’attenzione delle radio, e del grande pubblico. Ora con la title track si sono voluti prendere anche questa soddisfazione. Consideratela pure una concessione. Un po’ come Stairway To Heaven di Mrs Parton. Ma con un po’ più di ricercatezza e gusto.
Rounder 11661-0558-2 (Bluegrass Moderno, 2005)
Maurizio Faulisi, fonte TLJ, 2005
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