Il treno del blues non si ferma. Questa musica (o forse dovrei dire “modo di vivere, di interpretare la musica”?) ha avuto un ruolo talmente importante nella formazione del repertorio moderno, dal jazz al rock e non solo, da essere tuttora in primo piano in un’epoca che vede l’affermazione di new age, metal e altre tendenze teoricamente lontane stilisticamente.
In questi ultimi due anni abbiamo visto il successo internazionale di gente come Robert Cray o Jeff Healey, la definitiva celebrazione del settantenne John Lee Hooker, uno dei veri santoni del blues, festeggiato in un album e oltre da numerose e famosissime rockstar che da lui hanno tratto ispirazione in vari momenti; la musica nera in generale vive un progressivo ritorno alla popolarità con tanto di revival degli anni ’50/’60, del soul e del rhythm’n’blues.
Anche da noi si moltiplicano le band (e i musicisti delle nuove generazioni) perversamente dediti alla musica del diavolo. Attenti a voi! Perchè il blues è sicuramente (uno) stupefacente e genera dipendenza quasi peggiore di quella da altre droghe (da cui, sembra, ci proteggeranno opportune ed intelligentissime leggi proposte dai nostri più saggi governanti).
Due “drogati” all’ultimo stadio (è una metafora, per carità) come Caselli e Treves ci presentano un volumetto dedicato al blues con un approccio scopertamente divulgativo, andando a cercare il contatto proprio con quelli che, per età o distrazione, di questo mondo musicale non sanno quasi nulla. Se interessati ad approfondire l’argomento costoro troveranno qui un’esauriente parte storica, dalle origini al giorno d’oggi con dati specifici su alcuni personaggi fondamentali, sezioni separate per il blues bianco americano ed inglese, un accenno ai protagonisti italiani, un’intervista con John Mayall e due parole con Eric Clapton.
Seguono una lista di festival, locali e riviste italiane coinvolti nell’argomento e, in conclusione, una discografia generale. L’elegante confezione comprende anche una cassetta antologica (la cui presenza va ad ammortizzare in parte il prezzo del tutto) con una selezione di brani (versioni originali) che va da Joplin e Jelly Roll Morton a B.B.King passando per Robert Johnson e Muddy Waters.
È interessante scoprire all’interno della trattazione la mano del singolo autore: la competenza e l’eleganza stilistica di Roberto Caselli, giornalista ed esperto dell’argomento, attuale direttore della rivista Hi, Folks!, l’esuberanza e la mancanza di peli sulla lingua tipiche di Fabio Treves, musicista e personaggio giustamente ‘storico’ nell’ambito blues nazionale che, con numerosi ricordi e aneddoti tratti dalla propria carriera, tratteggia i caratteri di un ambiente e una scena chiaramente legati alla città di Milano, senza risparmiare all’occorrenza precisi riferimenti e qualche decisa frecciata.
Stefano Tavernese, fonte Chitarre n. 50, 1990