Bobby Charles - Wish You Where Here Right Now cover album

Lontano da un appuntamento discografico conosciuto dal 1987, Clean Waters, prodotto da Ben Keith, Bobby Charles ha dato rare testimonianze di sé come interprete nella lunga carriera. Forse anche per questo, oltre che per le intrinseche qualità, abbiamo imparato a considerarle rare e preziose. Proprio di recente, grazie alla ristampa dell’omonimo album per la stessa Stony Plain, abbiamo ribadito le qualità di questo leggendario songwriter della Louisiana.

L’ennesima clamorosa ‘riapparizione’ farà riflettere su quanto abbiamo perso di lui come interprete, autore e performer live negli ultimi anni. Viene per lo più ricordato per See You Later Alligator, qui riproposta in una versione ancor più ‘down home’, alcune delle più belle songs di Fats Domino, e come autore di brani blues, soul e rock & roll, ma il suo sodalizio con la Chess prima e l’Imperial poi, non erano destinati a portare a qualcosa di costruttivo per la sua attività di interprete. Il suo rifiuto assoluto di apparire in scena, unito ad una vita burrascosa, con un ‘privato’ non facile da gestire, unito ad un carattere non facile, condizioneranno un’attività solista che avrebbe potuto rivelarsi meno sporadica e più fortunata. Rispettiamo le scelte dell’uomo, anche sul piano professionale, e godiamoci questo mirabile lavoro composto di due sessions.
La prima, del 1984 e registrata ad Austin, prodotta da Ben Keìth e con la partecipazione di Neil Young, dello stesso Keith e di Willie Nelson e della sua band dell’epoca è composta di cinque brani. Personaggi del calibro di Willie Nelson e Neil Young diventano suoi chitarristi e lo accompagnano in delicate country-ballads che hanno i ritmi dondolanti ed indefinibili come i profumi ed i sapori della Louisiana. ‘Bayou – country’ elettro-acustico di toccante bellezza, caratterizzato dallo steel-guitar sound di Ben Keith che ben si amalgama con Neil Young e Willie Nelson alle chitarre acustìche, Jody Payne, elettrica, Mìckey Raphael, armonica, Rufus Thibodeaux, violino, Steve Bruton, mandolino.

I Want To Be The One, I Remember When e I Don’t See Me sono country-songs così attuali, intense, sognanti e delicate dal non sentire minimamente i segni del tempo. Che dire poi della bluesy e dura Ambushin’ Bastard, stessa formazione ma con Neil Young all’elettrica e Reese Wynans al piano, e del ‘remake’ di Walking To New Orleans che vede Fats Domino, l’uomo che l’ha portata al successo molti anni prima, duettare con il co-autore accompagnandolo con la sua band.
La seconda, registrata a Maurice, Louisiana, nel ’92, pur con minor opulenza di mezzi, non è meno entusiasmante ed affascinante per la qualità del contenuto. Bobby Charles in compagnia di Sonny Landreth, chitarra, e di musicisti locali, rivisita vecchie sue songs e interpreta nuovi brani. See You Later Alligator, in una versione molto roots-swamp, la superba soul-ballads The Jealous Kind che, nonostante abbia conosciuto decine di covers da quando Clarence ‘Frogman’ Henry l’ha lanciata (Delbert McClinton e Joe Cocker gli ultimi), nessuno sa interpretare con le stesse capacità emotive e l’intensità dell’autore, The Mardi Gras Song, robusto ed ancora attualissimo inno al New Orleans sound, sono fuori dal tempo.

Ma dove collocare allora le nuove songs? Apre con uno swamp – r&b fiatistico pieno di ritmo e colori e chiude con una pianistica e romantica ballad, con tanto d’archi, ed in mezzo c’è tutto Bobby Charles. Pochi come lui hanno esaltato sentimenti e storie semplici coniugandoli magistralmente con ritmi e musica. Certo ci sono la complicità del Louisiana-sound, il fascino del ‘down on le bayou’, e mille altre suggestioni; ma la formula dell’incantesimo è nella voce suadente, languida e rilassante di Bobby Charles, nelle sue melodie, nei ritmi dondolanti ma senza scosse, dolci e sognanti che sembra far lievitare dalla terra e dall’acqua. Proprio come una musica, rimangono sospesi nell’aria. Per brevi attimi, ma ognuno li può percepire. Basta ascoltare!

Stony Plain SPCD 1203 (Singer Songwriter, 1995)

Franco Ratti, fonte Out Of Time n. 10, 1995

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